Quando l’emulazione e’ pericolosa nei giovani

Quando l’emulazione e’ pericolosa nei giovani

Il processo imitativo nell’essere umano e forse in molti altri mammiferi è innato.

L’imitazione serve al bambino a imparare il linguaggio e a evolversi nel processo di crescita psichica: l’imitazione è promossa dal processo d’identificazione, cioè da quel processo psicologico per cui alcune figure dominanti sono innalzate a modello (genitori, insegnanti, ecc) e di conseguenza a tali stimoli, il soggetto si rispecchia nelle figure elette per poter raggiungerle e diventare il più possibile come quei modelli con i quali s’identifica e anche idealizza.

Gli studi neurologici, circa negli anni 90 hanno rilevato l’esistenza dei neuroni specchio.

Si tratta di un gruppo di cellule, all’interno del nostro cervello (situati nell’area di Broca, nella corteccia parietale inferiore). Queste cellule aiutano a comprendere il meccanismo dell’empatia sociale e delle azioni durante l’apprendimento. Grazie all’imitazione e alla simulazione del comportamento possiamo comprendere meglio il funzionamento delle emozioni nelle situazioni interpersonali. Le emozioni sono connesse con il sistema limbico e con i neurotrasmettitori derivanti dal sistema neuro-endocrino. I neuroni specchio contribuiscono una situazione bio-psichica di rispecchiamento e favoriscono la meta-comunicazione reciproca e multipla.

Dal un punto di vista dei meta-messaggi sociali, il semeiologo Umberto Eco, studiando la comunicazione umana e sociale, distingueva nei mass media, quelli di tipo apocalittico che conducono gli spettatori e fruitori delle immagini a suggestioni distruttive e mass media di tipo integrato che invece aggiungono positività nella socializzazione, nell’informazione e nell’educazione sociale.

Sappiamo che alcune persone che in generale si aggrappano nell’imitare per assomigliare il più possibile a qualcun altro, sono generalmente insicure e sentono poca fiducia di base e autostima.

Un conto è assimilare modelli e stili di comportamento di altri che molto ci piacciono, un conto è dipendere fortemente e costantemente da modelli emulati. Il problema diventa più visibile in epoca adulta, cioè superata la fase adolescenziale.

Il bisogno urgente di emulare ha lo scopo di riempire un senso di vuoto, di noia, di depressione, di mancanza di senso nella vita nei propri obiettivi e desideri, non coincide con la sana curiosità, che dovrebbe sollecitare la motivazione ideativa e creativa dell’esistenza.Pensiamo ai gruppi di adolescenti che hanno come scopo il suicidio. A quei giovani che si tagliano quotidianamente e vedendo il loro sangue scorrono si sentono rassicurati.

Il concetto di emulazione, ancor più dell’identificazione imitativa, indica il bisogno urgente e non il desiderio che presupporrebbe una buona armonia tra i propri interlocutori interiori che si sono costruiti all’interno del Sé, cioè dell’immagine complessiva di noi stessi.

In altre parole, già prima della nascita a livello sensoriale, e per il resto della vita, gli infiniti incontri con le persone producono esperienze emotive che, entro i primi vent’anni, si sintetizzano in alcune voci interiori che suggeriscono al regista Ego possibili interpretazioni buone o cattive del mondo esterno. Creano cioè il vissuto con il quale il soggetto sperimenta ciò che è fuori da Sé.

L’Ego dovrebbe essere padrone in casa propria, diceva Freud, e – aggiungo io – ma non può evitare di lasciarsi influenzare dai personaggi (buoni e cattivi) che producono orientamenti psichici, etici e comportamentali unici in tutte le persone, il cui carattere e personalità sono assai personalizzate .

Penso che la psicopatologia, come la criminologia andrebbe rivisitata.

Vediamo, infatti, in modo sempre più evidente, che esistono persone intelligenti, colte, armoniche, affettuose, brillanti, ecc,ma che commettono gravi reati. Persone che sono socialmente insospettabili da misfatti perché, eleganti, di buone maniere, affabili, o taciturne che presentano molte virtù sociali, sono alla resa dei conti assai sadiche e distruttive.

La psicopatologia è osservabile in modo sempre più trasversale e non identificabile nel modo con il quale abbiamo sempre immaginato e creduto le leggi nosografiche catalogabili secondo una psico-narrativa dei sintomi umorali, comportamentali o stati somatici .

La globalizzazione e la socializzazione tra diversi abitanti di una gigantesca torre di Babele, hanno evidenziato sempre più settori organizzativi della mente dissociati tra loro all’interno del funzionamento mentale. A volte, come in una fiction, abbiamo l’impressione di essere stati contatati da alieni che provengano da altri pianeti, esseri che si sono impadroniti di corpi umani e del loro comportamento e che però abbiano obiettivi verso di noi distruttivi. Questi esseri viventi si sono costruiti in modo differente da noi, perché sono cresciuti in un altro mondo: esistono, ma non sono come noi. La genialità di George Romero nel libro-film del 1968 : la notte dei morti viventi, per chi lo vede la prima volta, si sente gelare, perché non può intuire che chi cammina lentamente e sconnessamente verso di noi con lo scopo di mangiare la nostra carne, non è un essere vivente, ma un cadavere assetato di sangue.

