Quanto conta vestirsi meglio ?

Quanto conta vestirsi meglio ?

Non desidero entrare, a proposito del vestirsi, in ciò che riguarda il gusto personale che varia in base all’età, alle condizioni economiche, alla moda e a altre variabili, ma a quanto una persona modifichi lo stile dell’abbigliamento in base al cambiamento psicologico.
Lo stile d’indossare certi vestiti piuttosto che altri, dipende molto anche dal tipo di lavoro che uno svolge: occorre essere molto formali, un po’ formali, per niente formali, e solo presentarsi  all’ambiente di lavoro con vestiti sobri e  casual e sportivi.
Per esempio in Italia, chi è a contatto con il lavoro pubblico è costretto a indossare un abito con cravatta per quel ch riguarda un uomo che lavora in banca, anche perché tale stile é richiesto dalla istituzione bancaria stessa. Questo stile è frequentemente doveroso negli uffici di vendita come auto ecc. I pubblici uffici sono meno severi verso le persone che ci lavorano. I dipendenti che, a vario livello sono impiegati nei molteplici ambienti lavorativi, non possono opporsi alla formalità richiesta, perché sempre vige la regola del contatto rispettoso con il pubblico, anche attraverso il proprio aspetto.
Le donne di per sé sono autorizzate a vestire più liberamente e di indossare arrangiamenti specifici e fantasiosi perché la femminilità offre tante facce di visibilità e, come in un piccolo teatro, il vestito rappresenta una delle tante possibili versioni di Sé che si offrono al pubblico.
Le donne al lavoro e in alto occasioni quindi spesso colgono l’occasione di offrire il meglio di se stesse e naturalmente penso che valorizzarsi sia sempre una buona idea. Nei negozi, nelle boutique vediamo spesso giovani donne che ci offrono una lieta visuale, allettante anche allo scopo di sentirsi invogliati a comprare ciò che si vende.
Secondo il mio punto di vista, tutte le occasioni dovrebbero essere sentite da una giovane e meno giovane donna per essere sia femminili, sia curate.
I colori dei vestiti femminili con gli accessori, appaiono allegri, estrosi e permettono  composizioni interessanti, e creative. Certo che dobbiamo intenderci sullo scopo principale della vita che non sta ovviamente nel vestire in modo creativo. Tutto ciò ha un costo in denaro e in tempo e ciascuno sa saggiamente valutare, sia il denaro da spendere per seguire i propri desideri, sia il tempo occorrente per essere sempre adeguati come si vorrebbe.
Le variabili, tempo e denaro, possono qualche volta diventare però, per uomini e donne, spesso una scusante per ignorare la cura di Sé.
Un’altra importante variabile che frena la voglia di essere interessati a vestire con gusto e con cura è identificabile con il proprio aspetto fisico.
Chi non si piace perché il proprio corpo non è ben fatto, o il proprio viso non è interessante, spesso si demoralizza e ciò blocca il proprio gusto e interesse al fine di selezionare quel che sarebbe più adatto a indossare sempre rivolto all’attenzione di valorizzarsi.
Alcuni uomini sono spesso in sovrappeso e rinunciano a essere sufficientemente eleganti, non indossano abiti completi né camicie perché il loro collo appare  taurino: tanto meno si annodano le cravatte in modo appropriato, perché si sentono a disagio e troppo in vista.
Il vestito, nel caso alcuni uomini lo indossassero, appare  mal portato e il tipo di stoffa descrive di per sé il proprio stato d’animo che vorrebbe essere sprezzante l’apparenza e temo che disprezzino se stessi calpestando l’estetica con cui si lega la propria identità.
Alcune donne si vedono i fianchi o le gambe grosse e indossano pantaloni per coprire i difetti, ecc
Alcune accortezze usate sono provvisoriamente adatte a proteggere dai difetti, a volte non così esagerati come sono soggettivamente vissute da donne e uomini e prendono così tempo per considerare cosa fare per migliorare esteticamente. Ma entriamo in un altro discorso, dietetico.

Ho potuto osservare che quando chi non si piace cerca di affrontare professionalmente tale aspetto estetico della loro identità maschile o femminile, ottiene un graduale miglioramento raccontandosi in generale a chi è in grado di aiutare.
In altre parole, la psicoterapia centrata su se stessi e non solo sul problema estetico e di vestirsi, permette di difendersi meno o di bloccarsi.
Ricordo che più volte in Dipartimento, mentre seguivo persone in psicoterapia, i collaboratori scolastici, situati nell’atrio dietro una cabina d’informazioni rivolte al pubblico, vedevano entrare i pazienti destinati a me e i collaboratori  scolastici sapevano valutare il loro miglioramento grazia alla cura che stavano ricevendo.
Diverse volte ricordo in passato di aver chiesto loro, sulla base di cosa affermassero che si poteva riconoscere il miglioramento nei miei pazienti … Loro rispondevano che si notava da come si vestivano, dal loro abbellimento complessivo, dalla loro cura dell’aspetto, dalla luce che emanavano dal viso.

Insomma l’estetica che deriva dal greco e significa sentire, ha il suo valore psicologico .

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Un commento

  1. Raffaella Buttazzi

    Ho notato quanto riesca a vestire meglio se l’abbiglamento è un modo per esprimersi, anche in ambito lavorativo: penso in particolare all’esperienza presso un punto di ascolto, piùttosto che una modalità per esibirsi o cercare di nascondere presunti difetti.

    Allo stesso modo, leggendo, pensavo come prendersi cura di sè, anche attraverso il vestire, sia un modo per ascoltarsi, valorizzandosi non solo in relazione ad un ruolo o ad una moda, ma in rapporto a se stesse: se ascolto con sensibilità il mio gusto personale, per esempio, ci metto un attimo a capire cosa indossare e spesso ne ho una sensazione di benessere nel contatto con gli altri.

    Mi chiedo se un disenteresse o un’enfasi su alcuni aspetti del proprio modo di abbigliarsi possa descrivere una difficoltà a vestire in modo personale e soggettivo ruoli differenti anche nella propria esistenza?

    Raffaella

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