Negli anni trascorsi ho ricercato molto sulle compulsioni, e in alcuni miei libri ho cercato di descrivere quelle che avevo individuato.
Mi sono successivamente accorto che nella nostra società ci sono troppi comportamenti compulsivi e che mi stava apparendo inutile descrivere tutti i comportamenti compulsivi perché sono troppi hanno tutti una radice comune tra loro.
E’ la Società che insegue valori compulsivi che indica esempi comportamentali di frenesia, di mania di grandezza, egocentrismo, visibilità teatrale e narcisistica.
Il comportamento compulsivo quello che s’esprime attraverso sintomi specifici è comunque dettato da impulsi volontari indirizzati a compiere reiterate azioni: queste si prefiggono il fine di placare, seppur momentaneamente, un’ansia.
L’ossessione per un’immagine mentale genera una mono-idea che ricorre anche inconsciamente in maniera insistente. Reiterazione e ossessione vanno dunque a braccetto.
Ho descritto la patologia dell’assumere stupefacenti sempre diversi, le varie droga.
Le patologie sono tante: quella bulimica, anoressica, che si riferisce allo shopping compulsivo, (non si tratta del collezionismo), al gioco d’azzardo, alla compulsione per internet, per i social, alla disposofobia, cioè l’accumulo compulsivo, alle mani bucate, cioè alla iporopia, cioè alla necessità di sprecare denaro, la cleptomania, l’iperopia, cioè la sindrome di iper-risparmiare , e la piromania, la compulsione che determina il graffitismo vandalico al fine sprezzante di generare degrado.
La compulsione-ossessione a rischiare continuamente la vita, (per esempio saltare da un treno all’altro, entrambi incorsa in senso opposto).
Tante sono le compulsioni psicopatiche attuate, come il gettare dai ponti sulle autostrade sassi, pietre sulle auto in corsa.
Tutte queste disgraziate azioni sono in cerca di emozioni immediate che sembrano oggi ridotte e povere nei giovani. Si collegano a inutilità e noia , e non per far girare il denaro a vantaggio dell’economia.
Sarebbe utile e giusto far circolare denaro se il fine fosse quello di migliorare la crescita del Paese.
Invece il Paese sembra soggetto a cattive amministrazioni che portano allo spreco incredibile di beni Statali, ad opere costate miliardi di euro, ma rimaste incompiute ed abbandonate.
Ci sono edifici statali svalorizzati che si auto-deteriorano e gli amministratori non sanno nemmeno che esistono e che sono utilizzabili.
Viviamo comunque in una società dei consumi che specie in Italia non soddisfa i giovani e tanti altri.
La globalizzazione sprovincializza la gente e favorisce qualche scambio industriale, ma i guai dovuti agli scambi non diminuiscono.
I costumi sono diventati una torre di Babele confusiva la mente di alcuni e di troppi giovani.
C’è bisogno di sentire se stessi, le cose che contano, quindi anche i valori e il senso della vita.
Il futuro per i giovani è impercettibile. I giovani cercano concretezza e vogliono abolire le false promesse, le sovrastrutture che da tempo non convincono più.
Sbagliano però i conti quando assumono un atteggiamento contro se stessi, maniacale, noradrenalinico, dopaminico, onnipotente, e cercano gratificazioni vuote, compulsive perché queste sono effimere inefficaci, se non peggiorative, distruttive e lasciano l’umore più depresso di prima.
La ribellione è doverosa, ma verso chi non ci fa del bene!
Tuttavia, acquistare, comprare, regalare, quando l’eziologia delle azioni non è patologica e compulsiva, corrisponde ad un appagamento onirico.
In questo periodo festivo, se qualche soldo rimane a disposizione di possibili regali per se stessi e per gli altri, comprare genera piacere sano.
L’atto di acquistare a buon prezzo specialmente, permette alla fantasia di sentire che qualcosa di veramente desiderabile si realizza.
Entrare in possesso di oggetti veramente pensati da tempo, assomiglia alla piccola o grande realizzazione di un sogno.
Naturalmente questa osservazione vale maggiormente per i bambini i quali, grazie al regalo ricevuto, sentono la conferma dell’affetto e di essere stati presi sul serio rispetto ai loro desideri e quindi anche compresi, spesso nel profondo.
Ciò accade se chi regala non si è solo liberato di un dovere nella scelta del dono, ma ha interpretato in fondo la fantasia del bambino.
Vale molto anche per gli adulti che fra l’altro conservano le basi dell’epoca infantile.
Continuo a dire che nessuno si dovrebbe imbarazzare o vergognare se rivela parti di Sé che riguardano le epoche passate, quindi infantili.
Ben scriveva Giovanni Pascoli quando nella sua Poetica del fanciullino sosteneva che il fanciullo osserva un mondo meraviglioso, incantato, fatti di mille colori, tenerezze, affetti, ma la sua ingenuità e incapacità di mezzi descrittivi gli impedisce di decantare ciò che vede e sente.
Solo diventando adulto ricorderà la poesia che egli ha assorbito dalle cose che erano e sono attorno a se stesso e saprà goderne a pieno: se diverrà un buon artigiano saprà scrivere con competenza le tante emozioni nelle poesie o nella visione colorata della sua filosofia di vita .
Ecco allora che l’atto momentaneo di acquisire quell’oggetto tanto desiderato ci fa pensare che i sogni si possono realizzare e che non sono sempre e solo delusioni.
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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