Paura di viaggiare da soli

Paura di viaggiare da soli

Sono Mario, un uomo di 51 anni e improvvisamente da un anno ad un altro, non riesco a viaggiare più da solo. In passato sono andato lontano da casa, persino in Messico e in Brasile: abito in una città della Lombardia e sono fidanzato e svolgo la professione di avvocato.

Oggi non riuscirei, almeno mi sembra, a muovermi da solo, se non in città e poi nei luoghi conosciuti a meno che non ci sia Laura … Mi vergogno di fronte a me stesso e a Laura la fidanzata e convivente….. Cosa mi è successo dottore?

Come ho scritto altre volte, le paure sono emozioni che andrebbero effettivamente comprese specialmente se queste si presentano come tendenti a cronicizzarsi, perché con il passare degli anni, potrebbero in alcuni casi aggravarsi, trasformandosi in fobie e accompagnarsi con attacchi di panico. Penso in questo caso, per esempio, ad un’importante patologia agorafobica.

L’ascolto delle dinamiche psichiche che causano le paure e fobie non dovrebbe essere tanto teorico, perché di per sé, il problema non si risolverebbe e le paure non sparirebbero, a meno che non siano molto lievi e quindi passeggere. Andrebbero ascoltate con l’aiuto di chi può aiutare professionalmente.

L’amore per se stesso, caro Mario, dovrebbe vincere la eventuale vergogna nel chiedere un aiuto.

La paura di viaggiare da solo può indicare che uno o più di un interlocutore interno, cioè una o più voci interiori diventano nostri messaggeri attraverso il corpo e le sue sensazioni per farci sapere che qualcosa si sta manifestando psichicamente a livello ovviamente inconscio: quindi non andrebbe ignorato o negato come se non esistesse, perché alcune persone hanno paura di sentirsi deboli o dipendenti e di svilire la loro complessiva identità.

La paura a livello neurologicoè dovuta a una reazione di una piccola parte del cervelloche si chiama amigdala che è a formadi mandorlaed è connessa con un gruppo di strutture interconnesse, all’interno del sistema limbico.

L’amigdala in specifico é posta nel lobo temporale, vicino all’ippocampo, e proprio presiede alle emozioni di paura grazie alle quali ci salviamo la vita continuamente.

La amigdala infatti automaticamente ci avvisa e quindi ci protegge dai pericoli che stiamo per correre, specialmente da quelli avvertiti a livello sensoriale, che sono espressione di un allarme.

Ma ci domandiamo perché Mario il quale è sempre riuscito a viaggiare da solo sino a non molto tempo fa e non ha forse mai corso gravi pericoli, oggi sia in difficoltà?

Immaginiamo comunque che se la sia sempre cavata da solo.

Invece in questi tempi sembra a Mario di essersi trasformato emotivamente come quando aveva cinque anni e percepisce un senso di inadeguatezza verso il mondo esterno?

Se sono solo può capitarmi qualcosa che non conosco e che non controllo e così mi sento in pericolo!

Si ma che vergogna, non sono più autosufficiente a cinquanta anni ?- Potrebbe pensare Mario!

Potrei domandare se Mario ha confidato questa vicenda a Laura da molto o da poco tempo, se insieme a Laura, Mario ha alternato molti viaggi a quelli compiuti da solo nel passato, anche in età precoce.

Spesso succede che alcune persone sin dall’ adolescenza abbiano percepito la famiglia di origine molto protettiva e da questa si siano resi indipendenti il più presto possibile per non subire un’inaccettabile dipendenza portata a lungo.

Per molti anni tutto funziona bene. Per esempio Mario potrebbe aver vissuto la sua vita sino a qui, in indipendenza, studiando, diventando avvocato.

Le sue esperienza affettive saranno andate bene e probabilmente Mario è giustamente stato orgoglioso di Sé.

Naturalmente queste sono solo ipotesi che non vanno avvallate come se fossero provate, per comprendere certe potenziali psicodinamiche.

Consideriamo che viaggiare da soli può essere una bella esperienza che pone al centro di Sé la propria desiderata indipendenza e che quindi fortifica la personalità.

Tuttavia può accadere in alcune persone quelle che particolarmente fuggono dalla dipendenza verso chi amano fuggendo perché temono fortemente di cadere come quando erano bambini nell’orbita materna, si trovino davanti a quel che hanno cacciato dalla finestra.

Che fare?

Esaminare con l’aiuto professionale se il viaggiare da solo sia parte di una lotta che si connette a una sorta di sfida per far trionfare in se stessi l’indipendenza?

Ci si può domandare se la dipendenza è percepita come una dannata trappola che ti risucchia per intero e non ti lascia spazio per avere alcuna autonomia psichica?

Quanto è dunque eventualmente temuta?

Quanto il timore profondo di scivolare tra le braccia di un fantasma materno, (non la propria madre reale), fa incontrare quel fantasma che si teme troppo.

La risposta potrebbe in alcuni casi, quella di cadere vittima della propria paura tanto ingigantita quanto persecutoria.

Più fuggo e tento di dimostrare a me e agli altri di non aver bisogno di alcuno, più invece i fantasmi mi perseguitano e io ho il terrore di non sapermi più arrangiare da solo!

Noi non siamo in grado di aspirare narcisisticamente alla perfezione, negare tutti i nostri bisogni infantili, affettivi, perché esiste nell’essere umano una buona autonomia, ma non l’onnipotente perfezione.

Questo che scrivo vorrebbe essere solo una ipotesi tra le tante al fine di stimolare chi legge ad ascoltarsi.

PS

So che molti che mi scrivono possono non ritrovarsi in quanto accenno.

Sarebbe meglio che invece di dire non sono d’accordo e basta, spiegassero su cosa non sono d’accordo e perché

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Un commento

  1. Luciano

    Sono daccordissimo.
    Ho anche io qs. problema. Ho 62 anni. Ecco che il professore ci dice che dobbiamo anche accettare i ns. limiti.
    Ad ogni modo, vedo benissimo che non riesco più a fare viaggi da solo nemmeno in Italia se non con molta apprensione.
    Ovviamente mi sforzo ma so benissimo che non posso tornare al Luciano di venti anni o trenta anni fa.
    Perciò, oltre alle cure psicologiche, cerco anche di attrezzarmi alla meglio. Es. non faccio mai le valigie all’ultimo minuto, bensì nell’ultima settimana.
    Se posso dire, l’aver viaggiato sempre in compagnia negli ultimi anni, parlo per me, di certo non mi ha aiutato ad essere indipendente.
    Nel caso mio, che è l’unico che conosco bene, è possibile che una compagna più pratica e più esperta delle lingue di me, più programmatrice, mi abbia fatto troppo rilassare.
    Quindi, parlo sempre per me, ho riiniziato a fare piccoli viaggetti da solo.
    Ho una figlia che è in Sicilia, per es., e una o due volte l’anno vado da lei, ma da solo.
    Buona serata.

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