Fasi psico-dinamiche e sociali durante il virus Covid-19

Fasi psico-dinamiche e sociali durante il virus Covid-19

Cercherò di comprendere la psico-dinamica sociale che già in atto e che esprime la sofferenza diffusa dal virus lungo le varie settimane, a partire da Gennaio, Febbraio, Marzo… essendo ancora all’interno della sua evoluzione…

I casi erano pochissimi e tutti provenienti dalla Cina: a partire dal 29 gennaio c’erano due turisti cinesi di Wuhan contagiati, ricoverati all’ospedale di malattie infettive Spallanzani di Roma.

Si parlava poi di un ricercatore italiano positivo al virus e proveniente dalla Cina e un diciassettenne rimasto bloccato a lungo a Wuhan a causa di sintomi simil-influenzali, non positivo al coronavirus, ma ugualmente tenuto sotto osservazione e ricoverato allo Spallanzani. Tutte queste persone sono guarite e sono state dimesse nel mese di Febbraio.

Il 30 gennaio però l’Oms dichiara lo stato di emergenza globale per via della considerevole diffusione, sia in Oriente, sia in Italia.

Si potrebbe osservare che dopo la notizia secondo la quale il virus era entrato in Italia ci siano state reazioni emotive prevedibili, quelle che rientrano nella normalità, cioè di quasi indifferenza, oppure di interesse relativo a qualcosa che non avrebbe avuto un vero esordio nel nostro Paese.

Ma alla fine di Gennaio (27 gennaio 2020) il rischio che l’epidemia si diffondesse passava da moderato ad alto.

I pazienti ammalati a Lodi e in tutto il lodigiano, che poi guariscono, raccontano di aver sperimentato una sofferenza psicologica che si può tradurre in reazioni gravi.

Queste indicano una disperazione in una buona parte di loro e un senso di parziale e temporaneo di dissociazione della personalità e del senso di esistenza.

Alcuni hanno sperimentato un senso mortifero e di fine delle condizioni esistenziali.

Oltre ai sintomi e alla sofferenza corporea, quasi tutti i pazienti avevano affrontato una crisi che riguarda anche il proprio ruolo, l’immagine di sé, l’autostima e il proprio progetto esistenziale.

Mi sembra che la società a queste notizie frammentate abbia cominciato a reagire al Virus con la negazione del contagio.

La negazione è una risposta molto comune che consiste nel rifiutare la realtà dell’evento virale con il tentativo di annullarla per difendersi dall’identificazione con i malati.

Come dire inconsciamente: … se ammalarsi significa questo dolore e rischio per la vita, io non ci sto, mi dissocio, le cose non stanno come ci raccontano i giornali e la radio-televisione!

Le notizie su internet tramite i social sono svalorizzate e quasi ridicolizzate e percepite come spesso discordanti.

Questa sdrammatizzazione però, se probabilmente solleva gli animi sul momento, non fa altro che far perdere tempo, perché non rimanda a chi guida il Governo un messaggio incoraggiante, cioè che la popolazione ha preso sul serio quel che è reale, ma tutt’altro!

E’ chiaro che il Governo deve comportarsi come un padre autorevole e avere solo a cuore la salute della gente, ma poiché il virus è sconosciuto, non è sollecitato a compiere azioni impopolari, troppo restringenti, anche perché penalizzanti l’economia del Paese.

Le notizie quindi in questa fase sono frammentarie e contradditorie, ma tecnicamente le informazioni sul virus sono in verità ancora scarse, figuriamoci qualche settimana fa!

La fase della negazione per certe persone non è ancora oggi terminata, ma per altri per fortuna è stata riconosciuta come ingannevole.

Le restrizioni sono state accettate da buona parte della gente e molti hanno compreso che occorreva stare a casa e esporsi molto meno di prima osservando la distanza sociale.

Troppa gente ha continuato a negare di poter essere colpiti e vittime della malattia e comunque di rischiare la vita.  Ai più è ovviamente sfuggito che, oltre la loro salute, sarebbero stati responsabili della salute degli altri. Questa consapevolezza è particolarmente ostica a chi non ha l’abitudine di identificarsi in generale con gli altri.

