Commento al film: La notte dei morti viventi di George Andrew Romero, 1968

Commento al film: La notte dei morti viventi di George Andrew Romero, 1968

Presenterò e commenterò Giovedi 26 ore 21,30 alla Cineteca di Bologna , (cinema Lumiere) Il film del terrore: La notte dei morti viventi.

A mio parere i film del terror si distinguono da quelli dell’horror per via di alcuni ingredienti che vanno oltre l’evocazione della morte e del buio: sono visibili le incognite che si celano dietro al mistero dell’esistenza, per i luoghi inesplorati, per l’isolamento dalle persone care, per il sovvertimento delle regole della natura, della scienza e della vita sociale.

Penso invece all’Horror creato dai film di Alfred Hitchcock come per esempio, Psycho, Uccelli, Caccia al ladro, ecc I film di Dario Argento.

Il terror nasce alla fine del settecento con la cultura del macabro, del cimiteriale e prosegue sino primi dell’ottocento in Europa con la poesia ossianica inglese, con il romanzo Gotico, con il Noir.

Alcuni ingredienti si sovrappongono ai temi dell’horror, ma la specificità è data dall’imponderabile, dall’ inaffidabilità della natura, dal mistero, dal cupo e dallo sconosciuto, dal fantastico e irreale.

Penso ai Racconti di Edgar Allan Poe a Mary Shelley con Frankestein, al Dr. Jekyll e Mr Hide di Stevenson a Dracula il vampiro di Bram Stoker ai Racconti Steven King e appunto George Andrew Romero.

Il regista aveva ventotto anni, quando cominciò a scrivere una sceneggiatura incredibilmente originale, sepolcrale, fantastica nella cinematografia americana, generando incubi nell’immaginario collettivo mettendo in piedi un essere mostruoso che sa di vita-morte, lo zombie.

Romero andava personalmente incontro con la cinepresa ai cadaveri che perdevano pezzi del corpo e che avanzavano lentamente con la bocca aperta e le braccia protese per afferrare le persone vive e cibarsene.

Nel 1968 La notte dei morti viventi, uno tra i più terrificanti film mai realizzati divenne un cult movie istantaneo.

Il geniale giovane regista, senza tanti soldi, in virtù di collette varie, raggiungendo poco più di centomila dollari realizzò il film.

Il film incassò più di tre milioni in America, più di diciotto in tutto il mondo.

La pozione magica del suo successo si avvale sicuramente del terrore generato da quei corpi devastati e avidi di carne umana che ancora oggi scioccano e al contempo affascinano lo spettatore.

Si tratta un incontrollato furore sadico e orripilante che sorprese il pubblico, agghiacciando lo spettatore.

C’è lo stupore e il disagio che prende corpo da una forza oscura, il male che si rivolta contro il bene, il brutto contro il bello, l’orrore contro il puro e l’ingenuo.

E’ implicita una sorta di violenza intrinseca nell’immaginario americano.

A livello della storiografia antropologica, nell’Occidente della seconda metà del ventesimo secolo, ci si ricorda di aver messo dietro le spalle una sorta di morbo infettivo anche  simbolico, un quadro del passato rimosso.

L’america grande e vincitrice, ricca e potente sembra si senta in colpa.

I fantasmi cadaverici che sono certamente morti invece si rifanno vivi !

Sono gli scheletri negli armadi dimenticati e nascosti che si ribellano?

Perché rinascono i morti, perché non se vanno per sempre?

Lo spettatore: sono forse io un un morto che non trova pace e che torna in vita rivelando l’inconscia aggressività che ho coltivato in vita , non avendo pietà dei poveri e dei deboli

E’ dunque il capitalismo sfruttatore che viene vendicato?

E che dire della mortifera Guerra in Vietnam, dell’ingiusto razzismo, della sessualità liberalizzata?

Lo zombie nella terminologia dei Voodoo haitiani significa, senza la propria anima la quale, in uno stato di letargia profonda, risponde ai comandi del suo padrone, il demonio!

Il morto obbedisce automaticamente, sospinto da una forza malefica, invisibile come se fosse schiavizzato.

Gli zombie, tradizionalmente associati alle pratiche magiche caraibiche, non sono altro che schiavi morti che lavorano nelle piantagioni da zucchero come se fossero sotto ipnosi.

Nel film di Romero, si vede la casa come un contenitore psicologico, una grande pelle che tiene lontano l’epidemia, quella che fa rivoltare la pelle a causa del morbo dilagante.

 La radio che trasmette notizie allarmanti rappresenta il cordone ombelicale, parla di  eventuali sopravvissuti, si sente il senso di abbandono dalla civiltà e poi la meschina e violenta competizione tra i sopravvissuti per salvarsi dal fantasma ancor prima che dalla morte.

Lo zombie, al pari di Frankenstein, è dunque un essere creato dall’uomo e dalla sua scienza, ma entrambi i cadaveri surreali  producono conseguenze indesiderate, sono i morti che vivono ancora per imperversare e trasformare un modo di vivi in un mondo di morti a metà.

Ci si chiede: si può essere morti a metà?

Il dottor Frankenstein cerca invece di far nascere con le parti più robuste dei già morti un nuovo uomo prodigio.

Ma al di là della natura, si creano solo fantasmi persecutori.

Nella superstizione haitiana, così come nel racconto di Romero, i sopravvissuti non hanno paura del mostro, ma sono terrorizzati di diventare essi stessi mostri perché il contagio si estende senza controllo, basta un piccolo morso!

All’interno della casa invasa dai morti viventi, l’afroamericano Ben diventa il capro espiatorio delle inimicizie dei suoi simili, rappresenta il razzismo?

Ma l’uomo buono viene ucciso per errore da un proiettile della polizia sparato come per indicare la grossolanità americana e l’ingiustizia della vita.

I morti viventi bizzarri e goffi incombono, lentamente, ma inesorabilmente.

Da un punto di vista psicoanalitico i cadaveri escono dalla terra sepolti tempo prima e, come diceva Freud in Totem e Tabù, non rimangono al di là del fiume dove i vivi li hanno sistemati sotto terra lontano da loro e questi cadaveri riemersi invece rievocano la loro stessa vendetta.

I vivi presso tutte le tribù, immaginano con certezza di aver archiviato la morte.

Quella morte, alla quale dopo tutto si può concepire, seppur con fatica, improvvisamente scompare, non conserva neppure la certezza dell’anima che riposa. 

Il senso della vita si rivoluziona, i morti mostrano un bisogno compulsivo di mangiare carne umana di ricongiungersi alla carnalità!

Tale contaminazione di carni è indice di fusione, di simbiosi ed è spaventosa!

Il mio simile diventa un cadavere senza anima, la bambina contaminata, mia figlia, diventa una zombie!

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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