Nell’intestino c’è un secondo cervello

Nell’intestino c’è un secondo cervello

Da sempre la medicina ha considerato l’intestino come una struttura anatomica del nostro corpo come periferica, deputata a svolgere funzioni marginali. Abbastanza recentemente gli studi sulla neuro-gastroenterologia hanno scoperto che la nutrizione ha voce in capitolo sul nostro pensiero e la nostra mente inconscia molto più di quanto si sospettasse da un certo tempo. Le malattie inoltre possono essere influenzate dal modo in cui come la nostra pancia funziona. E’ un uomo di pancia. Me lo o sentivo con la pancia! Sono modi dire che hanno un senso inaspettato nel reale bio psicologico.

Perché il sistema gastroenterico è dotato di un cervello? La chiave di stress, ansia e tensione è nella pancia. Qui, infatti, si trova un vero e proprio secondo cervello, con importanti funzioni che si riflettono sull’intero organismo che regola le emozioni, i ricordi e il piacere.

Da che mondo e mondo, abbiamo sempre pensato al muscolo cardiaco, al cuore come laboratorio di emozioni, sentimenti, come se fosse il protagonista dell’organismo insieme al cervello con tutte le sue funzioni psico-neurologiche.

Era impossibile immaginare che l’intestino fosse più intelligente e autonomo del cuore con funzioni di motore condizionante l’organismo che determina una parte della nostra vita.

In realtà, l’intestino appare come l’organo dentro il quale funziona un tipo di sistema nervoso che a contatto con stimoli esterni é in grado di mediare i riflessi in completa assenza di input dal cervello o dal midollo spinale!

L’intestino di un paziente anestetizzato e dormente, in vista di un intervento chirurgico reagisce ritraendosi davanti al bisturi che il chirurgo avvicina all’organo per operare.

L’intestino, pur avendo pochi neuroni del cervello, funziona autonomamente, permette di fissare i ricordi legati alle emozioni e quindi ha un ruolo fondamentale nel segnalare gioia e dolore come nel cervello, a livello ipotalamico nel sistema del cervello prefrontale, l’amigdala deputata alle emozioni ha un ruolo fondamentale rispetto alla dinamica degli affetti (attaccamento-fuga).

Le stesse cellule del colon producono grandi quantità di serotonina, il neurotrasmettitore del benessere.

La serotonina è coinvolta in numerose e importanti funzioni biologiche: ciclo sonno-veglia, desiderio sessuale, senso di fame/sazietà, umore e peristalsi. Avere un livello di serotonina bassa può comportare disturbi dell’umore, dinamiche psichiche di natura sessuale, profondità del sonno oppure insonnia, funzioni legate alla peristalsi, forti stati psichici soggettivi, meteorologici, ecc

Nel nostro ventre infatti troviamo porzioni di tessuto neuronale autonomo. L’intestino rilascia serotonina in seguito a stimoli esterni, il contatto con cibo, ma anche suoni o colori. Gli studi suggeriscono che già il feto in costruzione sia in grado di cogliere il mondo sensoriale legato ai suoni e alla luce. Esiste dunque un’asse pancia-sistema nervoso centrale.

La serotonina influenza l’appetito e i disturbi del comportamento alimentare, determinando resistenze verso il senso di sazietà, una riduzione o aumento di desiderio di carboidrati e di proteine e una riduzione, in genere, della quantità di cibo ingerita, disturbi della sindrome premestruale, voglia di dolci e di cioccolato che stimola la produzione di endorfine che producono piacere all’organismo.

Il sistema nervoso enterico comunica con quello centrale. E quando l’intestino soffre, ad esempio per la sindrome del colon irritabile, la persona ne risente, anche a livello psicologico.

L’intestino reagisce al cibo ingerito, ma influenzare scelte e difendersi fisicamente, provocando bruciori di stomaco, sindrome gastro-esofagea, gastriti, ulcere, colon irritabile, alterazioni infiammatori del pH con batteri e trasformazioni delle condizioni del terreno intestinale.

Accade anche che sul nostro stomaco gravino le emozioni derivanti da cattive notizie o aiutino la digestione, se si è felici per qualche buona notizia.

E’ quasi inutile aggiungere che l’alimentazione corretta sia alleata di un intestino che funzioni bene.

Teniamone conto, così come di una visione filosofica del nostro mondo attorno che sia il meno possibile, drammatica.

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Un commento

  1. Raffaella Buttazzi

    Mi ha incuriosito quanto ho letto, poichè ascoltare la “pancia”, oltre al cervello: genericamente inteso, penso sia un momento articolato per molti, ma per me, ha sempre sottolineato una dupplice sensibilità: una è immediata, agisce d’istinto sulla base di sensazioni, profumi, odori e contatto e su queste caratteristiche instaura fiducia e affettività, l’altra elabora successivamente.

    Allo stesso modo, per esempio, una parte di me si attiva emotivamente al risveglio da un sogno: dandone una lettura molto personale e profonda, ma per una comprensione più armonica attende la veglia più completa, dove eventuali fantasmi poossono rileggersi fantasie significative.

    Così ho appreso, attraveso l’ascolto emotivo, che, a volte, quando lo stomaco o meglio la pancia si “chiude” cioè sente i dolori di un tempo o quelli quotidiani, mi soffermo ad ascoltare e ad accogliere, perchè non diventi un dogma ma una possibilità: è’ un incentivo che porta ad un diaogo costante con se stessi, dove il passato non si replica, ma forse rende più autentici?

    Raffaella

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