Nostalgia

Nostalgia

Si tratta di un’emozione accompagnata da tristezza e da una leggera intima felicità che si mischia con un’amaro sorriso: come eravamo!

Si rimpiange il passato felice o anche non felice, ma in entrambi i casi caratterizzato da un certo rimpianto perché c’è dentro di noi un senso di ritorno a un’epoca che non c’è più.

Si può essere orgogliosi di aver fatto certe cose, di essere stati protagonisti di alcune conquiste, di aver fallito ingenuamente qualche azione, di vergognarsi di essere stati precipitosi e impulsivi, ma di essere stati sempre giovani, pieni di ricordi vivi che ci sono nella nostra mente.

Eraclito, il filosofo greco del sesto secolo a.C., soleva ricordare che non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua che scorre in un fiume.

Ci si ricorda di aver fatto un bel bagno, ma quell’acqua da tempo non c’è più, né la si ritroverà mai più.

In genere si rimpiange la casa dalla quale ci si è separati, un amore che si riconosce come importante con il passare del tempo e che è finito per la propria superficialità.

Si rimpiange con nostalgia la morte di genitori, parenti e amici, si rimpiange il tempo passato in un baleno.

La musica diventa in alcuni casi una colonna sonora che ci ricorda situazioni felici e ne attiva la nostalgia.

Spesso oggetti ed immagini sono oggetto di ricordi nostalgici di giovinezza.

La nostalgia è in fondo anche disillusione.

Perché?

Tutti noi nasciamo con in testa una visione del mondo abbastanza ottimistico.

La famiglia spesso ci riempie di illusioni e di ottimismo attraverso infiniti messaggi che derivano dall’affetto verso di noi.

Il contatto con la realtà spesso è disilludente, perché le difficoltà sono inaspettate e a volte si inaspriscono ai nostri occhi.

La nostra immagine fisica ed estetica appare allo specchio, anche se non sempre, un po’ disilludente.

La nostra salute rivela qualche imperfezione, se non malattie importanti.

Allora nasce la nostalgia di quando si stava bene e in salute, di quando l’estetica mostrava vigore e vitalità.

La disillusione può essere assai dolorosa, più della delusione.

Che differenza c’è?

La delusione implica la frustrazione di un’immaginazione che decade di fronte al reale che può essere più o meno amaro, più o meno forte.

La disillusione rappresenta il crollo di un progetto più ampio e complesso sul quale si era impostata la propria vita.

La nostalgia porta spesso a rimpiangere quindi la giovinezza e persino la sessualità e la propria intraprendenza verso tutto.

Spesso si sono costruiti progetti sia di lavoro, sia nel sognare sentimentalmente di vivere all’interno di una coppia ricca di scambi affettivi, magari una famiglia con figli ben cresciuti, la nostalgia ricorda le speranze che non sono state completate, ma solo disilluse.

La psicoterapia psicoanalitica è molto utile di fronte a una nostalgia dolorosa perché rappresenta un’occasione di ricordare e di ripristinare varie epoche soggettivamente importanti, non solo quelle storiche oggettive come il boom economico dell’Italia del dopo guerra.

Tali epoche trattate psicologicamente trovano nel Sé una nuova armonia e relativo aggiustamento nella propria identità.

Le epoche sono periodi di felicità durante i quali tutto andava bene nella nostra vita, ci sentivamo amati e amavamo, e il futuro appariva ottimo.

Alla base di certe illusioni c’è una forte disillusione della vita, perché l’illusione funzionava interiormente come un muro portante che sosteneva il proprio futuro, ogni sogno, ogni speranza.

Tutto ciò può condurre a un senso di crollo, a nostalgia per le epoche sia soggettive che storiche-obiettive che si rivelano devastanti.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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