Lo strapotere di alcune famiglie

Lo strapotere di alcune famiglie

Nel mondo occidentale, dopo il 900 la prima cellula sociale subisce un certo cambiamento

in tutte le classi sociali, e cioè da patriarcale si è trasformata in mononucleare per esigenze della cultura industriale.

Una prima osservazione, balza agli occhi quando ci si accorge che le famiglie cercano di limitare le nascite rispetto ai tempi passati.

Il padre era prima del 900, era il re nel contesto familiare, ma dopo, il modello patriarcale si sostituisce il modello mononucleare dove anche la madre diventa regina.

Le ragioni sono economiche che promuovano la coscienza della necessità di entrata di denaro che un tempo era di assoluta pertinenza dell’uomo. Il padre poteva provvedere da solo al benessere di tutta la famiglia, spesso anche numerosa di figli.

Anche i figli che sarebbero nati dovevano essere pensati e anche programmati in rapporto alla possibilità economiche familiari.

Un altro cambiamento che la famiglia nucleare porta rispetto a quella patriarcale è basato su una riflessione all’interno di Sé nel momento in cui entrambi i genitori sono protagonisti e responsabili del futuro reale, debbono esaminare i loro autentici sentimenti d’amore.

Nel passa con la famiglia patriarcale l’amore e l’affetto erano considerati sentimenti da porre semmai in secondo piano se non del tutto inutili per costruire rapporti familiari.

La costituzione della famiglia borghese invece richiedeva nuclei che accentrassero le relazioni connettendole simbolicamente con alcuni nuclei attrattivi come il focolare domestico.

Le classe contadina, quella operaia e la classe nobiliare si sarebbero gradatamente adeguate ai principi della classe borghese che di solito era piuttosto ricca.

I  figli meritano nella famiglia borghese maggior attenzione e cura, sia per sono diminuiti rispetto al passato, sia perché diventato simbolicamente importanti per mantenere unita la stessa famiglia.

Attorno alla famiglia si raccolgono molti parenti che costituiscono una sorta di cintura di retroguardia. Genitori della sposa e dello sposo loro zii e fratelli e sorelle, loro mariti ecc.

Insomma un’infinità di parenti che rinforzano con la loro presenza ed esistenza il nucleo centrale della coppia con figli.

Si costituiscono i clan. I clan costituiscono appunto gruppi sociali che si sentono parte e guardano a un nucleo centrale. Sono legati da affetto, ma anche da interesse solidarietà, di reciproco aiuto anche interessi economici in quanto riconoscono legami di discendenza e di parte.

La borghesia deve però ancora affrontare, come nel passato patriarcale della famiglia, la convenienza di accettare matrimoni che potrebbero con il loro legami tra clan essere sfavorevoli all’economia e prestigio della famiglia.

Invece di migliorare la situazione in seno alla società, sia come immagine, sia in senso economico, potrebbe peggiorare per insinuazioni di parenti scomodi per incapacità di inserirsi in società in modo adeguato.

Gli adulteri nella coppia cominciarono a essere sempre più condannati come scomodi anche per ragioni economica oltre che morale.

La Chiesa ha questo punto difeso la borghesia e la coppia nucleare poiché i sentimenti potevano erano leciti quando venivano riversati nella religione e nella famiglia. La passione amorosa  costituiva un pericolo per la disgregazione della fedeltà a principi religiosi ed economici.

La sessualità fuori dal matrimonio viene perseguita come scandalosa e offensiva per la morale borghese, anche per scongiurare le nascite fuori controllo del matrimonio.

La famiglia resta un luogo sacro e la prostituzione rimane una scappatoia abbastanza consentita perché svolge un ruolo sociale comodo.

La borghesia infatti poteva in secondo piano tenere a disposizione una sorta di amante che con l’uomo sposato, al di là del reale, veniva associata alla categoria delle meretrici, escort, ecc. senza dignità di stato e non paragonabile con piena dignità alla donna sposata.

