A proposito di romanzi psicoanalitici

A proposito di romanzi psicoanalitici

La ragazza del Charlie’s Café di Rosa Romano Toscani, Armando Curcio ed.

Rosa Romano Toscani, nota scrittrice, è membro fondatore della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica e della European Federation of Psychoanalytic Psychotherapy, vive a Roma.

Rosa è appassionata di letteratura francese ed è presidente della Società italiana degli amici di Honoré de Balzac. La Comédie.

Leggendo questo libro con grande piacere, ho trovato che sia una storia d’amore, complessa, amara, ma passionale, tenera e dolce, e che sia un percorso ricco di metafore anche psicoanalitiche rappresentate in modi differenti.

Sappiamo in generale che il diverso tende ad allarmare e a confondere il nostro pensiero.

Già S. Freud nel 1909 con il Perturbante descrive che ciò che è diverso da noi può generare sensazioni di paura, forse proprio perché non riconosciamo che quel qualcosa di diverso è già inconsciamente  in noi e per questa ragione ci terrorizza.

Il racconto del romanzo è ricco di misteri inquietanti, inaspettati che balzano fuori all’improvviso e per questo non sono prevedibili. La storia si svolge tra il Canada, il Marocco e la Calabria e i protagonisti del racconto sono Gemma la ragazza del cafè e Hadji.

I misteri aprono un’affascinate storia d’amore e un aperto confronto tra culture, popoli diversi.

Mi è sembrato che leggere il libro della Toscani sia come viaggiare e imbattersi in situazioni nuove e diverse dalla routine, cioè in tante sorprese, intrighi e rapimenti.

Si potrebbe considerare che specialmente ai nostri giorni, tutte le più grandi civiltà sono miste, intrecciate con tante diverse razze e culture, sono meticce.

Se l’omogeneità culturale e sociale propone tranquillità e omologazione, il pericolo consiste nella stagnazione, cioè nella sterilità delle idee e mancanza di novità e di conseguenza di creatività.

Noi stessi in Italia viviamo in una Nazione antichissima e siamo il prodotto di incroci e fusioni tra le più diverse culture ed etnie.

Al pregiudizio ci si appoggia perché offre  sicurezza con la sua rigida  chiusura.

Rosetta Toscani cerca di scoprire se l’amore di Gemma, simbolo di una donna bella e femminile, innamorata del Hadji nato e cresciuto a Montreal. ma con origine familiare marocchina, nonostante le tante, molteplici differenze tra loro, possa avere un solido futuro con lei .

Gemma, infatti, si è trasferita dalla Calabria in Canada per ricostruire la sua vita in difficoltà frantumata da un matrimonio fallito, e incontra Hadji, nato e vissuto in Canada.

Il libro , come ho accennato, tratta indirettamente della diversità,, Si evidenzia il confronto tra differenti culture di Paesi lontani.

Rosetta con il suo romanzo psicologico cerca di andare oltre i pregiudizi e tentare di avvincere il lettore attraverso questa storia liberandolo dai soliti preconcetti.

I mondi opposti sono protagonisti insieme ai personaggi, ma in qualche modo connessi.

La realtà di ciascun mondo è descritta nelle difficoltà di convivenza sociale e di coppia: il Marocco e il Canada sono descritti e quasi fotografati come contrastanti,  come l’opposto l’uno all’altro, ma ben a fuoco anche nei particolari. La Calabria, appare come il trait d’union tra Marrakech e Montreal.

Marrakech appare con tutte le sue contraddizioni, legato alle emozioni, alla magia, alla passione, mentre Montreal, riflette un Paese organizzato, razionalee punto di convergenza di tante realtà variegate che riescono però a mantenere la propria personale e coerente identità.

Si tratta di tre territori che si alternano nel racconto dove amore, passione, ma anche violenza, storia e cultura si avvicendano e trovano ognuno la loro descrizione, anche poetica.

Il Mediterraneo raccoglie nel suo mare allargato, molte passioni e pericoli, contiene tutti gli eventi psicologici, storici e di dura realtà.

