Non ho paura della morte soltanto non vorrei assistere all’evento

Non ho paura della morte soltanto non vorrei assistere all’evento

Non può non venirmi in mente Epicuro, medico e filosofo greco nato a Samo nel 342 AC che dichiarava ad Atene, nel suo quadri-farmaco che la morte, ovvero la paura della morte, avvelenava la vita mentre era vissuta. Ma egli sosteneva che non bisognava aver paura della morte perché quando c’è lei, non ci siamo noi, quando ci siamo noi, non c’è lei!

Le malattie o sono croniche o acute: alle prime ci abituiamo. Alle seconde: se sono curabili, ritorniamo sani, oppure andiamo verso la morte, ma come detto, non la incontriamo mai!

Tutto ciò significa che ogni bene e ogni male vive nella sensazione che proviamo, ma la morte sospende ogni sensazione. La morte dunque non rappresenta che il nulla e saper di essere mortali dovrebbe offrire significato alla nostra vita. Penso, infatti, che la morte alimenti un movimento psichico, una psicodinamica su ciò che facciamo, produciamo sotto ogni aspetto, e ciò che lasciamo in eredità al mondo.

Penso con Kubler Ross morta nel 1970, psicologa, che sia però il morire e non la morte a spaventarci, ad eccezione dei credenti che possono temere un dopo, cioè di finire all’inferno per essersi comportati male in vita.

Morire significa separarsi dal mondo e questo può essere costoso psichicamente .

Kubler –Ross divide in cinque fasi tale difficile momento.

La fase del rifiuto, poi la fase della rabbia e della chiusura e ritiro in Sé. Poi segue la fase del patteggiamento: . se prendo le medicine, lei dottore crede che potrò vivere fino a…se guarisco, farò… ……….ricompaiono allora le figure religiose per  chiedere perdono e salva la vita.

Fase della depressione: rappresenta un momento nel quale il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo. Si tratt di depressione una reattiva ed una preparatoria.

Ecco l’ultima fasequella dell’accettazione o elaborazione della perdita della propria identità da vivente : nasce una profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto.

Se si è convinti che dopo la vita non ci sia nulla, cosa temiamo? Potrebbe accadere che molti senza accorgersene, si addolorino nell’attenderla; per questo sarebbe opportuno coinvolgersi con passione nelle cose della vita attraverso i nostri reali interessi vitali, nell’amore, nella generosità, nella condivisione e non attendere nulla, solo di vivere più a lungo e bene.

Pensiamo a come tanta gente inconsciamente che soffre di depressione, di noia, stia veramente attendendo la morte come liberazione da non si sa cosa, e in tal modo non affronti il problema del quale veramente soffre, che spesso è fondamentalmente psicologico, mal di vivere. Perché vivere? – si domandano alcuni- se tanto dobbiamo morire!?

Il piú terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo piú. Non è nulla dunque, né per i vivi né per i morti, perché per i vivi non c’è, e i morti non sono piú. Ma i piú, nei confronti della morte, ora la fuggono come il piú grande dei mali, ora come cessazione dei mali della vita la cercano. Il saggio in realtà, né rifiuta la vita, nemmeno teme la morte; perché né è contrario alla vita, né reputa un male il non vivere.

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
__________________________________________

E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

3 commenti

  1. Raffaella Buttazzi

    Le parole di Epicuro mi appaiono ogni volta che ho occasioni di leggerle un pò troppo lineari, perchè, a mio avviso, sembrano evitare l’evidenza di un lutto insito nella morte, peraltro, pur pensando ad una prepazione a questo passaggio in alcune situazioni, risponderei che non si è mai veramente preparati, ma si può vivere coinvolgendosi e appassionandosi scegliendo di “esserci” nel mondo.

    Se penso alla morte come nulla sento un leggero senso di soffocamento o meglio un’apnea troppo lunga, forse perchè la mia esperienza è la vita.

    Inoltre ho vissuto come il non rivelare ad una persona che è prossima alla morte, sia dolorosissimo, poichè crea un non senso rispetto alla perdita di capacità e annulla un possibile sostegno affettivo in una situazione già difficile: la preparazione forse è preziosa allora anche a chi è affettivamente vicino a qualcuno che sta morendo?

    Raffaella

  2. Daniela

    Un amico dice che lui vive in modo pieno (emozioni, vita vera, amici…) e per questo non sente paura di morire.
    Meglio essere stupidi e fare le cose che essere estremamente intelligenti e pensare solamente (leggo ora una cosa di Nasser Taleb), magari è una massima, però non è male!!

Rispondi

WP to LinkedIn Auto Publish Powered By : XYZScripts.com