Gli adolescenti del silenzio

Gli adolescenti del silenzio

In Giappone, Hikikomori: a Tokio migliaia di adolescenti, si recludono nella loro stanza.

Alcune decine di migliaia di adolescenti chiusi in una stanza, passano il tempo disertando la scuola e ogni altro interesse che non sia lo smarthphone e i computer.

Già anni fa nel 2007, furono i primi a sperimentare la compulsione da internet che implicava rimanere in casa, a volte sacrificando il sonno e il cibo per dedicarsi completamente a internet. In seguito la compulsività da interenet si diffuse in tutta Europa e anche in Italia .

Questa nuova ondata di Hikikomori sembra differente: ci sono molti colleghi In Italia, in particolare coloro che appartengono al centro milanese del Minotauro, come il suo direttore Antonio Piotti insieme a Roberta Spiniello e Davide Comazzi che studiano da tempo il fenomeno degli adolescenti che si ritirano dal mondo esterno.

Il fenomeno di disagio si sta diffondendo anche in tutto l’Occidente, in Francia, nel Regno Unito, ma in tutti i Paesi d’Europa, inclusa naturalmente l’Italia, dove già si contano parecchie miglia di adolescenti di circa dodici – tredici anni. Questi rifiutano il mondo sociale non escono e allontanano i compagni, i coetani e tutto .

Sembra che ci  sia alla base una forte delusione o meglio una importante disillusione che sia causa di un evitamento importante della gente.

Negli anni passati mi è capitato, occupandomi di ricerche sulle tante di compulsioni psicopatologiche di vedere in Istituzione parecchi casi di giovani che non uscivano di casa per molti mesi, provocando la disperazione dei genitori e parenti.

Questi ragazzi agivano con l’intenzione di fuggire dalla realtà sociale ma erano affetti anche da profonde depressioni.

Infermieri psichiatrici e psichiatri tentavano di dissuadere i ragazzi nel tentativo di riportarli un minimo alla conversazione senza incoraggianti risultati. Qualche successo nel tempo mi risulta sia sempre stato ottenuto.

Recentemente altri più giovani pre-adolescenti sembrano molto più tosti nel dar vita a una ribellione pericolosa inconsapevole, che ci fa pensare all’lusione che potrebbe provenire dalle gratificazioni del mondo di internet. Anche dalle promesse tradite dei genitori, degli insegnanti rispetto ad una vita migliore, onesta, sincera, scevra da inganni, da tradimenti, da competizioni.

Insomma i preadolescenti cercano la realtà dolce che è stata loro fatta sognare e che non cé più.

Non è colpa di nessuno forse solo di un mondo che per varie ragioni funziona in tale modo deludente?

Questi ragazzi forse si sentono anche inadeguati nel timore di competere con, temomo il bullismo, la violenza , la droga che rende schiavi, ma diventano gravemente compulsivi nel creare rituali rassicuranti, per evitare di uscire incontrare gli altri, di diventare competitivi nella scuola.

Si rifugiano nella casa, si dedicano ai giochi elettronici che fanno capolino dal computer, che strizzano l’occhio alle certezze dei procedimenti matematici.

Il senso della vita sfugge a loro e la loro protesta consiste nl viverla in altro modo, alla propria maniera.

Si vergognano di esistere in un mondo torbido e si nascondono per non dover render ragioni a chi nei fatti pur non chiedendolo, giudicherebbe male.

I ragazzi in realtà si sentono straziati da queste forti sensazioni interiori cioè da interlocutori interni che disapprovano la loro scarsa dignità  nel vivere in un così brutto contesto materialistico senza valori.

Ciò accade spesso inconsciamente ma sentono che le brutture della logica di questa realtà prevalgono su un mondo sano come nel quale i giovani desidererebbero vivere.

Come aiutarli?

Rispettandoli e guadagnando quel poco di fiducia che si può ottenere nei momenti fortunati.

La pazienza degli specialisti, dei parenti o gente di buon senso è necessaria, ma non la loro passività .

Considerare di rivolgersi a loro con poche parole, anche se i ragazzi non rispondono, ma non esagerare nel forzarli per non far scattare quello spirito oppositivo che fa allontanare tutti e tutto.

Non voler avere ragione ad ogni costo, ma ascoltare molto e cercare di comprendere quanto i ragazzi possono dire.

L’affettività  è punto cruciale da comprendere: i ragazzi non credono e non si fidano degli adulti si sentono soli e non amati perché sentono di essere stati ingannati. Son fortemente arrabbiati.

Esprimono la rabbia con il silenzio colpevolizzante, non rispondono alle domande, fingono di non vedere chi s’avvicina a loro.

Aiutarli e aiutare i genitori è compito difficile, ma non impossibile.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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