Si potrebbe riassumere molto sinteticamente che la storia dell’omosessualità maschile dalla antica Grecia alla fine dell’impero augusteo accettasse l’omosessualità, intesa come bisessualità, oppure s’accettava l’omosessualità soltanto quando era attiva mentre sembrava venisse condannata quella passiva.
Si difendeva, in altre parole nell’antico impero la virilità e l’attivismo dell’uomo guerriero.
Il Cristianesimo cominciò a condannare la sessualità (e in particolare l’omosessualità), se non svolta a fini procreativi.
L’epoca vittoriana, creò un inferno omofobico e repressivo verso vizi e perversioni, ma grazie al puritanesimo e il perbenismo borghese fece nascere reazioni popolari anticonformiste e assai trasgressive.
La scienza medica favorì l’interiorizzazione dei valori morali che miravano a confermare le fedi religiose e sino alla metà dell’ottocento quando successivamente Freud cominciò a comprendere gli omosessuali ritenendoli però invertiti e pervertiti, ma impedì a livello scientifico, che venissero repressi o per legge puniti.
L’identità omosessuale è stata infatti negli anni recenti analizzata in base, sia alle enunciazioni teoriche di psichiatri, psicoterapeuti, psicologi, antropologi criminali, sia in base alla letteratura amorosa delle relazioni tra gli stessi omosessuali.
Alan Downs con The Velvet Rage, la rabbia strisciante, omosessuale, psichiatra statunitense, nel 2016 scrisse come gli omosessuali per quanto in misura assai minore rispetto a un tempo, soffrano ancora di un disturbo d’identità sentendo di aver disilluso la società e in particolare la figura maschile del padre.
La loro identità sarebbe per Downs sempre in discussione, generando una rabbia latente per quanto controllata e camuffata in dolcezza e gentilezza, specialmente nei confronti delle donne dalle quali non si sentirebbero criticati per la loro appartenenza di genere.
Ho potuto costatare che, per quanto Downs abbia ragione nelle sue osservazioni, esiste una nuova categoria di giovani che sta cercando di essere o considerarsi omosessuale.
I gay hanno ottenuto un certo riconoscimento sociale in quasi tutto il mondo occidentale, sia politico, sia riguardo alla dignità. Molti tra i grandi artisti della storia passata e contemporanea sono stati e sono gay.
La società, salvo alcune eccezioni di persone indifferenti o addirittura omofobiche, manifesta comprensione e accettazione sempre maggiore verso i gay maschi.
Le lesbiche passano quasi inosservate e spesso sono più interessanti sia per uomini che donne e raramente criticate. Inoltre la donna non ha mai messo in difficoltà nessuno nei vari periodi storici considerata solo una fanciulla affettuosa verso tutti.
Molti giovani che vivono in se stessi una grande insicurezza e così trovano beneficio psicologico nel considersi gay: trovano una sorta di identità che li differenzia dall’anonimato e conferisce loro un senso di interesse e soprattutto di sensazione di esistere.
Anni fa, al Servizio Clinico dell’Università, ho trovato in consultazione molti studenti fuori sede che si dichiaravano gay , ma approfondendo i colloqui non risultava che lo fossero.
Volevano aderire al mondo omosessuale e si spacciavano a me presentando il problema di essere invertiti come se per me fosse un aspetto clinico da risolvere: volevano attirare la mia attenzione su di loro ed essere confermati, rassicurati apparentemente , di non essere omosex, mentre sapevano di non esserlo, ma cercavano in se stessi attenzione da parte mia come persone.
Alcuni di loro provavano ad avere rapporti sessuali con gay autentici, ma spesso non riuscivano ad andare avanti nella storia e in fondo, il consumo di sessualità con i gay non piaceva tanto ai miei ragazzi.
La diagnosi, se così vogliamo chiamarla su questi giovani, era costituita da insicurezza confusione ricerca del senso di essere visti e riconosciuti in qualche modo, non di essere omosessuali.
L’omosessualità sta diventando uno status symbol, un’identità forte e, nonostante l’omofobia, è destinata a migliorare sempre più la propria posizione sociale. E’ diventata un’alternativa di genere di successo, che impone rispetto e che offre qualche privilegio, per esempio di lavoro.
In molte settori della moda, dell’arte, della letteratura, il gay sembra certamente d’essere gradito, perché sembra essere più attento, sensibile, più elegante, originale e creativo. Sa essere più scherzoso, colorato, e originale.
Non sono ironico, dico la verità!
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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