Il branco malato

Il branco malato

Particolarmente da diverse settimane sentiamo notizie assai inquietanti che ci descrivono aggressioni da parte di adolescenti o poco meno o più che feriscono gravemente o addirittura uccidono altri coetanei.

Uccidono, dando fuoco a clochard, uccidono anziani, ecc, senza un apparente motivo.

Il branco, come chiamano queste gang di ragazzini crudeli richiama alla mente animali, come il branco dei lupi , dei leoni e tanti altri che attaccano in gruppi altri animali , ma solo con lo scopo biologico di mangiare.

I ragazzi hanno vigliaccamente solo bisogno di riconoscersi nel gruppo per sentirsi complici, per affermare il potere che nei fatti non riescono a sentire nella loro scarsa identità, rispecchiandosi a vicenda!

La gente non sa darsi una spiegazione e rimane attonita. Perché ragazzi cosi giovani, spesso appartenenti a famiglie educate, oneste dovrebbe essere così crudeli da far tanto male senza apparente motivo approfittando di gente debole e inerte?

I motivi per i quali una baby gang, cioè di un gruppetto di giovanissimi, composta da ragazzi non sempre solo maschi, potrebbero riguardare piccoli colpi come il furto di pochi soldi che un clochard potrebbe possedere, assaltare una vecchietta indifesa, oppure aggredire ragazzi che possiedono un telefono cellulare, o anche piccoli negozianti impreparati. Questo denaro spesso serve in genere ad acquistare stupefacenti.

Molto spesso invece vediamo che questi bad boy diventano criminali già da minorenni al fine d’esercitare un potere, di sentirsi potenti, trovare un’identità, marcare il territorio.

Ci sono elementi socio-culturali che riguardano i modelli della vita familiare, i valori che percepiscono nel sistema scolastico e della società in genere.

Le modalità di approccio ed esecuzione delle baby gang seguono uno schema ben preciso. Innanzitutto si instaura un contatto con la vittima dalla quale, quasi sempre per futili motivi, ne scaturisce una lite. Dalla violenza verbale, poi, si passa velocemente a quella fisica.

Tutto questo avviene molto velocemente e genera nella vittima un sentore di terrore e panico.

Il panico morale che si crea ad opera anche dei media genera un terrore sensazionalistico che spesso ingigantisce ciò che è avvenuto realmente.

La letteratura scientifica, a causa dell’apparente irrilevanza delle baby gang rispetto a fenomeni che si considerano più importanti come i generali comportamenti connessi con la devianza.

Sono i giornalisti più che i sociologi che danno la giusta rilevanza a questi eventi criminosi.

Sembra che gli stupri, le molestie sessuali per non citare i drammatici femminicidi siano sempre al primo posto negli interessi scientifici e sociali., mentre vengono sottovalutati gli agiti dei minorenni frustrati che agiscono invece con molta violenza in svariate circostanze.

Gli atteggiamenti delle gang minorili, al di là della ricerca di droga, derivano da un bisogno soggettivo di alcuni ragazzi anche minorenni di essere visibili, di avere potere per sentirsi esistenti.

Si tratta di eventi già sufficientemente criminali tanto che gli esperti dovrebbero farsi più domande su tali casi.

In quali tipologie di ambienti familiari vivono questi adolescenti tanto che si sentono così soli ?

Sembra che si affianchino facilmente ai bulli, cioè al fenomeno del bullismo, dove predomina il vuoto psichico, il nikilismo, la confusione e l’astrattezza, il degrado, il graffitismo vandalico la sporcizia.

Non si tratta di contestazione solo sociale, di una protesta anarchica , ma di forte angoscia che attanaglia i giovanissimi che si trovano in un oceano senza punti di riferimento, in un universo

senza stelle senza voci.

E’ chiaro che questi giovani risultano antipatici per via del loro comportamento criminale, ma se non li consideriamo in questa fase della loro vita, rischiamo tutti di avere nella futura Società un gran quantità di zombie cioè di morti viventi che occuperanno il territorio.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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