Il Natale: sottostare ad una sacralità desiderata o imposta?

Il Natale: sottostare ad una sacralità desiderata o imposta?

Il Natale è una festa sacra festeggiata in tutto il mondo da cattolici e cristiani.

Il Natale cristiano festeggia la nascita di Gesù.

La data del 25 dicembre è convenzionale, ed è documentata nei calendari delle festività religiose a partire dal III-IV secolo d. c.; il Natale fu stabilizzato in quella giornata dopo che diverse tradizioni lo avevano sostenuto durante i primi secoli del cristianesimo.

Oggi viene celebrato in quel giorno dal mondo cristiano, ma non dagli ortodossi russi.

Il Patriarca di tutte le Russie, per esempio, celebra la santa messa 13 giorni dopo quelli della celebrazione del papa per motivi che riguardano il calendario rimasto ai tempi di Giulio Cesare.
Le città che festeggiano la grande data sono allestite con tante luminarie di vario colore e ogni anno ne vengono aggiunte altre, sempre più originali.

L’atmosfera natalizia è in genere assai gradita ai bambini, belle canzoni, musiche ritornelli, profumi di cioccolate, e i più fortunati avvertono qualcosa di magico, come se vivesse in loro un sogno.

I genitori riassorbono la gioia e la felicità a loro volta vissuta da bambini un tempo, rivivendo nei loro figli quello che di bello i loro genitori erano stati capaci di trasmettere quando erano piccoli.

Si vedono ovunque babbi natali in color rosso che compaiono in TV, corrono di qua e di là tenendo in mano dolci panettoni.

La musica è ricca di canzoni dolcissime che inneggiano al Natale e mirano a rilassare, a intenerire e ad aprirsi ai sogni come dal film la canzone di Cenerentola che accompagna la bella favola:

I sogni son desideri, di felicità – nel sogno non hai pensieri – esprimi con sincerità –
si vede chissà se un giorno la sorte non ti arriderà – tu sogna e spera fermamente… dimentica il presente…. e il sogno realtà diverrà…

I colori, oltre il rosso, sono l’azzurro, il giallo e il bianco neve.

In molte famiglie un certo risalto viene attribuito alla festa della Befana, l’Epifania:

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte
se ne compra un altro paio
con la penna e il calamaio

Per l’Epifania, in date differenti, ma spesso il 6 Gennaio, si riempie per i bambini una calza colorata con dentro oscillanti quantità di carbone ma anche dolcetti e torroni.

La tradizione designa al carbone una segnalazione punitiva ai piccoli bambini per la loro ribelle vivacità e disobbedienza ai genitori. La befana come atto di giustizia educativa aggiunge alla calza una lettera con un premio che si materializza in qualche giocattolo desiderato dal bambino per essere stato anche bravo sia per le sue buone azioni e come incoraggiamento per il futuro.

Per i bambini non sempre i giorni che s’accompagnano al Natale e Epifania sono felici!

Come si sa, la natalità del bambino Gesù promuove simbolicamente felicità festeggiando anche la nascita di un futuro pieno di speranza, di promesse, di sentimenti buoni, generosi e nobili.

Molti bambini però e anche adulti sentono invece tristezza e depressione.

Hanno visto i genitori litigare e non aderire alla gioia collettiva. Sono chiamati a sorridere mentre in loro non c’è niente che li renda leggeri perché non sentono di essere al centro di quella attenzione che nel caso, è riservata alla sacralità per la nascita d Cristo.

Alcuni bambini possono essere in fondo un po’ invidiosi, perché altri sono felici e ostentano gioia: si potrebbero sentire come se gli fosse portata via l’illusione, e alcuni di loro si sentono soli e abbandonati e a volte anche in colpa.

Si deve festeggiare la felicità di un Altro? Se i genitori non sono in grado di trasmettere la gioia, perché prevale anche in loro un senso di solitudine e di delusione?.

Spesso ci sono motivi oggettivi, malattie dei propri genitori, parenti o amici, difficoltà economiche e tante altre ragioni, ma spesso si sentono anelli che fanno parte di una lunga catena che viene da lontano e la sacra festività.

Questo tipo di festa sacra può esser sentita in modo ambivalente dai cristiani.

Penso abbia a che fare con gli affetti profondi, con l’amore che si teme non ci sia, con le delusioni e con le colpe che fanno sentire indegni.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
__________________________________________

E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Rispondi

WP to LinkedIn Auto Publish Powered By : XYZScripts.com