Gente che ha bisogno di sfogarsi e raccontarsi

Gente che ha bisogno di sfogarsi e raccontarsi

L’idea che attraverso i social networks, le persone stringano contatti sociali attraverso la rete e gli smartphone, che mettano al corrente continuamente gli amici che hanno recuperati in rete, a volte descrivendo con foto e esclamazioni, anche i minimi particolari della loro quotidianità, ci comunica un forte bisogno di condividere, di sentirsi letti che forse sta di essere ascoltati, di avere testimonianza di ciò che a loro accade. E’ una modalità più che collaudata che si fonda sulla approvazione e sulla continua conferma senza la quale alcuni giovani sembra non possano andare avanti nella vita quotidiana. Il poter dei social è grande e lo vediamo nel cyber bullismo a quali conseguenze possa portare. Dobbiamo sempre riconoscere che comunque la rete è un potente, utile mezzo di contatto e di comunicazione che aumenta la potenziale fratellanza e globalizzazione che inventa anche un linguaggio nuovo, che rompe certe formalità che consente un rapporto diretto e veloce. Le compulsioni esagerate da dipendenza da smartphone e da tablets, potrebbero rappresentare le controindicazioni d’uso eccessivo e disturbante. Si cerca e si vive nel mondo ciò che piace o non si può evitare: il resto diventa sempre più virtuale, diventa la rete che ci portiamo sempre con noi e che emerge a ogni istante della vita.

Penso che uno scopo nucleare dell’abuso della rete, stia nello sconfiggere rapidamente la solitudine, la tristezza, la noia.

Come si compensavano questi bisogni un tempo ante-elettronica, ante-network?

La gente in generale usava senza saper i barbieri. Molti uomini in particolare nei giorni di Venerdì, Sabato e Domenica, ma alcuni giovani quotidianamente , specie nei paesi si recava dal barbieri per farsi radere, aggiustare i baffi, le basette e qualche volta lavare e tagliare i capelli.

Credete che fosse la barba e il resto, il principale scopo di tale visita così frequente?

Si trattava di coltivare un rapporto consueto durante il quale il cliente parlava, e parlava raccontando di e commentando di sport, se il barbiere era di sesso maschile, (ma quasi sempre lo era) e lo scambio passionale di idee, conferme e disaccordi poteva durare un’ora di tempo. Nessuno dei due interlocutori aveva fretta, perché lo scopo era poter condividere con qualcuno e sfogarsi a parole, bene, bene. …. Si trattava di una catarsi psicologica per entrambi, un tempo ricreativo durante il quale si era ascoltati con interesse. Sembra poco, ma un’ora di chiacchierata era salutare in procinto di cominciare la giornata!

In seconda istanza, a vantaggio per l’uomo, era ma forse è ancora utile per lo sfogo e la catarsi con finalità buon umore, la funzione del dialogo con il barista per il consueto caffè. Anche in questo caso, il tempo al bar non era corto.

E la catarsi della donna? La funzione catartica e rilassante era, e forse continua ad esserlo: era la parrucchiera dalla quale si stazionava par un tempo più lungo le clienti perché il lavoro da eseguire sui capelli, unghie, poteva essere assai più impegnativo. Le chiacchierate sono sempre state maggiormente protratte e appassionate per alcune donne, quelle molto aperte poco riservate.

Un bello sfogo, un buon rinforzo a consolazione di alcune frustrazioni avevano il potere di ricreare lo spirito, anche se a volte, i consigli non potevano essere di grande aiuto, perché ciascuna delle due interlocutrici non s’accorgeva di proiettare questioni personali che nulla avevano a che fare con il problema dell’altra. Ma le donne mediamente sono sempre state più introspettive dell’uomo che, di solito, non è abituato a raccontarsi, né confidarsi troppo, ma preferisce rimanere ancorato a questioni pratiche connesse con il mondo esterno o professionale.

Anche nei centri estetici, ginnici e di bellezza, le relazioni con i professionisti possono aver funzioni di coccolamento tanto liberatorie, quanto catartiche.

Ma ho osservato attraverso una ricerca che ho svolto su questo tema, cioè comprendere la funzione di sfogo per assopire solitudine esistenziale o piccole frustrazioni, ho trovato che il treno sia il veicolo che consente maggiori e liberi sfoghi. Entrando in uno scompartimento del treno qualcuno individua persone che ispirano la mente. Sedendosi, si mettono a parlare o interrompono un discorso già iniziato da altri. Il tempo a disposizione per gli appassionati di scambio-opinioni si misura dalla fermata del treno alla quale l’interlocutore-viaggiatore scenderà.

Ci sono viaggi lunghi che permettono lunghi confronti verbale e racconti personali che vanno anche su vicende intime. Uno dei viaggiatori sceglie il dialogo da svolgersi con l’interlocutore che viaggerà più a lungo e che coinciderà con il proprio viaggio .

Il problema consiste nel fatto che viviamo in una società dove la gente si ascolta poco e dedica scarsa attenzione alle comunicazioni degli altri. Forse siamo confusi, ci sono troppi stimoli tecnologici che ostacolano l’attenzione oppure siamo confusi per motivi esclusivamente psicologici?

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
__________________________________________

E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Rispondi

WP to LinkedIn Auto Publish Powered By : XYZScripts.com