La donna sposata, indipendentemente dai sentimenti che intercorrevano nella coppia, veniva premiata con doni preziosi, anelli, collane, bracciali, orecchini  come premio sottointeso per la eventuale sopportazione di possibili trasgressioni.

I vari film del realismo e di costume italiano degli anni 50/60 documentano quanto scrivo.

Per l’uomo avere un’amante costituiva uno status simbol sociale ufficiosamente riconosciuto, e per la donna i gioielli costituivano lo stesso godimento sociale, ufficiosamente riconosciuto.

La situazione della famiglia borghese mi interessa personalmente per focalizzare  i conflitti che sorgevano e sempre sorgono quando in un matrimonio la sposa o lo sposo appartengono a famiglie molto differenti per principi etici, ideologici, di classe sociale, di livello culturale, di attività professionali.

Uno dei due rischia di essere assorbito dal partner non solo per ragioni del brutto carattere più attuali, ma per una mentalità preponderante che riguarda la famiglia di origine.

E’ utile ricordare che sarebbe fondamentale che i due fidanzati in fase pre-matrimoniale si conoscano il meglio possibile per anticipare le prospettive di una vita insieme, che dovrebbe apparire soddisfacente.

L’attrazione e l’eventuale passione non è sempre un’alleata consigliera per il meglio.

La passione si riduce con il tempo e non basta più a giustificare la permanente relazione. Uno dei due potrebbe sentirsi assorbire dal modo di pensare dell’altro.

Questo modo potrebbe derivare dal pensiero, maniera e stile di agire che prevale nella famiglia di origine la quale impera da sempre nella piccola comunità familiare.

Tutti gli appartenenti alla comunità, dai vecchi genitori a tutti i parenti si sono adattati con rassegnazione e con il passare del tempo si sono adattati e si sono forse anche convinti che quel modo di essere e pensare sia quello giusto.

Le famiglie nobiliari hanno con il tempo adottato il modello borghese e per fare un esempio mi collego alla numerosa famiglia e comunità del Regno Unito.

Negli ultimi 40 anni abbiamo visto come la principessa Diane Spencer abbia mnifestato con angoscia la sua permanenza a Corte come moglie del principe  Carlo d’Inghilterra.

La sua vita sembra essere stata uno strazio a causa di un mondo al quale le non poteva adattarsi perché troppo diverso dal suo di origine e dove a Corte si era completamente sentita sola e abbandonata.

Gli obblighi istituzionali erano troppo pesanti. Suppongo che Diane avrebbe potuto sopportare i suoi doveri ufficiali se non si fosse sentita completamente sola e abbandonata. Si sentiva sola anche perché non veniva compresa dai veri protagonisti di Corte.

Forse la regina e lo stesso consorte Carlo il quale amava o si appoggiava a un’altra donna con cui aveva una relazione da tempo.

La mentalità e l’atmosfera della Corte reale presupponeva che Diane fosse sufficientemente matura e preparata a comprendere e tollerare alcuni codici che occorreva farli propri. Così purtroppo non è stato!

La maggior parte del popolo britannico sembra abbia empatizzato con la principessa Diane forse perché ha intuito il suo dramma. Era troppo giovane per comprendere il suo destino e incapace di recitare una parte che non era la sua cioè di principessa artificiale.

Recentemente William figlio di Diane and Kate sua moglie, ex-attrice si sono staccati della Corte e forse trasferiti in Canada.

Si potrebbe supporre che anche loro come coppia abbia deciso opportunamente di liberarsi dagli obblighi della Corona, come aveva tentato la madre di William, Diane, alla fine, prima della sua morte disgraziata.

Nel caso della famiglia reale britannica il potere è facile da comprendere e immaginare.

Si immagina che la pressione fosse tanto forte quanto implicita in ogni dettaglio della vita di Corte. Il vero deve stare nelle mani del suo potere familiare e chi si apparenta con quella famiglia deve soggiacere.

Quanto frequentemente succede qualcosa di simile anche in tante famiglie borghesi e non nobili?

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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