Il film diretto da Mike Mills con la brava e bella Annette Bening, uscito nel USA nel Gennaio 2017.
Si potrebbe supporre che Jamie, voce parlante del film sia l’espressione concreta della autobiografia del regista Mike Mills che è nato durante la Depressione del 1929. Mike è figlio di un’altra fetta del Novecento, quella che appartiene al proprio tempo, ma oggi lui decide di mettere in scena l’epoca passata che a quei tempi lui all’ora non poteva comprendere.
Come Carter poi Reagan, come gli anni 70 prima degli anni 80, come ogni ricordo che insegue ciò che è perduto.
Le donne della mia vita, è anche la storia del rapporto conflittuale tra un figlio e una madre, e storia della comunità di persone riunite attorno a Dorothea (gli affittuari della sua casa, due giovani donne, Abbie, Julie e un uomo Williams che per il figlio sono compagni e genitori surrogati).
Ci sono dunque tre donne Dorothea, Abbie, Julie e due di genere maschile: Jamie e William con cui finirà a letto sia Abbie che Dorothea
È anche un romanzo di formazione per adolescenti immaturi e per adulti che non smetteranno mai di cambiare e sbagliare.
Sembra uno sguardo a ritroso sulla vita, che della vita ha l’andamento dissonante, per essere compresa. che come dice Dorothea, appare vita troppo grande e sconosciuta.
Non c’è una morale, nemmeno una storia.
Appare nel film una nostalgia del tempo che esclude la malinconia nel ritrovare la consistenza nella vita quotidiana.
La protagonista è la brava attrice Annette Bening, Dorothea di 55 anni che vive in una grande casa a Santa Barbara, nel Sud della California nel 1979.
La sua vita ha attraversato gran parte del XX secolo: Dorothea, nata nel 1924, all’età di 40 anni ha dato alla luce il suo unico figlio quindicenne Jamie (voce parlante della storia).
Sempre nel ’79 la donna ha divorziato e vive con il figlio Jamie in una vecchia casa con una singolare famiglia acquisita ed il tuttofare William, meccanico che fa anche meditazione: inoltre sono presenti nella casa le inquiline delle stanze in affitto Abbie, di 17 anni che è una giovane fotografa sofisticata costretta a ritornare nella città in cui è cresciuta, a Santa Barbara, e si ritrova a vivere insieme agli altri e Dorothea e a suo figlio Abbie: lei aderisce al movimento femminista e cerca di sperimentare la liberalizzazione sessuale.
Abbie fa una terapia anticancro all’utero perché la madre assumeva un farmaco per aumentare la fertilità, ma che si rivelo cancerogeno.
La cura del medico ha sconfitto le cellule maligne, ma le ha detto che forse non potrà aver figli perché ha un utero la cui muscolatura é danneggiata, (inappropriato).
Abbie cerca in realtà disperatamente la propria identità: appassionata fotografa si mette a fotografare separatamente tutti gli oggetti che le appartengono e anche a sua madre per conoscere se stessa e poi ric-ontestualizzarli: Abbie è psicologicamente un po’ dissociata, forse frammentata in tanti conflitti, indecisioni, e non riesce a trovare la propria unità sintetica di Sé.
Poi c’é Julie dalla quale Jamie è attratto: tutti trovano rifugio nella casa di Dorothea.
Durante gli anni ’70 la donna aveva provato a fare del proprio meglio al fine di crescere suo figlio Jamie, un teenager punk che subisce il controllo e ansia della madre e di Julie che lo sfrutta solo per un bisogno d’affetto, ignorando il suo desiderio sessuale e la violenza di altri ragazzi di strada.
Dorothea dice a proposito di Jamie: ogni giorno riconosco mio figlio sempre meno!
Jamie le dice: tu non mi dici mai niente di quel che fai per me, lo fai e basta!
Infatti per migliorare la situazione infine Dorothea richiede aiuto alle due ragazze, Abbie e Jiulie con le quali è nel frattempo diventata amica, come se fossero persone di famiglia.
Si pentirà e attaccherà Abbie perché insegna in modo sconcio, parlando di sesso, mestruazioni, ecc
Dorothea era convinta che altre giovani donne possano far conoscere a Jamie la mentalità, la psicologia e il modo di agire delle donne affinché egli non cada in trappola a causa dell’ingenuità che la madre iperprotettiva e insicura immagina a proposito del figlio.
Abbie chiede a William uomo maturo, di fare sesso con lei: che fa meditazione, è anche un meccanico,
Abbie chiede a William di farlo sotto forma di una scenetta psicodrammatica per sentirsi motivata!
Anche Julie figlia di una psicologa, lo propone a Jamie per fargli sfogare la sua rabbia contro la madre.
