Sono molto riservata

Sono molto riservata

Le persone riservate entrano in scena con riserbo. Spesso stanno per conto loro, sono un po’ diffidenti, sono silenziosi, si confidano con pochi amici. Escono raramente da casa, sembra che si divertano con molta difficoltà. Tendono a essere un po’ chiusi, tetri, e si sentono un po’ o molto a disagio in mezzo al pubblico, anche se questo è costituito da poche persone estranee e i riservati preferiscono rimanere a casa, vedere la tv o leggere un libro.

Gli altri coetanei sono vissuti come estranei e possono giudicarti, se ti esponi, quindi vanno evitati.

Il punto è che una certa insicurezza che deriva anche dalla mancanza di abitudine alla frequentazione sociale, spesso a causa di personaggi familiari che sono stati restii alla socializzazione, ti ha involontariamente rinchiuso in un alloggio simbolico che si chiama perfezione.

Solo gli affari di famiglia possono essere giocati in famiglia, gli altri sono potenziali nemici anche un po’ pericolosi, meglio evitarli.

Se non si è abituati a esporsi, ci si sente inadeguati a tutti e la perfezione diventa necessaria per non sbagliare.

Lentamente la persona quella che si sente riservata, tende a impostare la propria vita all’insegna di non commettere errori, allontanare ogni occasione nella quale potrebbe essere impigliato in un errore commesso. Questo aumenterebbe l’insicurezza e la destabilizzazione cioè l’equilibrio psichico.

Il problema consiste nel fatto per il quale tale ricerca della perfezione diventa quasi l’unico scopo di vita. Il desiderio che molta gente esprime di raggiungere certi obiettivi il cui percorso implica però l’idea di sbagliare e di doversi rialzare dopo la caduta, per la persona riservata rappresenta un rischio inaccettabile., e quindi da evitare assolutamente.

L’uomo o la donna riservati hanno bisogno di certezze, di calpestare gradini assolutamente sicuri e potetti per salire la scala che porta a ciò che si merita.

Come migliorare la crescita psicologica personale di una persona molto riservata?

Si dovrebbe pensare a essere aiutati a rendersi conto, di tanti aspetti: ciò avviene accettando di coesistere e stare in un gruppo, magari anche far parte di un gruppo di psicoterapia come lo psicodramma psicoanalitico, divertente, contenitivo e incoraggiante al fine di comprendere i propri interlocutori interiori tramite i giochi che si svolgono, role-playing e reverse-playing, tramite doppiaggi, gli assolo, tramite commenti e interpretazioni di aiuto, sia intrapsichiche sua interpsichiche. Nel gruppo però non sei obbligato a esporti se non te la senti.

Sappiamo di non essere perfetti e quindi inutile aspirare a questa celestiale immagine.

Se passo dopo passo, ci esponiamo di fronte a pochi partecipanti, facendo riferimento alla nostra spontaneità in un contesto superprotetto, ci accorgiamo che questo dialogo tende a rinforzare l’immagine del nostro Sé.

Supponiamo di non piacerci in qualche circostanza, ci accorgeremo che alla fine del discorso, che potrebbe essere un colloquio di lavoro, oppure una situazione assai diversa dove sono presenti comunque altre persone, si andranno a raccogliere molti più aspetti che rendono se stessi stimati e rispettati dagli altri e da noi stessi rispetto a quelli che noi avremmo potuto considerare difetti vergognosi.

La perfezione, il perfezionismo è una prigione invalidante che aumenta la nostra insicurezza.

Gli introversi in attesa nello studio di un medico o in mezzo agli amici potenziali consulta continuamente lo smartphone controllando continuamente per fingere di stare occupati in qualcosa ed evitare lo sguardo degli altri o di essere notati.

Quanti smarphone si sono venduti nel mondo in questi ultimi anni?

Quanti compulsivi esistono con i telefoni multifunctions? Vorrà dire qualcosa?

Ricordiamo che la persona riservata sa ascoltare, la persona che ama esibirsi sulla scena desidera parlare tanto per avere attenzione diretta.

 

 

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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