Il sesso oggi

Il sesso oggi

Sino quasi agli anni ottanta, tempo durante il quale molti di voi per la giovane età non possono ricordare, i costumi, le coppie usavano parlare del sesso rivestendolo con metafore di amore di stile platonico. Le donne inibite rivolte al fidanzato usavano spesso esprimersi circa così: mi vuoi veramente bene? Ossia mi ami sul serio? Mi vergogno, non posso ancora fare all’amore!

In altre parole, solo l’amore giustificava avere rapporti intimi. Ciò implicava l’evitamento del piacere sessuale da parte di molte donne che consideravano inopportuno e quasi condannare il godimento del corpo. La corporeità era spesso inibita e la donna durante gli intimi rapporti d’amore non sempre provava piacere, ma piuttosto il piacere consisteva che l’uomo lo provasse.

Oggi invece si parla prevalentemente di fare sesso. Si accetta normalmente il piacere che uomo e donna vogliono provare insieme. I rapporti d’amore anche sessuali non sono vissuti come proibiti, nemmeno dal cattolicesimo. Sesso e amore sono comunque oggi considerati due aspetti distinti della vita di coppia e spesso come completamente diversi.

I sentimenti separati dalla sessualità permettono il godimento del sesso fine a se stesso. Non avere avuto rapporti sessuali entro un’età giovanile è diventa una vergogna che condanna a un limite femminile del passato remoto.

Quelle che Freud chiamava perversioni sessuali, oggi possono essere considerati la normalità dei rapporti, purché non siano dannosi fisicamente alle coppie, ma affinché siano atti finalizzati principalmente al piacere.

Freud in effetti, aveva riconosciuto l’istinto, considerato tipico degli animali che portava loro alla riproduzione della vita biologica sulla terra che doveva perpetuare la vita della natura. La pulsione invece apparteneva distinta dall’istinto all’essere umano che, dotato di coscienza e intelligenza, doveva mediare la sessualità tramite l’Ego, cioè, fondamentalmente coincidente in senso psico-fisiologico con il Sistema Nervoso Centrale, il motore centrale dell’organismo.

L’atto sessuale che seguiva la spinta pulsionale umana era compiuto mirando al principio del piacere, senza escludere ovviamente il desiderio riproduttivo, nei casi nei quali c’era tale volontà nelle coppie. Gli anticoncezionali delle varie epoche sono stati una conferma di questa distinzione tra piacere e riproduzione.

Il sesso per il sesso, in alcuni casi, ha recentemente esaltato il comportamento sessuale compulsivo, cioè a una relazione sessuale che funge da espediente per ridurre lo stress, fuggire da sentimenti negativi o dolorosi e dalle relazioni intime che non si è capaci di gestire.

In quest’ottica la relazione sessuale si trasforma in un espressione di bisogno urgente rispetto al quale tutto il resto è messo in secondo piano.

L’attività sessuale, soprattutto se frenetica, promette alla persona di liberarsi momentaneamente da un profondo stato di tensione. Il giovane usa la pornografia per raggiungere uno stato di eccitazione che compensi la depressione, il vuoto e la noia. Alla base di ogni dipendenza c’è un tentativo di contrastare l’ansia e il senso di vuoto, a volte anche di dolore, con l’illusione di fare qualcosa per fronteggiare le difficoltà della vita di ogni giorno.

Il craving (bisogno appetitivo impellente) può provocare alterazioni dello stato di coscienza e  perdita di controllo degli impulsi. L’attacco erotico, funziona anche come un rifugio della mente.

La ricerca di sesso compulsivo frequentemente é indice di impotenza. 

Il soggetto applica una sorta di automedicazione dell’immagine di Sé, immagine che egli vede debole, come se non fosse in grado di gestire la realtà esterna, né il reale quotidiano.

La dipendenza sessuale avrebbe la funzione di compensare un difetto del Sé, di coprirlo e colmarlo tramite un’attività ripetitiva e frenetica. Nella mia esperienza clinica ho potuto costatare la presenza di situazioni infantili traumatiche alla base di certe dipendenze da sesso.

Ho osservato che in alcuni giovani, la sessualità come puro erotismo tranquillizza rispetto alla concezione di sessualità che implica coinvolgimento consapevole. Il soggetto preferisce trattare se stesso e l’altro come una cosa, dove l’idea di mondo sociale esclude spazio e tempo.
Se sono una cosa non rischio di coinvolgermi, di assumermi responsabilità e di soffrire per la dipendenza assoluta che proverei verso l’altro.

La corporeità, infatti, rappresenta la parte più tangibile e concreta del Sé anche psichico e alimenta la sensazione di essere accettati e amati e quindi la fiducia di base e l’autostima: conferma anche la propria visibilità a se stessi e dell’altro per mezzo della scena sessuale. Questa situazione in verità ha origini molto antiche nell’esistenza delle persone. Il neonato, per esempio agogna di essere, sia toccato sia visibile e così si sente riconosciuto dalla madre e dal padre e tante altre persone ecc.

Il piacere sessuale avviene tramite le sinapsi nervose che stimolate, mettono in circolo i neurormoni. Questi ultimi trasmettono piacere liberando endorfine e serotonina, dopamina, noradrenalina, ecc.

Alcune persone in tal modo riduttivo cercano solo sesso, senza saper riconoscere l’oggetto del desiderio.

La scelta di ciò che si cerca è offuscata. Molti giovani non sanno cosa affettivamente stanno cercando e si sentono soli se non fanno sesso.

Nella giovane ragazza nasce la confusione e quando si abbassa l’euforia sostenuta dalla continua eccitazione, forzata dal fare sesso quotidiano e anche per più di una volta: viene il momento della depressione che consiste nel temere di non piacere più a nessuno di invecchiare, di rimanere sole.

Al giovane ragazzo succede, all’incirca, di trovarsi nella stessa situazione, ma solitamente accade con meno drammaticità per via di antiche ragioni culturali secondo le quali il compito atavico dell’uomo sarebbe di predare come azione sessuale, simbolo di potere. Vediamo gli stupri come esempio drammatico di questo bisogno reattivo di dominio, trionfo e disprezzo.

Il punto è comunque avere libertà nello scegliere, ma occorre ascoltarsi e avere quella fiducia necessaria per conoscersi a sufficienza e sentire che fare sesso con una persona ne vale la pena perché è proprio quella persona che vogliamo.

Da un punto di vista scientifico, sappiamo che il sesso non può essere separato dal desiderio psichico dell’altro. Se in passato, per motivi svariati, il sesso era subordinato a tante, troppe autorizzazioni morali e psichiche e quindi la rivoluzione culturale degli anni settanta ha ottenuto una valorizzazione del corpo e della sessualità, oggi la sessualità con la sua separatezza dagli affetti, nuovamente rischia una nullificazione di sé. La motivazione della ricerca sessuale del partner risiede nell’immaginario psichico e amoroso, anche se nel rapporto spesso l’idealizzazione e l’illusione potranno deludere l’immaginario di entrambi.

 

 

 

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

2 commenti

  1. Raffaella Buttazzi

    Ad essere sincera, cercando un coinvolgimento mente-corpo nelle relazioni di coppia che ho incontrato, ho osservato come sia preziosa la consapevolezza di sè e, a volte, forse, per ragioni socio-culturali ed emotive evidenziate anche sopra, svalutata: entrambi i partners, a mio avviso, dovrebbero scegliere di essere insieme per quello che sono, dando forma ad un desiderio autentico .

    Mi chiedo, allora, se l’idealizzazione non possa essre l’altro volto di un atteggiamento compulsivo?

    Raffaella

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