Animali domestici in ufficio

Animali domestici in ufficio

Una azienda a Milano ha consentito ai dipendenti di portare con sé alcuni animali a quattro zampe.

L’esperimento per ora dimostra che sia stata una buona idea.

In effetti negli Stati Uniti, sebbene sia impedito portare al lavoro oggetti non inerenti al luogo, circa venti per cento delle grandi aziende come Amazon, Google, e altre, lo hanno già sperimentato positivamente.

Le ricerche scientifiche su tale argomento che si è diffuso nei Paesi occidentali specialmente nel Nord Europa, confermano che tale consenso costituisce un vantaggio, sia per le aziende, sia per gli impiegati che vi lavorano che appaiono più allegri e disponibile nel lavoro e nella produzione.

I lavoratori si sentono più felici e meno soli nel caso il lavoro fosse noioso perché ripetitivo o meccanico.

Chi può permetterselo, già nelle attività di  libere professioni, cani e gatti sono entrati nei loro studi.

La legge in Italia consente agli animali domestici di entrare in alberghi, luoghi pubblici, spiagge, con le dovute eccezioni. Si considera per legge l’animale domestico membro e parte della famiglia.

Naturalmente il proprietario dell’animale deve provvedere ai logistici inconvenienti: i bisogni igienici, la valutazione del buon carattere dell’animale, e comunque ciò che potrebbe disturbare altri impiegati alla sola vista dell’animale.

Si tratta dunque di evitare ogni conflitto nell’ambiente di lavoro a causa provocati dagli animali domestici.

S. Freud per esempio, teneva con sé durante le sedute psicoanalitiche il suo bel cane che si coricava sul tappeto vicino a Freud e buono buono, non proferiva mai parola: evidentemente padrone e animale erano contenti di stare assieme, di condividere la situazione e lo spazio.

Molto spesso gli animali debbono vivere l’intera giornata in attesa del ritorno a casa del proprietario.

Entrambi possono condividere l’affetto solo per poco tempo, quel tempo che corrisponde presso a poco alla durata della notte durante la quale poi si dovrebbe dormire e durante la somministrazione del cibo..

Se si tratta di cani, si condividono minime passeggiate alla ricerca di angoli dei parchi o altro che ispirino .

Stazionando sempre a casa salvo giorni festivi, se non ci sono altri membri della famiglia, molti animali ne soffrono.

Gli animali domestici aspettano sempre di condividere affettuosamente il loro tempo con i loro padroni che funzionano come genitori affettuosi.

Sembra quasi che una volta che le bestiole sono adottati trovino lo scopo della loro esistenza in questa attesa,

Cosa succede se l’impiegato d’ufficio porta con sé il proprio cane?

Di cane si dovrebbe trattare, perché altri animali non li vedrei in ambiente di lavoro. Forse potrebbero essere anche i gatti ?

I cani sono solitamente più obbedienti e pazienti nell’attendere fermi e sono meno ribelli di altri per carattere.

I gatti sono meno addomesticabili e sono bisognosi di indipendenza.

Molta gente penserà che i padroni a contatto con l’animale sarebbero continuamente distratti.

Sembra che gli studi sull’argomento sostengano il contrario!

In ogni modo, gli studi provano che ogni persona che lavora avrebbe tempi improduttivi, distrazioni, chiacchere tra colleghi, uso dei cellulari quando possibile, uso dei bagni, inconvenienti con i computer o oggetti di lavoro che portano a tergiversare e allungare i tempi di produzione, richieste da altri colleghi per ragioni di lavoro che tuttavia deconcentrano dal proprio fare.

C’è poi il consueto coffee break, il caffè, un intervallo breve o più lungo del previsto.

L’animale richiama l’attenzione, richiede affetto, controlla dove va il padrone per bisogno di affetto.

L’impiegato è portato a ritornare al proprio posto, meno assenteismo e si sente di buon umore e gli sembra che la vita lavorativa sia più colorita.

 

 

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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