La penna è la lingua dell’anima

La penna è la lingua dell’anima

Questa frase pare fosse pronunciata da Miguel Cervantes, il famoso scrittore che scrisse il Don Chisciotte.

In effetti, questa osservazione mi trova assai d’accordo, anche se l’illustre scrittore intendeva per penna proprio la penna d’oca e non la biro o la penna stilografica: quest’ultima poi mi sembra ormai scomparsa. Rimane un ricordo di alcuni anziani quelli che conservano la stilografica in un cassetto con nostalgia. Essendo in disuso per via di alcune sconvenienze che causava come l’inchiostro che sporcava spesso le mani e mantenerla efficiente occorreva scrivere quotidianamente.

Sono estremamente grato al computer che uso tutti i giorni e che mi semplifica tanto nel mio lavoro. Questo non va confuso con quel dirò!

Con usare la penna, intendo l’atto di articolare l’uso delle mani per modulare la grafica della scrittura a mano. Parlando con una direttrice di una scuola media ho scoperto che c’è nelle varie scuole un allarme di disgrafia nei ragazzi che sta diffondendosi sempre più a causa dei computer, degli smartphone e dei tablet . Nelle scuole non si insegna più o quasi la scrittura a mano, cosi detta corsiva.

La penna è scomparsa , si usa solo il digitale. Mi sono reso conto che anch’io non so più muovere la mano destra come un tempo, perché ho scritto molto, ma sempre usando il computer.

La motricità fine e specializzata della mano è assai penalizzata. Usare la mano per scrivere costringe a pensare ciò che si scrive molto più che usando il computer. Le idee non soltanto dovrebbero essere più chiare nella mente rispetto a quando si usa il computer, ma metaforicamente sognate, immaginate e sentite dal corpo prima di poter essere messe sulla carta. La creatività e l’elasticità della mente, nonché la memoria stessa si restringe con l’uso continuo del computer senza l’alternativa della mano.

La capacità di sintesi è abolita. Il cervello, quando noi scriviamo a mano, è più attivo in alcune aree neurologiche quelle di (Broca e di Wernicke) deputate alla rappresentazione, al disegno e alla visualizzazione. Alcuni giovani non sanno scrivere, nemmeno sui muri che devastano con

Tra le altre cose, scrivere senza pensare adeguatamente concentrati è possibile con il computer, perché si può cancellare fin un lampo quel che si è scritto, annullando tutto o correggendo, magari coadiuvati dal correttore automatico, o suggeriti dalla macchina di cambiare la frase che era stata pensata in modo sintatticamente e grammaticalmente sbagliato. I giovani studenti universitari spesso sono dislessici e soffrono di disgrafia.

Alcuni giovani leggono poco e non sanno scrivere se non frequentemente in modo dialettale e anche con molti errori di varia natura. Qualche studente copia la tesi direttamente da internet e nemmeno tanto bene perché spesso, non ne apprezza il senso e le frasi sono incollate a sproposito.

Ricordo quando, prendendo appunti o leggendo un libro usavo la matita per segnalare a me stesso qualcosa di importante e per contrastare l’astrattezza che mi appariva nel concetto che leggevo: così aggiungevo con le mie parole una frase a margine del libro affinché quel che credevo di aver compreso mi rimanesse in testa. Corpo-mente e mente-corpo sono estremamente connesse in armonia e così l’oggetto reale viene colto da più parti. Dovremmo tenerlo presente in particolare per i nostri figli.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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4 commenti

  1. Raffaella Buttazzi

    Ho sempre amato scrivere, sin dalle prime composizioni scolastiche, a mano in particolare: è un pò come se una parte di me trovasse in questa modalità una sincronia particolarmente intensa tra diversi aspetti ed estremamente personali.

    Per la verità, però, gli errori, nonostante scrivessi a mano, hanno, mio malgrado, accompagnato, sin da bambina, la ricchezza dei temi, che più volte proprio per armonicità di svolgimento e originalità venivano letti e portati ad esempio nella classe: un pò come viaggiare a velocità diverse cercando un punto di contatto?

    Raffaella

  2. anita

    la prima stesura di una poesia per me e sempre a penna non importa se su un ptovvidenziale tovagliolino o su tovaglietta di cartapaglia.
    poi in un secondo momento il pc ottiene il carattere stampa che essendo estraniante permette di rileggersi col famoso passo indietro di un pittore.
    Qui avvengono le pulizie..il levare il di troppo …il far tacere l eccesso di me non rilevante. Ma il momemto primo in cui l immaginazoone detta alla ragione e conla penna . Perche e con la.piuma che si vola.

    1. Cara Anita se pensiamo alla poesia in particolare, é naturale scrivere con la penna, perché l’ispirazione non fa pensare alla macchina . Ha dei tempi vissuti intensamente che richiedono la concretezza della calligrafia, cancellare- riscrivere …
      La calligrafia ci rispecchia le emozioni

      roberto.pani

  3. anita menegozzo

    LA PENNA

    La penna ci ripesca
    dalle melme
    e emerge quell’autentico
    di noi
    di cui non c’è memoria
    nei troni e sulle strade
    Ci staglia contro il cielo
    ci soppesa
    salvando il nostro meglio sulle spalle
    e come fosse
    un getto di vapore
    prorompe dal profondo anche nel freddo
    Da sempre
    narra ciò che non è dato
    oppure consueto
    che si tocchi
    Si posa sulle cose
    come farebbe
    polvere di stella
    ed impalpabilmente
    ci racconta
    Ha forma di polena
    che nutre fame d’anima
    e tempesta
    Ci gioco
    a una partita di parole
    ben oltre tutto ciò
    che non so dire
    e mi conosce tutta
    e cosi bene
    talmente
    che per sempre mi perdona

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