Commento del film “Il signor Diavolo”  – di Pupi Avati

Commento del film “Il signor Diavolo” – di Pupi Avati

Siamo nel 1952 in era Democrazia Cristiana quando il primo Ministro De Gasperi cerca di mantenere i consensi elettorali di sempre per le elezioni prossime riferite alla Regione Veneto.

Il contesto è la campagna che dall’atmosfera romantica bucolica appare come un mondo gretto di superstizione dove la superstizione si mescola con una realtà grigia, grezza, rovinata.

Il lavoro di Pupi Avati, che mi è molto piaciuto, studia le atmosfere psicologiche, ed è un lavoro da certosino sul clima psicologico, dove le scene sono posticipate all’interesse del regista al clima preparatorio.

Il conformismo è a mio avviso il vero terrore, che le istituzioni contribuiscono a creare con il loro ottuso modo di pensare.

Già a questo livello il film è terrore, perché è squallore e anticipa angoscia, non la paura dei vecchi film di Avati, ma metafore che promettono inganni, trappole.

Si cerca il capro espiatorio del male, del maligno.

Un neonato viene sbranato, la perdita dell’innocenza indica un presupposto del film.

Il protagonista de “Il signor Diavolo” è un uomo scialbo, un impiegato del Ministero poco considerato dai più potenti a Roma.

La brillantezza della campagna, pur rudimentale, appare deludente e ridimensionata, come a dire che i nostri bei ricordi appaiono più un’illusione che con una natura a dimensione chiara, semplice ed umana.

Si intravedono nel film di Avati le orme del suo film dell’ignaro restauratore de “La casa dalle finestre che ridono”.

Mi sembra che il maestro Avati si inoltri in una ricerca psicologica per comprendere il quotidiano, egli mantiene descritta realisticamente le abitudini della campagna: le lampade a petrolio che ancora si usavano nel 1952, il mobilio, l’auto storica topolino.

Il rapporto sessuale con il maiale, la bestia sporca che vive in una poltiglia disgustosa fatta di liquidi vari, di resti di cibi e di ghiande, genera il mostro, la bestia a sua volta… forse satana?

La ragazza che si mostra nuda divertita per i ragazzi eccitati per poco. È un’anima romantica, quella della scoperta del corpo femminile, dell’amicizia, della dolcezza che come mamma buona aiuta a superare le difficoltà della vita. Non avviene come oggi, dove la pornografia tecnologica ha piena supremazia anche in campagna.

 Forse il regista desidera convertire le usanze consuete di un mondo del passato in una magica storia gotica e nera.

Il nero non è il giallo, non il thriller, non il poliziesco, ma è la paura, è il terrore del sopra naturale, è qualcosa che pesca nel nostro terrore di conoscere le consuete regole scomposte, fuori dalle abitudini dalle credenze, dall’ignoranza che non controlliamo più.

La società si spaventa facilmente non tanto sui pericoli reali, ma non si accorge delle varie manipolazioni politiche e relazionali, sui mostri creati in poco tempo e con facilità.

Il romanzo Gotico della seconda metà del Romanticismo, è nero, è la poesia Ossianica inglese, i protagonisti sono Edgar A. Poe con i suoi tanti racconti, Bram Stoker, con Dracula il vampiro,  Frankenstein e tanti altri costruiti con spettri e fantasmi raggelanti.

La fantasia descrive in primo piano la vita verso la morte che appare come un ponte tanto possibile quanto fantastico e raggelante.

In Il signor Diavolo le vittime sono i contadini dominati dalle decisioni dei politici.

La Chiesa paradossalmente diventa la tenebra, quella che non riesce o ha paura di combattere Satana!?

Preti e suore spaventano e appaiono come entità coinvolte con il Male, lontano dalla Santità, rinunciatari di vittoria.

Nel film alcuni accusano di aver plagiato un bambino, ma il nemico appare identificabile alla luce del giorno. Ma non è solo la paura a muovere Il signor Diavolo.

In un mondo dove predomina lo squallore, il qualunquismo, l’inettitudine, forse l’orrore è metaforicamente l’impiegato inetto: Il signor Diavolo. In tal senso il film mi è molto piaciuto

Il Diavolo è quindi il nostro mondo incapace di uscire dall’immobilismo provinciale, pieno di conformismo,  preconcetti  e altruismo.

Questo fa orrore!

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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