Il corpo è anche messaggero d’immagini verso se stessi e gli altri

Il corpo è anche messaggero d’immagini verso se stessi e gli altri

Alcune emozioni come la rabbia, tristezza, felicità, sono uguali e condivise da tutti gli esseri umani in modo simile, indipendentemente dalle società alle quali appartengono. Questo lo scoprì lo stesso Charles Darwin nel 1872 in The expression of the emotions in Man and Animals quando s’occupò dello studio delle emozioni attraverso i segnali del corpo.

Non è difficile comprendere come ci indichi già molto di una persona l’osservazione della postura del corpo, le espressioni del viso, il modo di vestire, lo stile della capigliatura lungo tutti i secoli, (lunghezza dei capelli, il loro colore, il disegnare la barba e i baffi, basette nell’uomo, la sensualità di una persona. Attenti studi rivelano molto di più di quanto possa apparire a un normale spettatore.

Si potrebbe considerare il corpo anche come teatro nel quali l’Ego recita tanti ruoli!?

Un vecchio proverbio recita: la prima impressione è quella che conta. Naturalmente non penso che sia da prendere alla lettera, oltre tutto, a volte, si recita il contrario: l’apparenza inganna, l’abito non fa il monaco, non avrei mai detto che fosse una persona così ….ecc. Ma ciò di cui parliamo, sta nella comunicazione in sé e non dell’apparenza!

Le espressioni sono più intense in una certa parte del viso. Il sistema nervoso funziona quando la nostra volontà non può dirigere i nostri comportamenti tutte le attività dei nostri organi che non sono comandate direttamente dalla nostra volontà. Questo sistema autonomo è diviso in due parti, che provocano negli organi effetti opposti: il sistema simpatico interviene nelle situazioni di urgenza, mentre il sistema parasimpatico entra in funzione nei momenti durante i quali siamo rilassati.

Come noto, il cervello é costituito da due emisferi funzionanti: il sinistro é più attivo nei ragionamenti e logicità e tutto quello che implica il rapporto con la realtà, mi si passi il termine, quindi in modo, ingenieristico, mentre quello destro è guidato da impulsi, emozioni e intuizioni. Da un punto di vista neurologico però gli emisferi funzionano in modo incrociato: l’emisfero destro del cervello comanda la parte sinistra del corpo e viceversa. Pur in modo indipendente, entrambi gli emisferi si aiutano e compensano a vicenda durante l’attività umana.

Le espressioni del viso e del corpo in generale derivano da entrambi gli emisferi.

Il linguaggio del corpo è costituito anche da azioni che tengono conto delle diverse culture, e occorre interpretare diversamente, ma il linguaggio considera anche l’evoluzione psicologica dell’essere umano.

Una donna o uomo anziano potrebbe sorridere, guardare osservare, e ascoltare chi sta parlando con una mimica facciale in modo assai diverso dal passato. Gli anni già vissuti possono aver modificato la modalità di vivere le esperienze e quindi anche modificare la stereotipia dei tratti del viso nell’esprimere alcune tra le proprie emozioni.

Penso tuttavia che il corpo funzioni come un biglietto da visita di presentazione a ogni incontro umano… e i pregi e i difetti fisici spesso e volentieri condizionano le scelte soprattutto nel periodo preadolescenziale e adolescenziale.

Mai come oggi la comunicazione si è spostata sul corpo: selfie nelle auto immagini, tagli e incisioni determinano l’appartenenza a certi gruppo. Pensiamo al bisogno/desiderio con il quale si ricorre alla chirurgia estetica come possa testimoniare l’apparenza di come inviare messaggi.

Il corpo è materia malleabile e viene plasmato al fine di costruire l’individuo sociale. 

Per esempio, il tatuaggio può essere inciso a fine decorativo, ma quanto anche connesso al sottile tentativo di definire la propria identità?

In origine, furono gli uomini delle caverne. Il tatuaggio deriva da un preistorico costume di contrassegnare il proprio Sé corporeo attraverso incisioni irreversibili. Con strani strumenti i nostri antenati immettevano sotto la cute pigmenti e sostanze coloranti, di origine naturale.

Oggi, con la globalizzazione, il tattoo è diffuso in tutto il mondo. Può avere significati abbellenti il corpo, spesso spirituali, religiosi, impertinenti, trasgressivi, pornografici, politici.

Nel diciottesimo secolo, in Polinesia il nome tattaw, colorare il corpo aveva scopi religiosi, come se fosse una sorta di battesimo. Si pensi ai Maori in Nuova Zelanda.

I segni tatuati sul corpo possono comunicare messaggi simbolici, ma anche reali, nel senso che indicano l’interesse per qualcosa, l’amore per qualcuno, il proprio nome, uno status, un’ideologia ecc. Sono più o meno, visibili, ovviamente in base ai vestiti indossati.

Sono molte le persone giovani e meno giovani che negli ultimi anni sentono il bisogno di incidere sul proprio corpo certi disegni (non sempre artistici), e che occupano aree sempre più vaste del corpo sino al total body, rivestimento intero. Sulle spiagge sembra che il numero delle persone tatuate sia in aumento rispetto a soli pochi anni fa. I giovani s’impadroniscono di un vestito colorato simbolico, giocoso, gioioso.

Penso che per spiegare tale diffusione del tattoo nei giovani si possa pensare a una ricerca e rafforzamento della propria identità attraverso gli stessi dettagli di ciò che si desidera tatuare. Penso anche che il tatuaggio sia non soltanto una tendenza della moda del momento, ma un bisogno sempre più sentito da parte dei giovani, ma anche di persone di media età, di caratterizzare i propri pensieri, idee, desideri a se stessi.

In sostanza, equivale a creare alcuni punti di riferimento a volte indispensabili come fari che allontanano la confusione che circola nel mondo e sulla nostra esistenza.

Per esempio, Brad Pitt si è fatto tatuare Otzi, la mummia di Similaun, l’uomo preistorico ritrovato più di 5000 anni fa in Alto Adige, al confine con l’Austria. Sul suo corpo furono incisi quasi 60 tatuaggi. Proprio lo studio di tali tatuaggi, in corrispondenza di punti sullo scheletro della mummia, ha però suggerito un fine più magico e curativo, quindi psicologico, suggestivo in senso lato, che poteva far parte di un rituale religioso.

Attraverso il tatuaggio il corpo è sempre più visibile e messaggero, come a voler dire: questo corpo sono io, nessuno me lo può togliere, voglio essere visibile per qualcosa che ho voluto io, e che mi protegga dall’autorità ingiusta, che non mi vede e non mi considera!

 

 

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
__________________________________________

E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Rispondi

WP to LinkedIn Auto Publish Powered By : XYZScripts.com