Migranti che si portano ancora il cibo dal loro Paese di provenienza al nostro

Migranti che si portano ancora il cibo dal loro Paese di provenienza al nostro

La notizia la ho appresa da alcuni giornali di qualche giorno fa’.

Ci sarebbe da stupirsi perché non si comprenderebbe come gente che, per povertà e o per richiesta di rifugio dalla persecuzione della guerra, che si è istallata nel loro Paese, cerchi accoglienza in Italia, e senta il bisogno, nonostante l’incredibile disagio dovuto al trasporto di se stessi, bambini, si assicuri di premunirsi di cibo arabo in gran quantità.

Temevano di morire di fame?

Bisogno psicologico di rassicurazione?

Il cibo ti ricorda e illude che sei sempre a casa nonostante i migranti sui stanno allontanandosi da casa affrontando una pericolosa avventura?

Il loro cibo è migliore del nostro?

Non sono sicuri che l’accoglienza italiana implichi cibo da offrire loro?

Il fatto psicologico mi fa pensare a quando un mio amico organizzava viaggi all’estero, quasi sempre in Paesi vicini quelli che sono confinanti più o meno con l’Italia, come la Francia, chiedevano a nei ristoranti se avessero potuto servire da mangiare tagliatelle o tortellini bolognesi.

Non volevo credere a questo che mi raccontava l’amico.

Pensavo di desiderare viaggiare in Paesi da me sconosciuti, non solo per vederli e conoscerli turisticamente con curiosità, ma anche per assaggiare una cucina diversa dalla nostra e più era eventualmente diverse più ne ero fortemente attratto e curioso verso il diverso e i gusti originali.

Non certo perché la cucina italiana non mi piacesse, si può dire che di certo il contrario, ma la curiosità, l’avventura cibaria è per divertente e attraente rivelatrice di una certa cultura.

Naturalmente mi guardavo bene dall’evitare cibo che poter far pensare ci fosse qualche elemento non sano.

Che dire, siamo umani molto diversi?

C’è gente che trova la propria familiarità e sicurezza nel mantenere quotidianamente il cibo che è sempre quasi lo stesso.

La continuità offre tranquillità rappresenta dei punti fermi.

Forse un aspetto positivo esiste anche grazie a tali abitudini rassicuranti di mantenere lo stesso cibo per secoli.

Pensiamo alla cucina italiana che è tanto varia e originale, non solo nelle Refgioni, ma anche da paese a paesino, da rione a rione

C’è gente che si arrabbia per non sentirsi usurpato da un ingrediente da non mettere in un piatto, No, …- si dice- la noce moscata non ci va, guai rovineresti tutto il sapore del piatto!!!

In tal modo noi italiani abbiamo mantenuto lunghe tradizioni cibarie attraversi i secoli e l’orgoglio di alcuni cuochi è aumentato e molti si sentono fieri di eseguire esattamente come un tempo la preparazione di certi cibi che sfoggiano con fierezza.

Certo che mi sembra un po’ esagerato chiederei tortellini in Francia o le tagliatelle al ragù.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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