Peccato che finisca così …

Peccato che finisca così …

L’altro giorno ho incontrato un’amica, Linda, e le ho chiesto se si fosse vista recentemente con un amico comune, Diego, e come lo avesse trovato dopo la guarigione da un’importante frattura.

Linda mi ha risposto di essere stata negli Stati Uniti per almeno un mese e di avergli inviato un whatsapp, appunto per sentire come lui stesse sebbene sapesse che era già guarito da alcuni mesi.

“Gli avevo in verità inviato una foto con mio marito accanto, ma sopratutto per inviargli anche un saluto.
Me lo ricordavo di umore piuttosto pessimo a causa della frattura del braccio destro, anche per gli impedimenti subiti nel lavoro e per il tempo perduto.

Avevo calcolato male nell’inviargli il messaggio, forse ad occhio, il fuso orario e così alle sei del pomeriggio di Santa Cruz, California, l’ora in Italia corrisponde alle 2 di notte: mi ha risposto con un altro messaggio dicendomi che non importava dove io fossi e che erano le due di notte e di stare più attenta. Gli ho risposto ironicamente e seccamente con un: scusa tanto il disturbo!

Da allora non ho più sentito Diego e credo che non lo sentirò più … maleducato e irriconoscente!”

Ho avuto l’impressione che questa rottura d’amicizia possa essere veritiera.

Forse un’amicizia tiepida? Forse il disturbo è stato grave?

Conoscendo entrambi Linda e Diego, avverto in loro un rigido senso inarrestabile d’orgoglio.

In particolare, Diego si sente ferito con facilità e per difendere narcisisticamente l’immagine di sé a se stesso sembra disposto a sacrificare l’amicizia.

I due amici potrebbero non contattarsi più.

Il tempo passa e automaticamente con il suo trascorre genera nell’altro un certo senso di sfida e di competizione.

Vincere una sfida d’orgoglio appare una grande vittoria.

Chi è tanto orgoglioso lo avverte subito e si restringe in sè, immaginando di rafforzare la propria identità obbligandosi per compensare, magari unendo altre frustrazioni, a non desistere, per non mostrare debolezze della propria personalità.

Chi è tanto orgoglioso, non si apre alla flessibilità delle relazioni, nemmeno di fronte all’amicizia, preferendo difendere la propria debolezza con un atteggiamento ottuso facendo braccio di ferro con gli amici e altro per vere sciocchezze.

Se più persone sono orgogliose è facile che vi sia una chiusura di relazione.

L’ottusità può rompere, bloccare e distruggere tante situazioni.

Pensiamo alla politica, alle guerre ecc.

Probabilmente in molti casi, si potrebbe obiettare che tra molte amicizie c’è finzione.

Ci si approfitta di un piccolo incidente per liberarsi dell’amico a metà o di facciata verso il quale si non si sono assorbite frustrazioni esageratamente mal vissute.

In molti casi, ci sono amici degli amici che essendo meno orgogliosi e che vedono le offese accusate meno gravi, valorizzando l’amicizia, che intervengono per mediare e far scivolare in ripensamenti costruttivi.

Un applauso alla flessibilità in ogni caso per riuscire a mantenere le situazioni nel loro originario contesto eper evitare il più possibile la drammatizzazione nei comportamenti non maligni e irrispettosi.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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