Buongiorno dottore. Sono Fabrizia la mamma di Filippo mio figlio maggiore che compie 14 anni in ottobre. Purtroppo è una vita che lotto con lui con il cibo. Lui purtroppo assomiglia alla famiglia di mia suocera dove sono tutti obesi e lui adora mangiare come loro. Io ho da sempre cercato di tenerlo a stecchetto…..ma purtroppo mi rendo conto di aver sbagliato tutto. Io lo limitavo e lui da sempre mangiava di nascosto. Anche ora. Ingurgita tutto appena lo lasciamo da solo e il peggio e che torna a mangiare per nascondere a noi tutto. È un ragazzino molto carino ma in un corpo da obeso. È 167 cm per 85 kg. La mia colpa è stata sempre quella di farlo ragionare dicendogli anche che era grasso e questo lo feriva ulteriormente e io non ho mai capito il suo disagio. Sono proprio stata cattiva nei suoi confronti…..ma ora vorrei riparare al mio errore. Le chiedo come posso fare?????
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Provo a risponderle:
Cara Fabrizia, forse tu temevi troppo che tuo figlio assomigliasse alla famiglia di sua suocera e cosi’ hai insistito affinché’ il ragazzo assumesse caratteristiche estetiche e fisiche opposte ai suoceri, cioè di essere magro sottile.
Dalle sue righe sembra che il figlio non appartenga anche a suo padre perché’ lei non accenna.
Bisogna ribadire che la figura paterna , sia per il figlio maschio, sia per la figlia femmina e’ assai importante e, purtroppo nella nostra società, vediamo che l’immagine paterna stia svalorizzandosi sempre piu’: risulta più debole e inconsistente come modello di vita anche se fortunatamente con molte eccezioni .
Come diceva lo psicoanalista francese Lacan negli anni quaranta, la funzione del padre, metaforicamente lo vedrebbe prelevare dalla simbolica bocca vorace della madre il figlio/a per imprimere il proprio nome attribuendo ai figli l’identità.
Potrebbe suo figlio trovarsi in una situazione che e’ situata tra l’incudine e il martello ? In altre parole, potrebbe attraversare una crisi personale di identità maschile?
Il corpo nella donna e nell’uomo e’ teatro della mente e suo prolungamento e viceversa.
Vediamo come tatuaggi, piercing, vigoressia, cioè’, grandi muscoli, magrezza patologica, capelli con stile taglio arcaico, sono diventate testimonianze di messaggi che agognano identità come se questa fosse stata smarrita, come se nessuno la sapesse tenere insieme nella sua complessità’ .
Manca psicologicamente una guida sana e sicura che non suggerisca cosa fare, ma che offra affetto e modelli d’emozioni affinché i ragazzi s’impadroniscono senza vergognarsi per la propria debolezza o insicurezza di ciò’ che fa per loro cioè’ di sentirsi maschili e femminili.
Le ragazze desiderano e negano il proprio seno, lo esibiscono e lo nascondono. Si vantano di essere libere sessualmente, ma del sesso spesso hanno gran paura. Anche i ragazzi adolescenti temono di mostrarsi per quanto poco scoprono di Se’ e temono la sessualità come segno della propria spontaneità. Diventano piuttosto unisex!
Pensiamo all’uomo possessivo, geloso, violento, vendicativo, stalker come alla donna adolescente che fa usare su di Se’ con molta facilità’ il bisturi e l’uomo che che cerca l’allungamento del fallo.
La perfezione, il pensiero magico-onnipotente di questa nostra epoca sostituisce un padre moscio.
Comprendo come la moda che la TV propone anche a propósito del cibo trash non aiuti i giovani. Tu stessa dici come tuo figlio, piu’ che mangiare con l scelta del desiderio, riempia il vuoto dello stomaco, sempre pronto a ingurgitare qualunque tipo di cibo edibile.
Qual’e’ il messaggio che tuo figlio sta inviando?
Non mi piaccio come sono. Se trasgredisco mangiando, mi estraneo da un mondo che non so cosa voglia da me.
Le tue proibizioni di non mangiar possono essere uno dei pochi punti fermi che mi fanno sentire che faccio qualcosa per me, anche se sbaglio!
Penso che tu non ti debba sentire in colpa, non serve.
La dinamica psicologica si e’ gia’ evidenziata, ma credo che l’intera famiglia debba partecipare al discorso del come si e’ vicino affettivamente a questo ragazzo che mi sembra si senta piuttosto solo.
La situazione migliorerà!
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Mi capita sempre più spesso di notare come amici nonchè padri che conosco facciano sempre più parte delle prime esperienze dei figli anche molto piccoli.
Leggendo, però, mi chiedevo quanto questo cambiamento in confronto ad un recente passato rifletta, al di là delle intenzioni, più una moda e un’insicurezza dei nuovi papà nella fatica di trovare un equilibrio in se stessi e nella coppia.
Una coppia di amici, per esempio, dinanzi all'”ingordigia” della figlia maggiore di otto- nove anni, ha messo a dieta tutta la famiglia, mentre, forse, sarebbe stato più difficile comprendere perchè il padre ponesse, incosciamente, alla berlina, più volte, la figlia tanto simile a lui fisicamente, proprio quando egli stesso si confrontava con una moglie apparentemente più appagata di lui sia lavorativamente sia culturalmente?
Raffaella