Aquaholics, Potomania, altra compulsione psicopatologica

Aquaholics, Potomania, altra compulsione psicopatologica

Tra le tante compulsioni psicologiche, spesso giovanili, delle quali mi sono occupato negli anni, e mi occupo a tutt’oggi, c’è la Potomania e l’eccesso di ingestione d’acqua.

Si intende con Potomania il bisogno ripetuto e compulsivo di bere: si può trattare di tutto ciò che è bevibile, drinkable, che quindi può riguardare l’acqua, varie bibite, vari tipi di latte e di thé, caffè, succhi di vario genere, spremute, estratti, birre, vino, super alcolici e liquori dolci.

Certe persone sono addicted e sono continuamente in contatto con queste bevande, portandosele dietro nei loro percorsi. Ciascuna sostanza fa della persona un dipendente da quel che beve. Non c’è bisogno di commento quando si tratta di alcolici.

I medici inoltre sanno che bere troppa acqua danneggia la salute. Ciò, per molta gente è sconosciuto, perché è più noto il consiglio secondo il quale, mediamente, bere circa due litri di acqua dovrebbe depurare l’organismo.

Male però esagerare con le quantità: il King’s College Hospital of London ha coniato il termine di l’overdose d’acqua (Aquaholics).

Molti giovani orientati in modo salutistico, pensano che più acqua si beve, meglio si sta!

In molti Stati del mondo alcuni medici hanno dovuto ricoverare molte persone, a causa del fatto che persone compulsive abbondavano nell’ingerire acqua e così i livelli di sodio erano pericolosamente diventati troppo bassi nel sangue.

Nei casi più gravi, il cervello potrebbe addirittura gonfiarsi e portare a confusione mentale, causare convulsioni, persino a portare a stato comatoso e addirittura a morte.

Sappiamo sia importante bere una giusta quantità di acqua (non più di due litri al dì) per mantenerci entro un certo buon salutare equilibrio fisico, sia fisicamente, ma anche mentalmente.

Di solito, i medici cercano di incoraggiare i pazienti a bere di più, specie prescrivono agli anziani di bere anche se non sentono il bisogno, poichè a una certa età potrebbero mal avvertire gli stimoli della sete, in particolare in inverno, tanto da rischiare di sperimentare la disidratazione, e produrre sintomi quali urine scure. Non esiste una quantità di acqua prescritta al fine di rimanere in buona salute.

L’atteggiamento corretto indica come, fondamentale, essere idratati e controllare che le urine abbiano un colore chiaro e che le feci siano di un colore, né troppo scuro, né troppo chiaro, mentre nel transito fecale, l’intestino dovrebbe funzionare normalmente, grazie al rigonfiamento normale delle sostanze espulsive residue .

L’eccessiva assunzione di acqua per esempio un gallone, quattro e più litri, può invece avere conseguenze importanti per i pazienti: esiste infatti l’intossicazione acuta da acqua, chiamata anche avvelenamento da acqua.

Si tratta di una condizione clinica caratterizzata da iperidratazione con grave iponatriemia.

L’iponatriemia è un disturbo elettrolitico dovuto alla concentrazione del sodio nel sangue in particolare plasma (parte liquida) che risulta più bassa del normale. Il sodio è ione positivo, (catione) che in tal caso non può passare liberamente all’interno della cellula.

L’omeostasi, cioè la stabilità di concentrazione è quindi compromessa. L’iponatriemia viene generalmente definita come una concentrazione sierica di sodio che non dovrebbe scendere troppo al di sotto di certi valori.

L’insufficienza renale, l’insufficienza cardiaca e  epatica, persino la bronco-polmonite possono essere associate a iponatriemia.

L’abuso di farmaci antidiuretici, la carenza di gluco-corticoidii, possono causare nefropatie croniche, per grave deplezione di potassio.

Detto ciò, vedo molti giovani che vengono alle mie lezioni, che girano per strada, al cinema, in treno nelle discoteche, insomma ovunque che portano con sé una bottiglietta d’acqua che una volta finita, viene rimpiazzata da un’altra. Mi sono domandato: non stanno anche esagerando ? Alcuni lo confessano. Forse non è sempre così come temo, ma è meglio considerare quanto ho scritto.

La terapia prevede il divieto di assumere ulteriori liquidi fino alla completa normalizzazione del bilancio idrico, anche se l’utilizzo di diuretici ,prescritti dal medico, può facilitare tale processo.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
__________________________________________

E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Un commento

  1. Raffaella Buttazzi

    Personalmente non mi capita di portare con me una bottiglia di acqua o di altro, nemmeno d’estate, poichè, quando sono fuori casa ed impegnata in qualcosa anche di divertente, mi troverei impacciata e nelle condizioni di cercare troppo spesso una toilette.

    Comunque ho notato come molte persone abbiano con sè la bottiglietta d’acqua: è quasi un cult, perchè racconterebbe appunto l’attenzione per la propria salute, ma proprio ieri sera parlavo con alcuni conoscenti di come la dipendenza sia cercata e non solo subita.

    Allora mi domando se quello che anche in questo caso si cerca sia un “ruolo importante” e non flessibile ed incerto e creativo come quello di uno studente alle soglie di molte scelte con altrettanti dubbi, o di qualcuno che è in transito per una professione con troppi standard “impersonali” da mantenere: l”acqua può in questa esperienza assumere una funzione apparentemente “liberatoria”?

    Raffaella

Rispondi

WP to LinkedIn Auto Publish Powered By : XYZScripts.com