La compulsione nella sessualità

La compulsione nella sessualità

Ho trattato questo argomento in passato e torno a ripetere alcuni concetti perché li  considero  ancora molto attuali che fanno parte delle compulsioni cioè dei bisogni urgenti che conducono alla reiterazione di azioni vengono replicati senza tregua per una sorta di urgenza che deve riempire qualcosa di mancante.

La compulsione sessuale assomiglia alla bulimia, bisogno di riempire un vuoto che viene percepito allo stomaco, allo shopping compulsivo come bisogno incontrollabile di acquistare e compensare, al gioco d’azzardo, come bisogno urgente di vincere e di essere risarciti di qualcosa che lavora in noi a livello inconscio, alla disposofobia cioè all’angoscia di perdere ogni oggetto che si ha in casa e quindi alla impossibilità di liberarsi di quantità di roba indescrivibile, priva quasi tutta di senso.
In quest’ottica la relazione sessuale diventa il “bisogno urgente” rispetto al quale tutto il resto è messo in secondo piano.

L’attività sessuale, soprattutto se frenetica, permette alla persona di liberarsi momentaneamente da un profondo stato di tensione. Il giovane usa la pornografia per raggiungere uno stato di eccitazione che compensi la depressione, il vuoto e la noia. Alla base di ogni dipendenza c’è un tentativo di contrastare l’ansia e il senso di vuoto, a volte anche di dolore, con l’illusione di fare qualcosa per fronteggiare le difficoltà della vita di ogni giorno. Il craving (desiderio patologica e impellente) può provocare alterazioni dello stato di coscienza e  perdita di controllo degli impulsi.  Per quanto riguarda l’attacco erotico, funziona come un rifugio della mente. Il soggetto applica una sorta di  automedicazione dell’immagine di Sé, immagine  che egli percepisce come se l’immagine di Sé fosse ferita e indebolita, come se non fosse in grado di gestire la realtà esterna, né il reale quotidiano. La vita nel suo insieme non ha senso e l’attività sessuale gli offre un senso di concretezza e Sé fisico, corporeo.

Il sesso compulsivo fa provare un sentimento di angoscia e di disagio poiché fa sentire la persona costretta ad attuare in modo ripetitivo azioni delle quali riconosce l’inadeguatezza. Ne consegue una condotta incontrollabile da parte del soggetto costretto ad agire compulsivamente, allo scopo di ripetere l’atto di cui è abitudinario, per potere ristabilire lo stato di equilibrio interno.

Nella dipendenza patologica da sesso sono presenti fattori impulsivi che generano sentimenti angosciosi di vergogna e colpa che portano, come in circolo vizioso, alla coazione a ripetere del gesto sessuale.

Nella mia esperienza clinica ho potuto constatare che alcune situazioni infantili traumatiche siano presenti nell’analisi di queste persone.

La dipendenza sessuale avrebbe la funzione di compensare un difetto del Sé, di coprirlo e colmarlo tramite un’attività ripetitiva e frenetica.
Ho osservato che in alcuni giovani, la sessualità come puro erotismo tranquillizza maggiormente rispetto alla concezione di sessualità che implica un rapporto più ricco, che prevede condivisione e dipendenza che potrebbe innescare un meccanismo profondo di dipendenza da una madre arcaica. Il soggetto preferisce trattare se stesso e l’altro come una cosa, dove l’idea di mondo sociale non esiste nello spazio e nel tempo.
Se sono una res concreta non rischio di coinvolgermi, di assumermi responsabilità e di soffrire per la dipendenza assoluta che proverei verso l’altro.

Riporto un esempio sintetico di uno stralcio di colloquio clinico per spiegare meglio il concetto di sesso compulsivo.

A: (paziente): Buongiorno dottore. Sono molto preoccupato.

P: (psicoterapeuta): Cosa le è successo?

A: Una cosa molto grave.

P: mi racconti con serenità.

A: Ho venti anni. Prima con la mia fidanzata avevo tre rapporti sessuali al giorno, adesso non riesco più ad averne. Sono angosciato e non so che cosa debbo fare…

Il giovane sembra dire a se stesso e a me: se perdo il mio potere sessuale , non sono più nessuno.

P Non le sembra di esagerare … ?

A  Lei é tutto quello che ho. Il rapporto sessuale mi fa sentire che lei mi ama che lei é mia che io la posseggo. La mia famiglia non mi capisce e l’unica persona sulla quale possa contare é la mia ragazza.  Non debbo perderla !

P Chi le dice che lei la perderà se manca qualche volta di avere rapporto sessuale?

A  Lo sento lei si stancherà e io per lei non sarò più nessuno…

Risulta evidente che il ragazzo ha associato al sesso continuativo ed esasperato un’immagine di Sé fragile che riflette una persona sola e cheta bisogno di aggrapparsi a qualcosa di corporeo che appare concreto non evanescente e imprendibile.

Per molti giovani la bussola orientativa sta sballando e qualunque situazione concreta diventa indispensabile se offre una costanza e continuità nel tempo e nello spazio,

Naturalmente il sesso é da considerarsi una forma di comunicazione umana assai importante e quindi mai da sottovalutare. Stiamo parlando però di sessualità sana, dove il desiderio viene in primo piano, sia nell’interesse fisico verso l’altro e viceversa , sia intrecciato sentimenti positivi che si debbono manifestare . Il bisogno di possesso sappiamo che non é per nulla sufficiente  giustificare un comportamento geloso, esclusivo, simbiotico, dominante.

Ho dovuto constatare che un’altra faccia della compulsione sessuale si manifesta attraverso la masturbazione video-porno.

L’incapacità di rinunciare a tale pratica compulsiva con una frequenza maggior della quotidianità, dimostra una ricerca spasmodica di sentirsi. Mi sembra che per alcuni giovani prevalga un vissuto di evanescenza, come se tutto sfuggisse e non si potesse trattenere e contenere inesorabilmente così come l’acqua afferrata in una mano che si disperde, rimanesse la conclusione esistenziale dominante.

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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2 commenti

  1. Barbara

    Dottore grazie per aver ripreso l’argomento. Tuttavia il mio quesito è capire come poter interagire con queste persone, che a volte ti fanno sentire al centro del loro mondo e a volte diventi un numero…
    Ho paura di farmi male e di non sapere gestire la situazione.
    Grazie
    Barbara

  2. Raffaella Buttazzi

    Mi è successo di incontrare persone per le quali la sessualità è uno “sfogo” e non un’espressione più completa di sè e così routinaria e priva di senso e inoltre, pur avendo questa funzione di momentaneo sollievo, sembra richiamare un’ esperienza ancora più triste in fondo.

    Ho notato, però, a volte, quanto anche nei confronti di relazioni a due ancora in fieri: penso a corteggiatori poco disponibili ad un rifiuto piuttosto che ad una scelta della partner, sia più facile che la ricerca dell’atto sessuale si sovrapponga come bisogno impellente di una “riuscita positiva” a conferma della propria identità, mentre, forse, farsi conoscere e coinvolgersi avrebbe nella coppia un esito più soddisfacente da ogni punto di vista.

    Un’amica, per esempio, ci teneva che il fidanzato frequentasse anche altre, oltre alla loro relazione, a conferma della sua virilità: qualcosa forse suona doloroso nel coinvolgimento per alcune persone, ma non lo è ancora di più continuare ad incontrare solo un fantasma?

    Raffaella

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