Vincere la vergogna

Vincere la vergogna

Molte persone confessano di sentirsi in molte circostanze timide, inibite, bloccate.

Accade spesso che donne e uomini desiderino replicare a certe ironie percepite come aggressive o attacchi sgradevoli che svalorizzano se stessi da parte di altri, come da parte del capo del settore nel quale si lavora, ma amici, amiche ecc, ma si sentono impediti nel reagire.

L’aspetto sessuale può penalizzare entrambi i partner, perché prevale in alcuni di loro, l’idea di dover dimostrare la propria capacità che caratterizza la loro identità di genere: sono veramente uomo virile, oppure sono donna sufficientemente femminile !

L’idea di spogliarsi o di essere spogliate/i, induce inconsciamente ad aprire in alcuni soggetti un teatro mentale per cui i partner si sentono di dover superare una prova difficile. In alcuni casi il proprio corpo non piace a se stessi come si vorrebbe e ci si sente imbarazzati nel mostrarsi all’altro.

Il blocco del proprio agire avviene dunque perché le persone che sperimentano la timidezza non trovano lo spazio psichico per giocare la posizione psicologica. I protagonisti della situazione nella quale si sentono coinvolti vorrebbero e impadronirsi di una libertà psicologica che consentirebbe loro di essere disinvolti e padroni in casa propria, come diceva Freud, riferendosi al compito psichico dell’Ego.

L’insicurezza che può derivare da vari personalissimi motivi storici, spesso complessi, nel senso che non saranno sempre rintracciabili le cause deterministiche lineari precise se non durante un lavoro psicoanalitico. La costruzione della personalità avviene in modo intrecciato, sia intrapsichico sia interpsichico e solo attraverso un certo lavoro psichico è possibile osservare dinamiche di certe ripetizioni e quindi riedizioni dinamiche della insicurezza.

Alcune persone sono particolarmente fragili, e di conseguenza, la loro vita appare spesso assai costretta, impedita e poco gioiosa.

Che cosa significa in verità l’insicurezza nella personalità?

A mio parere, alla base della timidezza c’è sempre il senso di vergogna o vergognarsi.

La vergogna è un’emozione importante, forse maggiormente dell’emozione che si evidenzia nel senso di colpa con cui l’emozione sembra imparentata e con questa, a volte, spesso confusa.

La vergogna implica diversi aspetti comportamentali dei quali non parleremo, ad eccezione del sentimento d’indegnità.

Si sente dire spesso: mi sarei sprofondata/o, mi sarei nacosta/o, mi sarei sotterrata/o, il cuore batteva forte, la respirazione stava andando in tilt, mi girava la testa, ero diventata rossa/o come un peperone, mi sentivo ridicola/o, gli altri forse ridevano di me !

La persona non si sente accettata, dignitosa, presa in considerazione, vorrebbe sparire, non esistere perché si sente indegna di essere accettata per quel che è, e anche perché è come se non avesse un nome riconosciuto, oppure una famiglia che la/o riconosce, famiglia della quale anche si vergogna d’appartenere a tale. Molte persone cercano di appartenere a Club prestigiosi affinché siano riconosciuti come degni attraverso i club, palestre, eccc di essere accettati.

La vecchia con-fraternica fondata dai frati capuccini nell’1800, ancora attiva, porta un nome significativo: dei poveri vergognosi, riferendosi a bambini abbandonati, senza famiglia, né identità.

Ho avuto modo di conoscere da vicino alcuni attori e attrici di teatro, ma anche di cinena.

Potrei affermare che la passione di recitare di molti artisti dello spettacolo teatrale, sia sconfiggere la vergogna.

Succede che per infinite ragioni anche che riguardano il talento, un’attrice e attore ottiene di entrare nella casta del mondo dello spettacolo regionale o nazionale.

Ho osservato che la timidezza, spesso assai forte, in alcune attrici e attori vene giocata sul palcoscenico, cercando di vincere l’angoscia della vergogna della quale,gli artisti rimangono preda, spesso più di altri. Sono dunque molto bravi a entrare nel ruolo che interpretano e nel sentirsi protetti e sicuri di Sé, sfoggiando il proprio corpo che padroneggia la scena e la loro bella voce.

Bravi attori provano un immenso piacere non solo per le soddisfazioni professionali che ottengono riconoscimento e successo, ma soprattutto perché sono stati in grado di vincere la vergogna che è in loro.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Un commento

  1. Raffaella Buttazzi

    Per la verità, fin da piccola, mi è capitato raramente di vergognarmi di me sotto ogni punto di vista, invece spesso mi succedeva di sentirmi delusa, anche da ragazzina, dalle reazioni “rigide” e disinteressate che avvertivo a volte, da parte di persone significative: adulti e coetanei.

    Forse sentivo in alcuni momenti più rilevante apparire che essere con tutti i pregi e i limiti?

    O ancora: non padroneggiavo una chiave di interpretazione diversa per comprendere il perchè di alcune rigidità di ruolo?

    Mi chiedo, poi, se la buona riuscita di una carriera d’attore sia anche, in parte, un modo positivo per elaborare un vissuto altrimenti troppo doloroso ed ingombrante?

    Raffaella

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