Ricordate quando a tavola si poteva anche parlare?

Ricordate quando a tavola si poteva anche parlare?

Il titolo del post riporta quel che recita una pubblicità televisiva che circola da qualche settimana in onda nei vari canali TV: vorrebbe attirare l’attenzione della gente per ricordare a molte persone e non solo giovani, che sia penalizzata l’abitudine di molte famiglie di mangiare insieme, perché il gioco-controllo senza tregua dello smartphone sembra aver preso il sopravvento su tutti i tipi di conversazione.

Si mangia e si chatta, si controllano le mail, si usa facebook, linkedin, twitter, instagram, foto, ecc

Certo non trovo in generale nulla di male aver preso questa abitudine di comunicazione che sta al passo con i tempi, anche perché lo smartphone è uno strumento democratico che permette l’aggiornamento continuo di notizie in tutto il pianeta: succede che qualcuno, meno immerso nella messaggeria degli strumenti elettronici si senta escluso o poco considerato e avverta un cambiamento dello stile di vita meno a contato sociale a vantaggio dell’isolamentto.

Mi risulta che stia diventando motivo di litigi tra fidanzati, tra genitori e figli, tra amici e amiche ecc

Molti consumatori e consumatrici del web rispondono: scusa, ma non voglio offenderti, solo un messaggio al quale debbo rispondere e poi sono da te..ma la cosa continua, perché ogni messaggio richiede risposta e la situazione si è già creata e il gioco è già fatto, l’attenzione è già catturata. La conversazione con chi è alle prese con lo smartphone, continua a spizzichi e bocconi, ma é seguita con un tipo d’interesse che risulta solo a metà. La concentrazione se ne andata via, si è volatilizzata.

Molti giovani non seguono più la TV, né leggono libri, giornali, riviste, ma nemmeno tanto usano internet se non tramite lo smartphone che sembra più pratico più veloce, più gratificante.

Per alcuni è diventato un idolo, un simbolo di controllo potere. Le informazioni mancanti vengono recuperate con lo smartphone, ogni pettegolezzo aggiornato, ma spesso queste informazioni svaniscono perché non sono interiorizzate come quando sono apprese da un giornale o da un libro.

Capita spesso che la memoria fallisca nel ricordare nomi e avvenimenti e invece di sforzare la memoria a richiamare ciò che ritarda a ritornare dal deposito mnestico, si ricorre al cellulare per la soddisfazione di supplire alle velocità del richiamo mentale e psichico. L’informazione è in tal modo deprivata del contorno emotivo e situazionale.

Il Patient Health Questionnaire (PHQ-9) viene spesso usato da ricercatori americani per misurare lungo due settimane, lo stato del cattivo umore. Sembra infatti, secondo questi studi, che chi fa uso per oltre un’ora e dieci minuti lo smartphone soffra di solitudine, di tendenza all’isolamento e a perdita di contatto sociale rispetto a chi invece, più felicemente, usa lo strumento solo diciassette minuti al giorno. I messaggi e il telefono o le informazioni possono essere veloci e strumentali, durare pochi istanti e non trasformarsi in una fonte di orgasmo .

Anni fa, mi sono occupato in vari post e in un libro di compulsione e dipendenza da internet e da cellulare, in tempi ancora immaturi, per dire non ancora sospetti, oggi mi rendo conto che non è il caso di trattare di compulsione, visto che la situazione ha talmente attecchito nel mondo sociale, da considerarsi normale.

Gli effetti collaterali all’uso del magic phone però permangono: il rischio è quello di perdere l’abitudine di saper sopportare di restare soli per un certo tempo, senza un ausilio elettronico, di non potersi separare da ciò che conviene allontanare, come ci fosse sempre un bisogno di colmare una noia, un vuoto.

Si può creare insomma creare un circolo vizioso per uno strumento tanto magico, quanto onnipotente che ti permette di sapere tutto e contattare qualcuno o qualcosa che vive completamente in un’altra parte del pianeta in una specie di circolo vizioso virtuale.

 

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Un commento

  1. Raffaella Buttazzi

    Personalmente consulto a volte pagine web su alcune notizie che cerco di approfondire, ma lo smartphone, indubbiamente vantaggioso per alcuni aspetti, non è un referente particolare del mio tempo: per praticità preferisco, in effetti, portare con me un cellulare semplce…

    Però mi è capitato più volte di tentare di parlare con amiche, cha appunto dicono di ascoltarti per così dire tra un messaggio e l’altro ed interrompono, senza accorgersene, la conversazione per dedicarsi alla notizia che interessa loro.

    Sarà che trovo molto interessante sinceramente confrontarmi ed esserci nella realtà che vivo, che questa “passione” per lo smartphone mi sembra un modo per perdersi molte esperienze: ad esempio guardarsi intorno e coinvolgersi su piani diversi, chiaramente.

    Mi chiedo se, per paura di sentirsi soli, non si finisca, invece, per creare un isolamento, distorcendo l’utilizzo di tecnologie più recenti ed utili?

    Raffaella

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