Le Religioni ad esempio che sempre, sin dall’inizio della preistoria, sono state alla base della vita dell’uomo, hanno causato guerre atroci, sono state nel passato e continuano a essere l’occasione di esercizio e abuso di potere perché hanno rappresentato punti di riferimento ineludibili per l’umanità.

Le Religioni sono tante e rappresentano il veicolo maggiore per l’emulazione, per l’eccitazione, per l’esaltazione collettiva, perché esse rappresentano il punto di riferimento più immobile che può essere per molti giovani, oggetto permeabile di emulazione ideologica e assai pericolosa.

Accade che anche l’imitazione, ma in particolare l’emulazione induca a copiare azioni incredibilmente drammatiche in nome della divinità idealizzata. Naturalmente non intendo affrontare temi che riguardano le dinamiche politiche che muovono i giovani che, a loro volta possono essere vittime di importantissime manipolazioni di potere: mi limito a considerare alcune dinamiche psicologiche degli artefici di tanti drammi, connesse con la suggestione della quale molti giovani in tutto il mondo hanno bisogno.

Giovani adolescenti o poco più, se intraprendono la via più immediata per uscire dalla noia e dall’angoscia per il nulla tramite l’illusione dell’ideologismo, confondendolo con i sani ideali che motivano alla evoluzione di Sé e della Società, si sentiranno sempre più onnipotenti.

Da un lato i giovani rafforzano la propria debolezza, e la propagheranno a tanti altri che, emulando alcune false certezze, e diventeranno al fine di sentirsi esistenti, lupi solitari di cui ho già parlato.

Per chi non sente di vivere, prediligere la morte esalta il senso della vita !

Emulare onnipotentemente un capo quando si è poco più che adolescenti è comprensibile. Poveri o ricchi possono avere lo stesso bisogno che consiste nel combattere il vuoto, il non senso, la noia mortale, la fame, le ingiustizie sociali.

Il bisogno di combattere per una causa del capo nobilita il sacrificio della propria vita.

Il sacrificio promette la ricompensa divina del paradiso. Per chi sente il nulla è tanto.

Meglio avere coraggio! Altro che nichilismo!

Suggestione significa che inconsciamente uno degli interlocutori interiori che è in noi ci dice cosa dobbiamo fare del nostro futuro, ci offre un senso, uno scopo, persuadendo l’Ego o scavalcandolo. In fondo, chi è persuaso ha risolto lo scopo della propria vita!?

La Religione in sé, rappresenta la casa ottimale per tutto il mondo. È il fiume su cui tutto può scorrere perché è governata da Dio, è il valore massimo tra i valori! Non c’è più bisogno di affrontare il grigiore della vita!

Temo che l’emulazione, il bisogno di essere rapiti dalla suggestione, di trovare chi ci salva l’anima, di morire per sancire il senso della vita sia il vero nemico da battere.

 

 

 

 

 

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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3 commenti

  1. Raffaella Buttazzi

    Mi tornava in mente un post su “Dialogo con la Psiche” riguardo alla terapia con i rapaci per i ragazzi autistici: penso, infatti, quanto, forse, sia proprio il contatto con parti di Sè sentite come “fredde” ma anche fragili, mentre raccontano momenti vissuti come umiliazioni penalizzanti e precoci , a favorire una sensibilità emotiva armonica sino in fondo.

    Inoltre, riguardo all’imitazione, ricordo come ho cominciato a studiare in modo continuo e gratificante e a vestire in modo più femminile, imitando una compagna di classe delle medie, che riusciva meglio di me negli studi e nelle relazioni coi coetanei, certo era l’adolescenza: solo un primo passaggio…: forse sin da bambini occorrerebbe una formazione affettiva per potersi ascoltare?

    Raffaella

  2. Raffaella Buttazzi

    Intendo un’integrazione dell’emotività all’inteno dell’educazione, ponendo al centro la relazione.

    Mi spiego meglio con un esempio: una amica, insegnante elementare, più volte mi ha parlato della difficoltà che incontra quando accompagna la classe in mensa: ogni bimbo è più o meno competente nel gestirsi da solo durante il pranzo, partendo anche dall’esperienza familiare.

    Le critiche tra coetanei ed insegnanti, però, rendono qualche bambino inappetente o/e aggressivo coi compagni di classe. aumentando confusione e difficoltà anche per gli insegnanti :ascoltare emotivamente, forse, porta ciascuno a crescere individualmente, integrandosi, anche attraverso la promozione di gruppi di psicodramma analitico con gli insegnanti, (e con i genitori), mentre spesso l’attenzione è solo volta a ciò che concretamente si riesce o meno a “fare”, ma alcuni segnali non potrebbero prevenire possibili futuri disagi emotivi?

    Raffaella

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