Incendiari

Incendiari

Il nostro Paese  non solo é devastato dagli incendi, ma da mancanza di acque come a Roma, Cagliari, Ancona . Migliaia di ettari di boschi e di macchia mediterrannea se ne sta andando in fumo. Gente che abbandona le case e nonostante i mezzi aerei bombardino di liquido antifiamma le zone colpite e i pompieri lavorino dalla mattina alla sera, gli incendi a mala a pena sono dominati con molta lentezza. Il vento, il caldo, zone seccate a causa dell’alta temperatura favoriscono il divampare di nuovi incendi che si accendono ovunque nei territori.

Le osservazioni scientifiche degli esperti naturalisti confermano che il fuoco si crea non spontaneamente: quasi tutti gli incendi sono prodotti dalla mano dell’uomo.

La piromania è una severa sindrome compulsiva caratterizzata da una serie di comportamenti che innescano rabbia e aggressività nel soggetto che é un malato, tale da provare piacere incendiando boschi o altro, in alcuni casi persino gli animali diventano vittime e trasportatori di fuoco.

La distruttività genera piacere per se stessa: alcuni giovani dopo essere stati scoperti e arrestati si giustificano dicendo che è stata per loro una bravata, una ragazzata. Si tratta di danni di miliardi di euro.

I soggetti affetti da questo disturbo provano una tentazione irrefrenabile di appiccare fuoco a oggetti. Il piromane non agisce per dispetto, vendetta, rabbia o per ideologie sociali, ma per soddisfare un impulso irrefrenabile al quale non riesce a resistere. Il compulsavo è spinto da una sensazione interiore di tensione ed eccitazione che si placa solo dopo aver provocato l’incendio. Il fuoco da lui appiccato mentre brucia e distrugge, gli dà sollievo e intima soddisfazione.

Sappiamo che molti piromani sono pagati dai mafiosi: tuttavia resta la capacità patologica di agire questo delitto.

Il piromane sente generalmente il fascino della potenza che il fuoco gli evoca interiormente connettendo fantasie omicide con l’eccitazione maniacale: il folle sperimenta interesse e curiosità verso tutto quello che vede bruciare per sua mano.

E’ come se egli si sentisse in quel momento un dio, (o meglio un demonio) che è in grado, invece di creare un mondo di vita, sentisse di potere far sorgere qualcosa di straordinario, proprio  il fuoco, mentre  dilaga ovunque  nei boschi.

Invece della creazione c’è al suo posto l’onnipotere della distruzione.

Non c’è alcun dubbio che il fuoco abbia esercitato sin dalla preistoria un fascino magico, per la luce, per il calore, per la estensione rapida favorita dal vento

Il piromane ha spesso comportamenti altalenanti, tra la solitudine inquietante e la rabbiosità prima interiore poi messa in atto. Egli prova principalmente tensione e eccitazione prima dell’azione piromanica, poi gratificazione o sollievo.

Il piromane agisce per il piacere di vedere cosa le proprie azioni provocano nelle altre persone, inclusi i comportamenti necessari per estinguere gli incendi scatenati: vi è alcune volte anche il piacere di leggere nei quotidiani o di sentire parlare da parte dei media gli effetti delle proprie azioni. Spesso il piromane osserva l’incendio da lui provocato e, da protagonista, si aggrega ai pompieri per spegnerlo.

Alcuni incendiari dichiarano che il loro piacere in tale azione risiede solo nell’accendere il fuoco per il gusto di farlo, nella visione delle fiamme dardeggianti: altri si sentono sollevati dalla tensione mentre guardano gli oggetti sciogliersi, bruciare, e il tutto si autoalimenta.

Attraverso delle indagini cliniche, negli individui affetti da piromania, sono state scoperte delle anormalità nei livelli dei neurotrasmettitori, come la norepinefrina, cosa che si potrebbe collegare ai problemi di controllo degli impulsi e così pure dei ridotti livelli di zuccheri nel sangue.

Qualche ipotesi psicosociale sostiene che la piromania sia una forma di comunicazione per individui con scarse abilità e risorse sociali, oppure con una sessualità poco gratificante, per i quali accendere dei fuochi acquista il ruolo di soluzione simbolica.

Nelle dichiarazioni spontanee delle persone arrestate, spesso è collegata l’energia sessuale. Per questo motivo, è probabile che gli individui affetti da piromania ritrovino un sistema di simboli e rituali primitivi collegati al fuoco e all’incendio  che potrebbero  rappresentare per loro una forma di necessaria catarsi.

Ho sempre sostenuto che l’appiccare fuoco fosse paragonabile, per chi si assume la responsabilità civile e morale di realizzare tale atto criminale, a una sorta di eliminazione del male che è ovviamente percepito in loro attraverso un rituale di disinfestazione per debellare i virus che sono alla base di una piaga che si allarga sempre più.

E’ noto che, sin dall’antichità più remota, dopo la scoperta del fuoco bruciare poteva servire oltre che per cucinare, forgiare il metallo, ecc anche per disinfettare distruggendo tutto, allontanare gli animali feroci e pericolosi per la vita umana.

La pesta bubbonica e altro, descritta in letteratura, la lebbra, considerate malattie invincibili potevano essere debellate solo con il fuoco. Le ritenute streghe erano bruciate in tutto l’Occidente durante la Controriforma.

L’atto incendiario sembra rappresentare l’espressione di un bisogno narcisistico del Self, una perversione che si associa alle manie di protagonismo: i soggetti spesso sperimentano o forse cercano l’isolamento sociale e magari non hanno molto successo nei loro rapporti interpersonali e sessuali e così la strategia di bruciare può avere anche significato egocentrico di ribellione.

Ho sempre fantasticato rall’incendio comeivolto se fosse  un atto urinatorio dell’uomo quando da ragazzino a volte sfida il compagno nel farla più lontana possibile, all’eiaculazione abbondante come segno di onnipotenza. Pensiamo anche alla simbologia dei fuochi d’artificio!,

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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