La funzione psicologica del diario

La funzione psicologica del diario

Ogni giorno la nostra vita quotidiana è scorre colma di pensieri e di emozioni, anche se non ce ne accorgiamo, eccetto di quei pensieri ed emozioni che riguardano il nostro lavoro e le faccende pratiche.

La nostra vita psichica sfugge alla coscienza mentre noi sentiremmo il bisogno di annotare quel che ci succede.

La sensazione di disperdere quanto abbiamo pensato e sentito è comune a molte persone.

Spesso non troviamo il senso profondo di quel che stiamo facendo perché gli obiettivi pratici del lavoro o dei vari impegni familiari o altro ancora richiedono particolare concentrazione e fretta ed escludono la coscienza del tempo e del senso.

In altre parole, non troviamo lo spazio per pensare a noi stessi e dare a ciò che facciamo un significato che governi le nostre azioni.

La vita scorre in fretta e, se non ci sono troppi intoppi, ci accorgiamo che sono trascorsi settimane, mesi e anni in un baleno. I capelli che s’imbiancano e le rughe del viso che compaiono e altro ci ricordano che sono trascorsi anni di tempo.

Il tempo spaziale, quello dell’orologio e del calendario di cui parla il filosofo francese Henri Bergson non ci permette di offrire una vera coscienza di un contenitore temporale che contiene il senso di ciò che siamo e facciamo.

Storicamente il bisogno di possedere un diario, un quaderno, un organizer nasce da quando l’uomo ha imparato a scrivere, ma ha anche imparato a descrivere le proprie emozioni e azioni ripensandole e poi scrivendole.

Il diario si rivela dunque un potente strumento emotivo che ci consente di attualizzare i nostri sentimenti e di prendere coscienza del mondo che ci circonda.

Il diario serve a dare al tempo la giusta misura delle sensazioni, delle sciocchezze che abbiamo compiuto nella relazione con gli altri, oppure delle cose importanti che abbiamo prodotto e di correggere per il futuro ciò che ci è sembrato eccessivo.

Alcuni sentimenti di vergogna e di colpa verranno ridimensionati e certe ingenuità e idealizzazioni prenderanno per noi il senso giusto e aderente alla nostra personalità sempre in crescita.

Molti drammi psichici saranno ridotti e inoltre la nostra sensibilità aumenterà mettendoci nei panni dei nostri interlocutori quotidiani.

La nostra vita psichica è fatta di esperienze passate e di esperienze ancora da compiere nel futuro. Tutte queste possono essere compenetrate nel diario.

Le speranze e i progetti illuminano lo stato attuale, se non ci sono precondizioni negative, ma anche quelle possono essere vissute meglio nel momento in cui riusciamo a descriverle riportandole nella pagina del diario.

Quante interessanti notizie storiche senza contare i diari delle guerre, abbiamo ereditato da Plinio il vecchio, da Plinio il giovane, da Tacito, Seneca, da Cicerone, dallo stesso Giulio Cesare sulla loro vita, sul loro pensiero, ma anche sui costumi storici dell’epoca! Anche, Giovanna D’arco, Cristofero Colombo, Niccolò Machiavelli, Silvio Pellico con Le mie Prigioni e un’infinità di Lev Tolstoj, Franz Kafka, Thomas Mann e contemporanei, come Anna Frank, per citare solo alcuni i nomi risonanti.

In altre parole, il diario ha una funzione organizzatrice che favorisce la digestione delle nostre esperienze.

Nel momento in cui scriviamo i nostri personaggi che costituiscono il nostro vissuto interiore del mondo si mettono al lavoro e ci parlano dentro di noi fornendoci infiniti suggerimenti e ripensamenti.

Qualcuno mi ha chiesto come facessero gli antichi a vivere quando certi difficoltà psichiche avevano la netta prevalenza nel loro stile di vita, rendendo spesso la loro esistenza insopportabile.

Queste stesse persone si avvantaggiano di essere in trattamento psicoanalitico e di giovarsene molto.

Come si faceva in passato – domandano alcuni –, non esistevano disturbi psichici prima di S. Freud?

Solo i manicomi funzionavano come muro contenitivo e separativo al di là della società?

La risposta è indeterminata, ma i diari è certo che aiutavano molto, quando però c’era la motivazione, la libertà e lo spazio fisico e psichico per potersi permettere di scrivere quotidianamente con metodo sistematico.

Il diario assomiglia a un sogno cosciente che si concentra in uno spazio cartaceo circoscritto e rende la memoria, e la coscienza, viva e utile per dare senso a ciò che creiamo nel tempo.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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