La confusione mentale e la violenza vendicativa

La confusione mentale e la violenza vendicativa

Si manifesta quando una persona soffre di un disagio dovuto alla mancanza di governo sulle cose che sta gestendo.

Si può trattare di lavoro, di affetti rivolti a una persona che interessa molto verso la quale però è anche ambivalente.

Supponiamo una giovane donna, attraente, intelligente, sensibile, che svolge un lavoro interessante. L’uomo la desidera, ma non può creare una relazione sufficientemente solida e non può spiegare a nessuno, compreso se stesso, il perché di tale semi-rifiuto.

Sono confuso – dichiara alla ragazza – io so di amarti, ma non so perché non ti lascio avvicinare troppo, non mi sembra di ver paura di te, cosa dovrei temere? Eppure ogni tanto debbo prendere le distanze da te.

So che ti stai scocciando, ho paura di perderti, ma allo stesso tempo non riesco a essere chiaro con me stesso. Mia madre mi chiede come mai io mi comporti così ed io, anche a lei, non so risponderle.

Dovrei rivolgermi as uno specialista, per farmi aiutare e so che debbo trovare il coraggio di farlo, perché coì non posso andare avanti. Anche al lavoro a volte mi perdo e non so cosa io stia facendo .. non ricordo dove debbo andare, sono distratto e confuso.

L’unica cosa che ho notato consiste nell’aver aumentato un bisogno di ordine, di controllo continuo della pulizia nel mio bagno, nella mia scrivania, nel mio letto.

Controllo i miei vestiti, se sono macchiati, se hanno una buona piega o sono gualciti e cosa dire dei miei capelli che temo continuamente di perdere.

Conto ogni giorno quanti ne cadono nel cuscino, nel pettine.

Questo signore sembra che sia ossessionato dal bisogno di controllo e di fare ordine, quell’ordine che non trova in se stesso viene spostato sulle cose esterne alle quali non può abbandonarsi e delle quali non può fidarsi.

A volte si rivela violento verbalmente verso la propria fidanzata e anche verso la madre con la quale vive da sempre.

Il padre è purtroppo morto prematuramente e Giovanni ha passato i quarantacinque anni.

Il dottore dal quale si è recato chiedendo dopo tanto tempo aiuto, (meglio tardi che mai) lo ascolta con molta attenzione e calma.

Emerge gradatamente che Giovanni è molto dipendente dalla madre che lo ha sempre controllato con un senso di possesso e lei dice a fin di bene.

Commento io che il possesso a fin di bene non esiste!

Gli uomini disturbati che uccidono le loro fidanzate o mogli sono malati di bisogno di possesso.

Le donne che vengono danneggiate o addirittura uccise, per una gelosia delirante da parte del loro compagno non sanno distinguere l’amore dal possesso.

Esse vedono nel loro compagno un uomo bambino e in loro sentimento di tenerezza insieme allo spirito materno di protezione che sta in loro, le convince a perdonare e a non comprendere  ogni segnale di violenza che parte dall’uomo tanto bambino quanto fragile.

Come spiegare loro che la devastante gelosia dell’uomo che si equivale a un totale possesso della donna è la malattia in oggetto cioè la causa delirante di tanti omicidi?

Essere in possesso della donna amata è amare un’altra donna, forse malata, una madre ancestrale, sola e frustrata che non può separarsi dall’unico figlio che rappresenta la sua unica creatura che le permette la vita.

Questa madre si è insinuata nell’unico figlio che non può che gestire l’angoscia persecutoria ripetendo il nucleo patologico materno sulla compagna.
Il possesso ossessionante e delirante denuncia alla donna la verità di non essere amata , ma di essere in buona fede considerata un oggetto che non può che essere strumentalizzato dall’amante inconsapevole.

La violenza è il linguaggio che l’uomo conosce e non può che vendicarsi e uccidere prima o poi!

La compagna diventa con il tempo una sorta di manichino che è preteso sempre più a disposizione dell’uomo del quale prima o poi sarà vittima.

Debbo aggiungere che questo esempio maschile potrebbe per ragioni analoghe essrere replicto anche da una donna verso l’uomo ch si vendiva dei un tradimento o di un abbandona. Non dimentichiamocelo.

Anche se più raramente accade che la gelosia e la vendetta abbaiano il sopravvento su tutto.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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