Alcune ragazze nate attorno al 2000 invidiano lo stile di vita delle nonne

Alcune ragazze nate attorno al 2000 invidiano lo stile di vita delle nonne

Secondo ricerche sociologiche alcune ragazze ventenni, intervistate sui loro programmi futuri, dichiarano di volersi laureare in corsi universitari brevi, di convivere o sposarsi con l’uomo importante, ma non lavorare fuori casa, per diventare casalinghe.

Un ritorno al passato di mamma, moglie e casalinga?

Alcuni articoli su riviste, anche anglo americane, confermano una certa tendenza psicologica di questo tipo.

Potrebbe esserci in atto alla nostra epoca una ridistribuzione dei ruoli femminili?

Certo non penso per ora che sia epocale, ma è possibile che vi sia un orientamento sociale, seppur parziale e limitato volto a recuperare alcuni valori identitari femminili.

La nostra epoca vede nel mondo occidentale molte giovani donne in posizioni sociali ottime rispetto alla complessiva loro indipendenza, alla professione, alla creatività, alle iniziative da protagoniste, forse in molti casi più della media rispetto agli uomini.

Su questa considerazione si potrebbe non essere d’accordo, ma comunque non è una osservazione più di tanto negabile.

Le virtù femminili sono costantemente confermate, ma è indubbio che si possano prospettare contorni psicologici che prolungano nelle giovanissime donne la loro stessa affermazione sociale e il senso di Sé, della loro futura immagine ciò non offre loro sicurezza psicologica.

Il lavoro è sempre più competitivo e ciò scoraggia i giovani, in aggiunta alla disoccupazione generale di alcuni Paesi.

C’è bisogno nelle ragazze di velocizzare i tempi e non di rimandare troppo avanti la loro realizzazione complessiva.

Altre donne, in questo caso mature nell’età, pur avendo ottenute soddisfazioni lavorative, sentono di non essere state abbastanza presenti nella casa e nella famiglia, in particolare nei confronti dei bisogni dei figli ormai grandi i quali non godono di idee chiare apparendo molto disorientati verso il futuro. Le mamme perciò sentono come se avessero tradito la loro natura femminile.

Queste donne si domandano se inconsciamente, per un senso loro di inferiorità verso l’uomo, abbiano troppo e inutilmente seguito modelli tradizionali maschili!?

Si rivela in queste ultime donne più mature un desiderio di non trascurare, ma di recuperare il ruolo femminile: potrebbero suggerire tale messaggio alle ragazze, alle figlie, o ad altre giovanissime donne?

Alcune madri pensano infatti di aver esageratamente lavorato sottraendo alla famiglia molto di Sè:  il femminismo connesso al valore dell’ autonomia e all’ambizione personale, e forse i motivi economici per aiutare la coppia familiare, le hanno condotte verso una mancanza di se stesse?

Non sarebbe allora strano che alcune adolescenti in cerca di chiarezza psicologica in se stesse siano demotivate alla competizione che il lavoro sembra mostrare: il recupero di ruoli apparentemente decaduti, tipici delle loro nonne e bisnonne appunto, indicherebbe un taglio positivo e rassicurante per contrastare la loro incertezza e garantire una appropriazione differenziata da quella maschile della loro femminilità che, oltre al desiderio non obbligatorio di diventare madri,  aggiunga la padronanza della gestione della casa.

La gestione della casa è stata anche parzialmente usurpata dall’uomo, specialmente nell’attività culinaria e per altre mansioni utili, per esempio al supermercato.

Quanto però il modello unisex può aver generato nelle adolescenti un senso di indifferenziato e anche un po’ contribuito a spegnere l’entusiasmo di entrare (già a fatica) nel mondo del lavoro?

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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