Quando a Febbraio la diffusione del morbo e del contagio si è allargata oltre misura e il governo ha promulgato Ordinanze molto più restrittive, assumendosi le responsabilità di un possibile disastro economico, la gente ha reagito con rabbia.

La frustrazione, sentita violentemente a causa di un nemico invisibile, è stata proiettata da molti contro un governo considerato incapace e pensieri negativi su altre persone, causando liti sociali.

La minaccia della malattia globale ha fatto regredire psichicamente a stati infantili precedenti molte persone, riportandoli cioè a quella che si chiama psicosi o isterismo di massa da pandemia, di cui ho accennato in un altro articoletto su questo blog intitolato Psicosi da Coronavirus.

Atteggiamenti di dipendenza e richieste di rassicurazione da parte dei familiari o del personale sanitario sono state avanzate sui Social e ovunque.

Sono comparse sui giornali e su video-clip pensieri originali sul virus, confondendo con razionalizzazioni  il pensiero della gente che però già confondevano ancor di più i messaggi delle Autorità Sanitarie. Ciascun messaggio nelle varie Regioni italiane sembrava aver una propria teoria originale sul virus, come don Ferrante nei Promessi Sposi che morì – come dice il Manzoni – prendendosela con gli astri.

Il meccanismo della razionalizzazione che S. Freud scopre, e poi la figlia Anna cita successivamente alla scomparsa del padre, serve a contrastare l’ansia e l’angoscia che provoca la circolazione di un pericolo.

Nel nostro caso da parte di chi ci si illude di non esserne coinvolti emotivamente, serve a tener sotto controllo la circolazione del Virus, trovando una spiegazione razionale ad hoc.

Il disagio psichico sembra diminuire in molte persone ingenue.

La gente che cerca difese si affanna continuamente a fornire spiegazioni e immagina ragioni e cause  sempre diverse ma che causano la diffusione del virus e si calma stremata alla fine della giornata.

In questi giorni, infatti, ormai alla fine del mese di Marzo 2020, il Governo indotto dalle Autorità Sanitarie anche Cinesi e di altri Paesi, (quelle che lodano l’Italia per le restrizioni tanto coraggiose quanto severe) insiste nelle restrizioni. A questo punto molte persone si arrendono all’evidenza con spirito fatalistico. Evidentemente il destino vuole così, affermano alcuni: … forse ogni cento anni deve esserci una pandemia… mio nonno del resto è morto a causa della Spagnola del 1920… sì anche il mio bisnonno – continua una ragazza – la natura si ribella a qualcosa… forse per essere stata sporcata dalle polveri sottili… per mancanza di un nostro rispetto...

Penso che tra non molto tempo calerà una sorta di depressione salutare che significa accettazione di una pandemia e quindi una collaborazione più stretta sia tra i cittadini e sia tra le Autorità governative e ci sarà infine un Rinascimento.

Penso che al di là del fatalismo, la frequenza delle pandemie, come già abbiamo visto, siano dovuta all’era della globalizzazione che certamente rende i virus più intrecciati con i vari microrganismi e sostanze, producendo quindi virus e batteri sconosciuti e anche più frequenti e veloci nell’espandersi.

Mi è sembrato che la peste del 1630, descritta dal Manzoni, si sia evoluta secondo dinamiche che ho cercato di descrivere in questo blog.

Per questo il romanzo, con le dovute e tante differenze sociali e morbo pestifero,  mi è stato utile.

Non mancherà una consapevolezza della politica economica e dei Paesi uniti, della sanità igiene, per provvedere a un Sistema sanitario provvisto di medici e di strumenti medicali. Le circostanze e l’ambiente sono le variabili fisse delle contingenze che cambiano e che purtroppo non possiamo prevedere.

Ora, e ancora purtroppo, dopo questo inizio, la guerra continua contro un nemico invisibile e insistente, ma la coscienza collettiva permetterà di collaborare ed essere più uniti anche nel mondo.

Spero ne usciremo cambiati e migliorati.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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