L’impossibilità di essere puntuale

L’impossibilità di essere puntuale

Come sappiamo, ci sono ritardi che si possono ben comprendere: alcune persone spesso sono talmente incastrate in un’infinita serie d’impegni che spesso non riescono a essere puntuali, sebbene ci riuscirebbero e lo desidererebbero..

In altre parole, alcune persone preferiscono la puntualità per rispettare se stessi e gli altri, e ci riescono nell’intento, ma a volte, sembra impossibile essere puntuali, a causa del traffico imprevisto e tanti altri incidenti di percorso.

A volte però il ritardo sembra essere un’abitudine cronica, una necessità inevitabile che si ripete, una coazione a ripetere, senza apparente spiegazione.

Quando queste persone si accorgono di mancare un appuntamento o di fare uno sgarbo a qualcuno e si scusano: mi perdoni, non avrei voluto farla aspettare così tanto , si cerca allora una difesa allo sgarbo, tipo una razionalizzazione per giustificare anche a se stessi perché forse si tratta di un bisogno trasgressivo che è ovviamente del tutto inconscio. Oppure si tratta di agire in modo da farsi aspettare immaginando inconsciamente d’essere più considerati, ponendosi al centro. Se lui/lei mi aspetta vuol dire che sono importante? Si tratterebbe in tal caso di un bisogno narcisistico

 Potrebbe anche essere che nel ritardatario seriale ci sia un bisogno irrefrenabile di mantenere in parte il senso della propria vita fuori da ogni contesto concreto parte del il piano del reale, in altre parole, di mantenere un occhio dentro al sogno a occhi aperti ?

Ritardare in buona fede, può anche significare manipolare la relazione, cioé creare un diversivo per generare una sorta di asimmetria di fronte a una figura autorevole?  Non sei tu l’autorità , ma venendo in ritardo inverto le parti perché mi faccio aspettare ..?

Essere puntuali per qualcuno significa essere banali, scontatì e sottomessi.

Potrebbe anche comunicare di non essere perfetto e ridurre le aspettative dell’altro del quale il ritardatario potrebbe aver paura.

Direi in generale che alla base potrebbe esserci un bisogno di disobbedire a qualcuno che si vive come un’autorità oppure di sfidare e mettere alla prova la persona con cui si ha appuntamento. I motivi del ritardo cronico sono ovviamente inconsci.

Alcuni se si sentono troppo puntuali sperimentano senso di soffocamento che deriva da un difficile rapporto con l’autorità, l’istituzione.

Debbo esprimere disobbedienza, me la prendo con calma mi fermo a guardare le vetrine di un negozio, non voglio saperne dell’orologio.

Alcune madri nella vita di questi ritardatari seriali e cronici hanno avuto madri sono state iperprotettive per loro bambini quasi soffocante.

La persona ritardataria potrebbe aver percepito come costante una richiesta di non deludere le attese dell’altro, e così si ribella e deve sempre deluderle.

Se non contesto c la puntualità, mi sento debole stupido, non padroneggio la situazione.

La sottomissione va a braccetto con la dipendenza e la protesta diventando un tutt’uno con la disobbedienza automatica che sfocia quindi nel puntuale ritardo

Possiamo attribuire altri motivi al ritardo?

Esiste nel ritardatario spesso un bisogno di sfida, per mettere inconsciamente alla prova l’affetto della persona che se ti considera, ti vuol bene, deve perdonarti e metterti a tuo agio.

Il punto consiste nel fatto che tale comportamento è inconscio, quindi, anche se c’è la buona intenzione di giungere puntuale, automaticamente il soggetto arriva in ritardo. Si tratta, infatti, di un aspetto del carattere che si assume precocemente negli anni dell’infanzia, preadolescenza o adolescenza, e che offre sicurezza al ritardatario con la compensazione di aver fatto molte cose prima dell’appuntamento.

Conviene in questi casi, far finta di niente, scherzarci su, non dargli soddisfazione per il suo egocentrismo, ma richiamarlo alla necessità di essere puntuale, pena la realistica perdita di un programma (che riguarda anche il ritardatario).

Meglio evitare di mostrare la nostra rabbia dovuta alla mancanza di rispetto nei nostri confronti.

Una conseguenza che ricade anche su chi subisce i ritardi altrui: quando perdo tempo aspettando, non posso fare un’altra cosa che avevo programmato per dopo, che si tratti di giocare con i miei figli, andare a cena fuori con il mio amore o concentrarmi su un nuovo progetto che mi sta a cuore.

Sarebbe meglio considerare che ogni spreco di tempo deriva dalla mancata puntualità, ma ogni mancanza di puntualità comporta uno spreco di tempo. Sul lavoro è una conseguenza che può avere ricadute pesanti, anche in termini economici.

Rivolto al ritardatario in un momento di confidenza direi: prova a immaginare come ti sentiresti se lo specialista con cui hai appuntamento per una visita importante ti ricevesse un’ora dopo!

Un guasto alla macchina, la sveglia che non ha suonato, il traffico, un raffreddore, sono le più classiche scuse del ritardatario cronico ( che ci rimette sempre con il suo ritardo anche perché alle scuse non crede nessuno).

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Un commento

  1. Raffaella Buttazzi

    Non solo mi piace la puntualità, ma se l’impegno è importante sia professionale sia personale sono spesso in anticipo.

    Ma a pensarci:alle soglie della Maturità,arrivavo in costante ritardo a scuola: forse in effetti l’idea delle scelte da compiere in futuro mi rendeva in quel momento difficile una sintesi di esperienze passate e nuove?

    Raffaella

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