Cerca anche in tal caso di comprendere il sesso, di vincere l’idea della stupida verginità, esibisce violentemente a tavola la sua padronanza sulla sessualità e sull’anatomia femminile specialmente dopo la guarigione da un cancro all’utero contratto a causa di una sostanza che assumeva la madre ancora non incinta.
Julie è una diciassettenne intelligente e segretamente (compartimentalizzazione), provocatoria sessualmente, amica di Jamie la quale mette alla prova la comprensione dell’amore di Dorothea imparando lezioni importanti. Lei è una paziente del gruppo di Psicoterapia che conduce in gruppo la madre psicologa.
Sembrano tutti un po’ sbalestrati! Da cosa? Da un mondo americano in rivolta nei costumi e nella cultura specialmente femminile, con la fine della guerra del Vietnam ….
In realtà nessuna delle ragazze coetanee durante gli amplessi sessuali precoci, ha mai conosciuto un orgasmo. Professano la libertà sessuale, ma le ragazze non sanno impadronirsi della sana sessualità.
Tutte sono legate al passato fanno sesso facilmente, ma non liberamente.
Le due ragazze dovrebbero stimolare Jamie a comprendere meglio il mondo femminile:
Abbie lo introduce persino alla lettura di testi femministi che esprimono una visione del mondo opposta a quella condivisa dai ragazzi della sua età.
Jamie è la voce narrante della pellicola, ma il film non mira alla psicologia di un adolescente, quanto piuttosto un ritratto delle donne che lo hanno aiutato a crescere, e anche un omaggio alla stessa figura della madre, alla sua forza nell’attraversare tempi duri (la grande depressione del 1929, ai tempi della sua infanzia, il divorzio e una maternità affrontata da sola ad un’età non più giovane), al suo anticonformismo (vedi le esilaranti giustificazioni per consentirgli di saltare giorni di scuola).
Appaiono le memorie del XX secolo, memorie di immagini e di persone a esse collegate.
Jimmy Carter, 1979: il famoso discorso della crisi di confidenza nei confronti della politica, l’onesta ammissione di un politico troppo buono per essere vincente. Lo si ascolta in tv durante quel periodo.
Le donne della mia vita, è tutto sommato un film ambientato nel medesimo anno, con il quale il regista Mike Mills sembra cercare di fare i conti con la propria autobiografia.
Dorothea è una donna conflittuale, iperprotettiva nei confronti del figlio Jamie super-controllatrice delle proprie azioni, vuole salvare Jamie, ma da cosa? Dalle angosce che tormentano lei.
Dorothea è ansiosa, fuma una sigaretta dopo l’altra. Morirò con un cancro al polmone, dice (come se una parte di lei fosse stanca di vivere)
Da un lato sembra aver un forte carattere e idee chiare, dall’altro si rivela fragile.
Assume in sé tutte le contraddizioni del ventesimo secolo dalla grande depressione in poi.
Dorothea è femminista e al tempo stesso, mantiene le debolezze della donna conformista che segue un copione del perbenismo borghese.
È madre e allo stesso tempo è figlia delle ragazze che coabitano con lei, Abbie e Julie.
A volte sembra aperta al mondo, e altre volte appare molto rigida.
La sua casa è grande e confusa, stravagante, è triste e anche felice, forse s’innamora, si concede all’amore per non buttar via il suo tempo. Lei è giovane, ma anche di mezza età.
Jamie vorrebbe provare a conoscere il sesso, ma è troppo presto, sta a guardare tutte queste donne, un po’ le capisce, prova compassione per la madre, ma si sente imprigionato.
Tutto nel film è ambivalente: tutto è a metà senza alcuna certezza , punti fermi.
Jamie fugge segue Julie ma lei come al solito vuole affetto, ma non sesso e Lui si sente come al solito, dominato da Julie come lo era dalla madre.
Entrambe sono egoiste e iperprotettive per le loro ansie o paure.
Abbie dice a Jamie e Julie: non dovresti far venire Julie nel tuo letto e dormire insieme senza fare sesso, è demascolinizzante, (l’età è solo un costrutto borgese).
Le parole chiave, sia simboliche che metaforiche sono: crisi di un’epoca che comincia dal 1929 con la depressione di Wall-Street a NewYork City, la rivoluzione giovanile, sessuale, della musica e della danza, la nascita di del femminismo, la crisi dei valori che portano alla solitudine e affermazione del consumismo, insensibilità umana, li postumi della guerra del Vietnam.
Un film di costume, di comunicazione sociale del processo educativo degli adolescenti che vale la pena di visionare.
Dorothea non riesce a metabolizzare il cambiamento così forte di un mondo estraneo e dilagante e che proietta la sua crisi esistenziale sul figlio perché teme di non saperlo educare.
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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