La profezia dell’armadillo diretto da Emanuele Scaringi, film del 2018

La profezia dell’armadillo diretto da Emanuele Scaringi, film del 2018

Zerocalcare, interpretato da Simone Liberati, è Michele Rech, un giovane fumettista aretino di nascita e romano d’adozione.

La storia è del giovane Zero, fumettista e disegnatore, che vive nel quartiere romano di Rebibbia, consiste nel cercare di sfondare nel campo del fumetto mentre si guadagna il pane con lavori saltuari e dando ripetizioni di francese.

L’armadillo è un mammifero, un animale completamente corazzato e difeso, che non si scalfisce facilmente. Ha come cugini bradipi e formichieri, e un muso a forma di pala.

La loro dimensione varia dai 13 ai 150 cm e il loro colore va dal marrone al rosa salmone.

L’armadillo, l’unico tra le varie specie di questo animale, è in grado di chiudersi a riccio diventando una palla a tre fasce, coriacea, dura e assai arduo scalfire. Forse anche nel film oltre che nel fumetto rappresenta un’immagine di personaggio tosto.

Dopo circa 800mila copie cartacee vendute, la Profezia dell’Armadillo ha acquistato con il tempo una forte personalità, molti dialoghi e frasi sono diventate citazioni, ci sono icone di umorismo, società e politica per una o forse anche due generazioni.

Scaringi, si è trovato in mano un progetto complesso. Il film non trasmette sufficienti emozioni al pubblico come invece accadde al fumetto.

La profezia dell’armadillo potrebbe essere considerato, a mio parere, un lungometraggio di un’intensa seduta psicoanalitica che permette al suo protagonista, Zero, di essere in scena davanti al confidente immaginario “Armadillo”. L’animale impenetrabile come la sua corazza, rappresenta lo psicoanalista cosciente e saggio.

L’impenetrabilità dello psicoanalista non è più attuale, ma sta per la sua astinenza, la sua serena obiettività.

L’animale fumettistico stesso appare grottesco e mentre rappresenta dunque lo psicoanalista, la coscienza, analizza gli interlocutori interiori di Zero.

 Suggerisce, ironizza saggiamente quel che non è ancora cosciente per essere elaborato: in primo piano il lutto per Camille che è morta vinta dall’anoressia che offriva senso alla vita di Zero.

Cercando dentro di sé le parole per esprimere il suo personale lutto, Zero oscilla tra nostalgia e proiezioni su eventi immaginari.

Un Armadillo super eroe, goffo, brutto, molto saggio e serioso, è un personaggio che si aggira nella casa e nella fantasia, o meglio nella coscienza di Zero. Un pupazzone come super-eroe, ma senza poteri, fascino o effetti speciali.

L’armadillo è semplicemente il più giusto di tutti, quella voce interiore di ogni persona che suggerisce, in un certo senso, di non rimandare a domani quello che si potrebbe fare oggi.

È sua la frase nel film: aver finito qualcosa che non serve è come non aver mai cominciato.

Rinunciare significa scegliere, suggerisce l’Armadillo a Zero.

La coppia Zero-Secco sono anche loro gli interlocutori interiori: emerge quel complesso equilibrio emozionale fatto di disagio ed ironia, satira e realismo, riflessioni, quotidianità e tanta malinconia.

Tu non capisci niente! dice l’armadillo, psicoanalista

I pensieri di Zero vagano fluttuanti in un’analisi priva di una logica e si riferiscono ad un vuoto, il nichilismo, che però è inutile contestare e che Zero ha bisogno di accettare perché il mondo non si cambia.

Basta lamentarsi! Perché l’importante è elaborare dentro di Sé in modo da non essere passivi e adattarsi con intelligenza a un sistema, mantenendosi coerenti con se stessi.

Elaborare la realtà, ma non combatterla altrimenti soccomberemmo.

Sono presenti luoghi comuni che ironicamente compaiono come l’apericena in centro, i colloqui casalinghi, la discussione sull’ alta velocità …

Il film è troppo complesso e allo stesso tempo fin troppo banale con la sua quotidianità raccontata. Non è un caso se Zerocalcare si è defilato dalla produzione di questo film, che è quanto di più lontano dal suo stile e dalla sua poetica.

La mancanza di una sceneggiatura solida si avverte già dalle prime inquadrature: se nel fumetto l’alternarsi delle scene di vita quotidiana con la vicenda principale – Lei Camille balla senza speranza …. Morirà …

Nel film la sensazione è quella di assistere a una serie di sequenze slegate tra loro e prive di un vero collante.

Il vero compagno di merende del protagonista è Secco, rappresentato d Pietro Castellitto, amico d’infanzia e cresciuto con lui a Rebibbia, sebbene totalmente diverso da Zero.

Divertente l’incontro con l’ex tennista Panatta. C’è nel film un disagio, l’accento romanesco, sgradevole, esagerato a proposito e l’ironia, satira e realismo, riflessioni e quotidianità, e tanta malinconia che lascia l’amaro in bocca.

Tu vuoi vivere in Centro l’hai sempre saputo…. Picchi te stesso! Il Nichilismo è anacronistico.

Bella la madre di Zero,  Elsa Morante.

La matematica la faccio con mamma perché è fredda la materna.

Non devi capire dice al ragazzino. L’importante non è la caduta ma è l’atterraggio.

L’armadillo: sono molto orgoglioso di te perché non ci stai al mondo borghese

In un bar si offre whisky, ma che te sei portata l’acqua da casa, ci hai i calcoli?

Gli Zombi nascono dal terreno, so morti … so il proletariato, i vampiri so nobili!

Il cellulare è disonesto, la vita è rinuncia o scegli tu o scelgono gli altri.

Ti annoi? Lei : Io mi non mi annoio mai o sempre: si tratta del vuoto?

Quando t’ammazza l’anoressia con chi te la prendi ?

Non ci vuoi andare a lavorare tu non vuoi essere felice, hai un inibitore della serotonina.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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