Numero tre: Corpo e mente nella malattia psicosomatica

Numero tre: Corpo e mente nella malattia psicosomatica

Leggi “Numero due”…

Le scrupolose indagini diagnostiche permettono ai medici di comprendere che determinati sintomi non conducono ad alcuna patologia organica severa.

Al limite di tutto, scoprono solo qualche lieve disturbo funzionale, per questa ragione tale da essere considerato non patologico. 

Invece tali disturbi vanno sempre presi sul serio perché spesso portatori di una severa sofferenza psichica.

Ciò permette d’ipotizzare che all’origine del sintomo stesso c’è un forte bisogno psichico di attenzione.

Laddove il mondo esterno diventa complesso, confuso e globalizzato, le identità tenui, i principi etici, i valori inconsistenti e la fragilità interiore di alcuni individui, aumenta e questo porta loro alla ricerca di punti fermi a cui agganciarsi.

I giovani, quando non sentono se stessi (ma anche i meno giovani) diventano molestatori, bulli, tossici e compulsivi, giocatori d’azzardo  e alla ricerca di provare emozioni rischiose e spesso cercano la loro identità corporea anche attraverso disturbi di ipocondria. Si sentono addosso molte malattie.

Il bisogno di sentirsi riconosciuti 
genera forte  ansia e il distress crea un circolo vizioso che con il tempo può riguardare l’area psichiatrica.

Nelle persone ipocondriache l’ansia primaria genera un intenso bisogno di auto-riconoscimento  che primariamente  origina dal corpo che emette segnali di vario genere.

Prima della nascita, il bambino sperimenta un’importante sensorialità e poi, una volta nato, entra in contatto con l’immagine corporea di se stesso e del seno materno, tramite l’auto-riconoscimento allo specchio e i feedback sociali.

A mano a mano che cresce ha bisogno di sentirsi riconosciuto dl mondo e dagli altri.

L’adulto ipocondriaco, in fondo, reclama una sorta di aggiustamento del proprio sentirsi visto dalla gente. Gli altri gli debbono voler bene e il soggetto manifesta tale primario bisogno attraverso manifestazioni corporee, spesso inconsciamente, preferendo ammalarsi, pur di non essere invisibile.

L’invisibilità, per chi lamenta sintomi immaginari, equivarrebbe a sentirsi come morto, di muoversi nello spazio inter-planetario.

È come se si ripetessero questo pensiero: se sento il mio corpo, io esisto, se non è a posto, la preoccupazione, oltre ad essere giustificata per motivi di malessere, mi fa anche sentire inesistente. 

A volte però certe ansie costringono il corpo a difendersi da emozioni dolorose e intollerabili.

Il corpo manifesta il proprio disagio su alcuni organi, detti bersaglio.

È il meccanismo di azione dei disturbi psicosomatici.

L’ipocondria si può trasformare e aprire a sintomi che prima erano quasi solo immaginari finalizzati a essere visti e toccati durante la visita medica, disturbi somatici che coinvolgono il corpo, anche a un livello organico.

La sofferenza, le emozioni forti e disagevoli costringono il Sé a dura prova, ma anche a rinforzare alcune difese dell’organismo a sopravvivere, cioè a vivere le esperienze.

Le emozioni e i sentimenti, da un punto di vista clinico, sono in notevole contatto con il corpo.

Un tempo la medicina trascurava i sintomi che non potevano diagnosticarsi con cause deterministiche di impostazione organicistica (legata al corpo).

Il medico un tempo era preparato soltanto alle diagnosi organicistiche, appunto, e pronto al relativo trattamento.

Di conseguenza si escludeva che la genesi psicologica potesse essere così importante da essere ascoltata!

Qualche volta alcuni medici di un tempo consideravano i disturbi nervosi come irrilevanti ai fini pratici e scientifici della cura medica.

Pensando all’essere umano come a un organismo che nella condizione di stato fetale, già inizia a fare incontri sensorialmente significativi (dal timbro della voce materna, alla biochimica della sua alimentazione, ai rumori e odori), dobbiamo accettare l’individuo come un organismo dotato di un Sé costituito da un’unità sintetica.

Apparati sistemici del corpo, cervello e mente psichica, fanno parte di un’unità integrata, unità a cui è connesso l’aspetto emotivo come espressione di tale unità.

Il Self è prima corporeità sensoriale che si dirama nei vari apparati e poi lo psichico sostituisce parte della sensorialità e sensività.

Attualmente le malattie sono il risultato di fattori biologici e di traumi psichici che producono fantasmi e che quindi sviluppandosi, generano aree trasversali di patologia.

Le emozioni e i conflitti attuali o remoti sono determinanti.

In tal senso l’unità somatica dell’uomo non deve essere persa di vista e i sintomi o i fenomeni patologici debbono essere indagati in modo complementare anche da un punto di vista psicologico e fisiopatologico.

I sintomi somatico-psichici, spesso, pur non organizzandosi in vere e proprie malattie, si esprimono attraverso il corpo, coinvolgono il sistema nervoso autonomo e il sistema immunitario e provocano una risposta neuro-vegetativa a situazioni di disagio psichico o di stress.

Le malattie somatopsichiche sono caratterizzate da una genesi psichica che con il tempo si possono aggravare generando un vero stato di malattia d’organo con segni indiscutibili di lesione.

Le malattie somato-psico-somatiche possono causare severe patologie all’organismo compromettendone il funzionamento. Ne elenco alcune:

L’ulcera duodenale, la sindrome di Crown e la colite ulcerose, la stipsi cronica, e malattie a carattere autoimmune, gravi disturbi pressori, circolatori e cardiaci.

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Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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