Perché la letteratura e la filmologia horror e il terror spaventano soltanto alcun persone?

Perché la letteratura e la filmologia horror e il terror spaventano soltanto alcun persone?

Molte persone, in particolare donne, si rifiutano di assistere alla visione di un film dell’orrore e del terrore, anche se il compagno di serata insiste nell’inoltrarsi nel cupo e nell’avventura stimolante emozioni terrificanti.

Le persone ch rifiutano di vedere certi film non lo considerano affatto uno spettacolo, tanto meno divertente per trascorrere una piacevole serata.

Sono certa che se io vedessi quel film, non dormirei tutta la nottequesto genere di film mi rende allertata e insonne, mi spaventano, ci sto male, mi si rivolta lo stomaco di fronte a certe crudeltà e schifezze dove si vedono intestini, gambe, cervelli, ecc esclamano alcune donne e anche alcuni uomini. Certo  io penso a film di valore!

Gli uomini che rifiutano di andare al cinema per vedere certi spettacoli horror non dicono di spaventarsi, ma criticano il genere di film, considerandolo una sciocchezza, un film per emozionare, come le mozioni non facessero parte del film. Vedono tale genere un prodotto quasi comico, ma negano che produca alcun effetto in loro: si tratterebbe di un film prodotto solo per chi ama essere suggestionato.

A mio parere e anche in letteratura filmica, le pellicole denominate del terrorsi distinguono da quelli dell’horror per via di alcuni ingredienti che vanno oltre l’evocazione della morte e del buio come ho già scritto altrove: nel terror infatti sono visibili le incognite che si celano dietro al mistero dell’esistenza, per i luoghi inesplorati, per l’isolamento dalle persone care, per il sovvertimento delle regole della natura, della scienza e della vita sociale.

Penso invece all’Horror creato dai film di Alfred Hitchcock come per esempio, Psycho, Uccelli, Caccia al ladro, ecc come i film di Dario Argento.

Il terror nasce alla fine del settecento con la cultura del macabro, del cimiteriale e prosegue sino primi dell’ottocento in Europa con la poesia ossianica inglese, con il romanzo Gotico, con il Noir.

Alcuni ingredienti si sovrappongono ai temi dell’horror, ma la specificità è data dall’imponderabile, dall’inaffidabilità della natura, dal mistero, dal cupo e dallo sconosciuto, dal fantastico e irreale.

Penso ai Racconti di Edgar Allan Poe a Mary Shelley con Frankestein, al Dr. Jekyll e Mr Hide di Stevenson a Dracula il vampiro di Bram Stoker ai Racconti Steven King e appunto George Andrew Romero, allo zombie.

Il terror genera stupore e disagio che prende corpo da una forza oscura, il male che si rivolta contro il bene, il brutto contro il bello, l’orrore contro il puro e l’ingenuo.

I fantasmi cadaverici che sono certamente morti invece si rifanno vivi dal mondo interno rimosso come Freud ipotizzava in Totem e Tabu nel 1915.

Sono gli scheletri negli armadi dimenticati e nascosti che si ribellano?

Perché rinascono i morti, perché non se vanno per sempre?

Perché Frankenstein, si rimette a vivere?

Oggi compaiono per merito di Spielberg i dinosauri, con Jurassic Park, con Jurassic World e Gozzilla e King Kong.

Ma questo genere di film è più adatto agli adolescenti che credono nel grandioso, non si può chiamare del terrore né dell’horror.

Si tratta di fiction, avventura, onirici e fantastici.

Invece nei film come Dracula il vampiro oppure Dracula, principe delle tenebre lo spettatore s’inquieta e sembra domandarsi: sono forse io un morto che non trova pace e che torna in vita rivelando l’inconscia aggressività che ho coltivato in vita, non avendo pietà dei poveri e dei deboli?

Il morto obbedisce automaticamente, sospinto da una forza malefica, invisibile come se fosse schiavizzato.

Gli zombie, tradizionalmente associati alle pratiche magiche caraibiche, non sono altro che schiavi morti che lavorano nelle piantagioni da zucchero come se fossero sotto ipnosi.

Lo zombie, al pari di Frankenstein, è dunque un essere creato dall’uomo e dalla sua scienza, ma entrambi i cadaveri surreali producono conseguenze indesiderate, sono i morti che vivono ancora per imperversare e trasformare un modo di vivi in un mondo di morti a metà.

Il dottor Frankenstein cerca invece di far nascere con le parti più robuste dei già morti un nuovo uomo prodigio.

Ma al di là della natura, si creano solo fantasmi persecutori.

Nella superstizione haitiana, i sopravvissuti non hanno paura del mostro, ma sono terrorizzati di diventare essi stessi mostri perché il contagio si estende senza controllo, basta un piccolo morso!

La letteratura, la narrativa, il romanzo noir rappresentano da sempre una meraviglia, ma anche la pellicola e il cinema è un prodigio da quando fu inventato dai fratelli Lumiere da 1892 in poi.

Si trattò di una invenzione straordinaria: i fratelli Lumiere avevano intuito che le emozioni di un regista, le sue fantasie e spesso lo scrittore di un libro potevano aggregarsi e dar vita a una creazione dentro la quale lo spettatore poteva calare i propri personaggi interiori e identificarsi, sia in modo introiettivo e che proiettivo.

Poteva prendere in sé ciò che già era attraente in lui, di sublime, toccare alcune delle sue parti infantili non espresse o frustrate o proiettare lo spirito di giustizia, di vendetta, di trionfo di ciò che egli spettatore pensava e considerava irrealizzabile. Era certo irrealizzabile dal punto di vista del reale, ma il cinema poteva incendiare la sua anima.

Alcune persone anche attraverso il terrore e l’horror possono identificarsi e vivere una specie di catarsi che libera loro dall’orrido e dallo squallido del materialismo della vita.

Il terrore e l’horror è romantico, fa penare anche è fiction.

Può spaventare perché gli interlocutori interiori che affiancano l’Ego all’interno del Sé –persona , sono già troppo agitati e intensi nel loro operare psichicamente e debbono essere tenuti a riposo.

Meglio lasciarli dormire affinché trovino lo spazio psichico per eleborare quel che stanno digerendo: non svegliate il can che dorme!

 

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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