La nostra mente e il nostro intestino

La nostra mente e il nostro intestino

L’ansia, il distress modificano il nostro tono dell’umore attivando il cortisolo e spesso troppi zuccheri attivano glucagone e insulina che si occupano di migliorare il metabolismo. Ma nel frattempo l’organismo è in stato di allarme.

Le catecolamine che intervengono e che provengono dalle ghiandole surrenali, come l’adrenalina e la noradrenalina, la dopamina possono generare un’eccitazione dell’organismo che però può produrre alcuni danni alle arterie, o al cuor o al cervello.

Sono soprattutto le emozioni (ansia, stress, umore) a essere legate a doppio filo all’apparato gastrointestinale e al suo corretto funzionamento. Mantenere in forma l’intestino significa, quindi, prendersi cura di Sé.

Una delle ricerche assai importanti si riferisce a quanto l’intestino risenta delle emozioni che coinvolgono le cellule neuroniche del cervello.

Anche Gershon alla Columbia University ha scoperto proprio la teoria dei due cervelli.

Si perché da tempo sappiamo che anche l’intestino è provvisto di neuroni funzionati come quelli dell’encefalo.

Anche l’intestino è più che mai sensibile alle emozioni ed è in grado di trattarle in modo a noi favorevole e sano o, suo malgrado a danneggiarlo

L’intestino non può essere trattato solo come una sorta di cantina sporca dove noi releghiamo i nostri rifiuti scorie e feci (a mo’ di nettezza urbana) senza curarci con quale regolarità questo materiale venga inviato per la trasformazione metabolica sana, adatta al proprio organismo.

L’intestino è innanzitutto un organo e un tessuto neuronale adibito ad elaborare sensazioni e non soltanto quindi a liberare il nostro corpo dalle scorie, ma è anche un organo dotato di un sistema autonomo capace di esprimere emozioni belle e brutte, e in modo connesso, anche di eliminare le scorie.

Per questo motivo se proviamo ansia o felicità, l’intestino lo comunica attraverso alcune reazioni semplici da riconoscere.

Se l’emisfero destro del cervello e il sistema limbico percepiscono emozioni d’angoscia, anche l’amigdala e il cingolo si scatenano generando paura e fuga dal pericolo.

Tali emozioni, quali l’angoscia, la paura e lo stress, possono a loro volta avere un impatto molto negativo sulla salute intestinale (stipsi, dissenteria, colite, gonfiore) poiché in quell’area si scatena un’infiammazione pericolosa.

L’intestino mantiene in sè una memoria specifica che permette di ricordare le sequenze di ciò che lo infiamma e quindi procrastinare le sue reazioni nel modo precedente e così in modo cronico. Ma per fortuna il cervello può anche inviare messaggi di rettifica e di pace intestinale.

Molti pazienti comprendono che esiste proprio una comunicazione privilegiata tra cervello e ventre tra le sedi delle attività cerebrali e intestino.

L’antico sentire qualcosa con la pancia non è, dunque, solo un modo di esprimersi datato, ma una verità scientifica attuale.

Un intestino sano ci può rendere più felici e viceversa: la felicità e le emozioni positive si sentono proprio a livello dell’intestino, nella pancia.

Gershon inoltre riconosce che laddove l’intestino è sano e funziona bene c’è una maggior quantità di serotonina e nell’organismo intero circolano anche endorfine.

Sia la serotonina che le endorfine sono i neurotrasmettitori del benessere e dell’euforia insieme anche alla dopamina.

Chi soffre di stipsi, per esempio, è maggiormente preda di emozioni negative, di stati di ansia e di stress. Ciò implica fastidi fisici e innesca facilmente un circolo vizioso, che si può ripercuotere persino nell’estetica e nella qualità del sonno.

Come fare?

E’ ormai noto che assicurarsi una dieta sana ed equilibrata, e praticare anche se minima ma costante attività fisica, è utile.

E’ bene nutrirsi di alimenti che aumentino la flora intestinale di microrganismi buoni come i fermenti lattici, i probiotici e i prebiotici.

Il microbiota umano (informalmente detta flora intestinale) è l’insieme di microorganismi simbiontici che convivono con l’organismo umano senza danneggiarlo.

Il termine flora intestinale non è infatti del tutto corretto in quanto si tratta prevalentemente di batteri mentre il termine flora evoca piuttosto il regno vegetale nel quale, nei tempi passati, erano classificati i batteri; aggiungendo che non si tratta soltanto di microbiota intestinali, ma egualmente anche gastrici, ed altri (bocca, gola, etc..), anche il termine umano è preferibile a intestinale per descrivere più fedelmente la natura simbiotica del microbiota.

Per microbiota si intende l’insieme di microrganismi vero e proprio, mentre con il termine microbioma si fa riferimento al patrimonio genetico del microbiota.

Il microbiota umano è un buon esempio di mutualismo: cooperazione tra differenti tipologie di organismi che apporta un vantaggio ad ognuna di esse.

Esiste un nucleo filogenetico del microbiota intestinale umano.

Il numero di geni totale del microbiota è stimato essere 100 volte il numero di geni del genoma umano.

Il microbiota umano si ottiene anche dalla madre durante i primi mesi di vita, che si aggrega all’alimentazione che lei madre fornisce al bambino.

Pensiamo che anticamente le madri offrivano, dopo lo svezzamento, cibo da lei preparato e anche premasticato.

Il microbiota fornisce il nostro organismo di elementi preziosi come tutte le vitamine necessarie e ha anche la vitamina K e D3.

Le disbiosi sono infiammazioni dell’organismo che dipendono per lo più dal microbiota.

Si potrebbe considerare il microbiota un organo metabolico quasi quasi autonomo e perfettamente adattato alla nostra fisiologia che svolge funzioni che non siamo in grado di svolgere altrimenti.

Tali funzioni includono la capacità di assimilare componenti altrimenti indigeribili della nostra dieta, come i polisaccaridi vegetali.

Noi conserviamo nell’intestino circa 100 miliardi di batteri per grammo di feci che il microbiota dei neonati naturali controlla mese dopo mese.

Per la sua stabilizzazione occorrono molti mesi o, se pensiamo ad una situazione veramente stabile e sana, alcuni anni.

I probiotici, inoltre, sono dei microrganismi come batteri o funghi non patogeni e non tossici che contribuiscono all’equilibrio del microbiota umano.

L’OMS ha proposto una definizione molto precisa di probiotico: un probiotico è un microorganismo vivente che, ingerito in quantità sufficiente, produce effetti benefici sulla salute di colui che li assume.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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