In Italia il gatto nero è ancora indice di sventura.

In Italia il gatto nero è ancora indice di sventura.

Il gatto nero in tutto il periodo del Medio Evo sino al tardo seicento era considerato un segno del diavolo ed era collegato alle streghe e alla magia.

Perché nero?

L’innocente animale compariva all’improvviso agli occhi della gente, soltanto perché il suo colore scuro lo nascondeva quando era ancora avvolto dal buio. Quando il gatto usciva dall’area scura della notte e silenziosamente appariva alla luce come per incanto, i cavalli spesso imbizzarrivano spaventati dall’improvvisa comparsa. La suggestione dei cavalli si estendeva all’uomo.

Nel villaggio chiamato Salem vicino a Boston nel Massachussets nel 1692 fu compiuta una strage di giovani donne considerate streghe.

In quelle circostanze le donne, quasi bambine che spesso si trovavano vicino a gatti neri, amati e coccolati come tutti i gatti erano accusate di essere seguaci del demonio e il gatto sembrava confermare l’ipotesi.

L’isteria collettiva del villaggio portò i giudici ad accanirsi essi stessi terrorizzati contro le vittime, le quali, già terrorizzate di fronte al crocefisso, titubavano ad affermare con sicurezza di non amare lucifero.

Tale insicurezza le condannava con certezza al rogo dopo essere state torturate affinché confessassero di essere sotto il potere del demonio.

L’evento, secondo il quale durante la notte il gatto di color nero spaventava i cavalli quando appariva all’improvviso lungo la strada, ha dato origine alla tradizione e alla superstizione.

L’aspetto di improvvisata era solo dato dal comparire del gatto fuori dall’oscurità e alla luce dei fanali accesi che illuminavano le strade.

L’attraversamento del felino di una strada, sembrava portasse sventura perché, forse il gatto stesso rappresentava l’incarnazione del demonio: per questa ragione i cavalli, animali nervosi e sensibili, lo sapevano percepire e riconoscere.

Nel primo Medioevo già il gatto nero veniva associato a un demone: usciva di notte e per giunta si trovavano spesso vicino ai pirati e alle loro navi.

Sembrava inoltre che i gatti neri potessero diffondere anche la peste nera.

L’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente, che ha creato, proprio nel giorno del 17 di Novembre, il Gatto Nero Day: ha lo scopo di amare gli animali e distruggere queste assurde suggestive superstizioni! Si vorrebbe una resilienza, cioè una trasformazione in positivo di una malefica credenza e superstizione.

Nel caso significa amore per gli animali e il gatto nero non é che una creatura innocente e amabile per la  tenerezza che suscita in noi!

Il gatto nero rimane tuttavia uno degli animali più studiati e temuti di sempre anche oggi per alcuni superstiziosi.

Ancora oggi ci sono molte persone che si spaventano di fronte a questi felini ancora associati inconsciamente come creature del demonio.

Perché tale superstizione?

Il colore nero richiama il lutto e i fantasmi, e considerando una certa iconoclastia, richiamano la morte nera, il buio, i pirati con la bandiera nera e altre imprecisate sciagure, ecc

Ma perché la superstizione si mantiene di per se stessa al di là del gatto nero ?

Si tratta di una compulsione ossessiva.

La gente un po’ insicura cerca capri espiatori e il fatto rimane per loro come un punto fermo perché i fantasmi, che sono implicitamente dentro a certi oggetti e situazioni, offrono sicurezza e tranquillità.

In che senso?

Proprio perché l’oggetto della superstizione spaventa, perché significa il peggio, mi rassicura se lo evito. Nel senso che se io evito il male, rimane il bene, se evito la sfortuna, rimane la fortuna, perché ho evitato il peggio.

Il soggetto a tal punto non solo trova il capro espiatorio nel gatto nero, ma cerca altri appigli altri oggetti e situazioni, inventa altri rituali per identificare il male e scongiurarlo.

Il cattivo, ciò che ci danneggia, è messo alla porta. In tal modo si trovano altri espedienti per esorcizzare e scongiurare ciò che non si vuole e allontanarlo da se stessi.

Si diventa in tal modo dipendenti dai rituali che vanno a braccetto con la superstizione sino a che alcuni superstiziosi, dipendenti, suggestionabili e fragili diventano parte di sette anche sataniche.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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