Donne in “vetrina”?

Donne in “vetrina”?

Il 25 Novembre 2016 era la giornata dedicata in tutta Italia contro la violenza sulle donne. Vetrine in Movimento, promossa dai commercianti del centro di Ferrara, è stata anche, senza voler evitare polemiche, una iniziativa che vedeva giovani donne seminude, modelle e ragazze che erano state chiamate ad animare, appunto le vetrine del centro storico di Ferrara. Si intendeva da parte dei commercianti creare un clima di festa e allegria che aiutasse le vendite di vestiti femminili particolari, con lo scopo di invitare i cittadini a trascorrere una divertente giornata di shopping, diversa dal solito.

L’idea nasceva con l’intento non offensivo, al fine dello shopping, ma allo scopo di combattere contro ogni possibile violenza versore donna,  inneggiando alla loro bellezza e naturalezza.
L’Unione donne in Italia, (UDI) non ha preso troppo bene l’idea, e gli appartenenti alla Unione si sono sentite indignate mettendosi sul piede di guerra contro l’iniziativa che secondo l’Unione umiliava la donna in vetrina.
La tentata spiritosa iniziativa ha avuto successo presso i turisti e cittadini in giro per il centro storico senza intendere nell’iniziativa alcun deprezzamento della donna, allusivamente percepita da molti come se fosse stata messa in vendita.

Ma le donne in vetrina mi fanno venire in mente altre situazioni psicologiche.

Le giovani donne, specialmente se belle e attraenti, spesso lamentano di non ottenere con il loro fascino nelle relazioni di coppia altrettanto successo.

Molte donne si curano molto del loro aspetto, si truccano, indossano vestiti costosi e firmati, appaiono insomma e ottengono molto glamour.

Cercano contemporaneamente un rapporto stabile con un fidanzato, ma ottengono dai coetanei uomini una storiella sessuale, ma non di più di questo.

Fanno eccezione le donne giovanissime, magari non altrettanto affascinanti, le quali sembra abbiano più successo con i coetanei nel veder realizzato un amore ideale seguito spesso da un matrimonio. Forse sono più spontanee e motivate?

Gli uomini più avanti con gli anni si rivelano inibiti, paurosi, schivi, contrari a relazioni impegnative con donne? Potremmo non dovere negare tale ipotesi !

Potremmo però ipotizzare che alcune donne attorno a quarant’anni portano con sé alcune insicurezze e temono di perdere fascino anche se ciò non è minimamente vero.

Cosa accade in tal caso? Che ogni rapporto che le donne attraenti hanno con un potenziale fidanzato senza tanta difficoltà d’incontro, finisce con una sensazione di fallimento.

Cosa c’è che non va in me? Perchè in fondo non riesco a creare una storia seria e definitiva – si domandano molte di loro? Sono diventata brutta, invecchiata, i miei difetti si vedono di più di un tempo? Perché altre donne meno belle di me concludono rapporti soddisfacenti e io mi trovo al punto di sempre, sola e senza fidanzato?

Penso che alcune di queste giovani donne siano molto serie e non ci siano errori che commettano e che il destino non si accanisca contro di loro. Si mettono però in vetrina. Per quanto esse siano disponibili socialmente, spesso accoglienti, simpatiche e scherzose, ben educate, raffinate e piacevoli, si mettano a contatto con l’uomo, in generale disimpegnato. Un tale uomo apparentemente brillante, ma anche pauroso del legame, non abbastanza maturo per farsene carico, frustrato magari per un passato andato male, non è pronto a stabilire una storia impegnativa.

La donna in vetrina per alcuni rappresenta la voro principale paura. In vetrina cosa significa ? Che lei si sente e si mette sotto una cappa che risuona in lei come un giudizio severo.

Questa donna, come dicevo, spesso anche molto bella, si sente osservata e giudicata con l’idea fissa di non essere all’altezza del proprio compito femminile, perché deve dimostrare a se stessa e ai genitori interiorizzati che risuonano dentro di lei con voce severa: vedi non riesci ad avere una famiglia?

La stessa donna, magari indipendente da un punto di vita professionale in modo eccellente, che si allontanata per buone ragioni dalla casa dei genitori, anche perché si sentiva sufficientemente adulta, non le riesce oggi di essere autonoma psicologicamente.

Immagina che, compiuto per anni il proprio dovere, anche di essere bella ed elegante, dai modi gentili e raffinati, abbia diritto di essere premiata, desiderata per sempre da un fidanzato.

E i genitori interiori premono dentro se stessa sgridandola per non essere adeguata, di non saper conquistare definitivamente un marito. Il punto è che la donna in vetrina ancora non desidera veramente godere la propria vita con un fidanzato, ma ha un grande bisogno di riconoscimento come se fosse un diploma di abilitazione alla vita affettiva.

Lei non si innamora autenticamente, ma cerca la conferma da un uomo che valga e che sia in grado d’assolverla per sempre. In tal senso attende in vetrina quello che potrebbe apparirle un miracolo, mentre sarebbe normale, seppur con qualche umana difficoltà che la relazione nascesse anche in questo periodo storico, difficile per gli amori romantici.

Cosa sarebbe meglio per questo piccolo esercito di belle e giovani quarantenni, seppur non giovanissime, donne?

Pur non essendoci da parte mia un consiglio che rischia d’essere tanto improbabile quanto generalizzato, penso che sarebbe meglio aprire gli occhi e fare un passo avanti.

Basta con il sentirsi in colpa di sbagliare quando accade a qualcuna di loro, basta con l’incolpare gli uomini se sono disimpegnati, basta di sentirsi interiormente svalorizzate e inadeguate dalle famiglie.

Durante i vari incontri con uomini che interessano, meglio ascoltarsi maggiormente, sia nei propri sentimenti autentici, sia nel comprendere il più rapidamente possibile che non si sta cercando quel tipo d’uomo che in fondo ha ben altri progetti per il futuro. Ciò che queste giovani donne desidererebbero sul serio, è assai diverso da quello che hanno magari incontrato

Prima o poi invece si incontra ciò che si desidera, se non si cerca solo il diploma, ma la condivisione in affetto.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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