Il Mediterraneo è una metafora come una collana che è collegata con molte terre e molti uomini, turchi, armeni, arabi, greci, ebrei.

Ci sono forti sentimenti, violenze, partenze, misteri.

Leggendo il libro si può si intravvedere un antidoto contro l’intolleranza.

Il racconto è attraversato da invisibili muri costruiti sul pregiudizio e sull’ignoranza che impediscono la felicità.

I protagonisti che sono dunque interpretati da Gemma, una giovane e affascinante donna calabrese ed Hadji, un giovane brillante e colto di origini marocchine. Le loro vite si intersecano e si separano per poi sciogliere  molti pregiudizi e ritrovarsi uniti.

Viene descritto un amore raro che permette di vincere tanti difficoltà pratiche, e tanti  preconcetti.

Luoghi le cui distanze ora sembrano accorciarsi e ora dilatarsi e dove comunicare è tutt’altro che facile.

Tutto ha inizio in un quartiere antico di Marrakesh, la Medina, dedalo denso di mille misteri.

Poi un flashback ci fa piombare all’improvviso all’inizio della storia, cioè a Montreal in Canada.

Leggendo il romanzo, sembra a me di camminare nelle vie di questa grande città, di entrare nelle case, nei bar, negli ospedali, fino a sentirne tutto il rassicurante respiro, la quotidiana razionalità.

Hadji scopre che il Canada è da sempre un paese di immigrazione per eccellenza, ospita circa 34 gruppi etnici con più di 100.000 persone ciascuno.

Se negli Stati Uniti specialmente oggi, la tendenza all’integrazione sta fallendo, nel Canada prevale il rispetto per le differenze e a offrire maggiori spazi e tutele alle singole culture d’origine, preservandole come è esplicitamente sancito nell’Immigration Act.

Montreal è fatto di un tessuto sociale fatto come un mosaico, non appare come un melting pot, ma un terreno di incontro tra diversità, di confluenza tra civiltà e tradizioni differenti: è  un luogo dove tutto è concreto, ma è anche un luogo dove la fusionalità non riesce a realizzarsi,  dove ciascuno vive la propria vita da straniero e dove la nostalgia è fatta di quel che ci apparterrebbe, ma che non possediamo d ciò che non è nostro, ma invece di cui possiamo disporre liberamente.

Marrakesh offre sentimenti colorati di costumi a Gemma che cerca di rimettere assieme parti di se stessa dopo il precedente  disgregante divorzio. Certe emozioni le ricordano che vagamente la sua Calabria e la cultura mediterranea. Forse riesce a ritrovare un filo conduttore, un senso, una integrazione.

Bello avere accoglienza organizzata e rispettosa, pulita ma non sterilizzata, quella che riscalda, che profuma di cibo, ma non infetta!

Marrakesh sembra una magica città stregata,antitesi di Montreal, dove invece tutto è prevedibile, ordinato e sicuro, ma, forse anche monotono.

Mi sembra che il romanzo serva anche a sperimentare un viaggio variopinto e vedere i mondi diversamente.Questi mondi sono descritti  con una scrittura che rende il lettore partecipare gli fa vedere le scene a fuoco come se fosse realisticamente una pellicola, un film.

Personalmente visitai Marrakesh, tanti anni fa e mi sembrò sia colorata, sia soffocante; faceva tanto caldo, e mi sembrava sporca: la gente povera mi era sempre addosso e anche un po’ violenta perché aveva fame! Tutti bramavano di vendermi qualcosa. C’erano incantatori di serpenti che seducevano …

Il libro invece mi ha fatto vedere nei costumi della città regale molto fiabesca, con molta umanità che non avevo notato in passato!

Questo romanzo mi ha fatto vivere la cultura dei Paesi così ben descritti, pur avendoli visitati in passato.

La scrittura è un mezzo magico: verba volant scripta manent

La scrittura a mio avviso, diventa una testimonianza del reale: pensiamo alla funzione del diario, che un tempo era quotidianamente usato come catarsi, per riordinare le idee, per elaborare i lutti, per scoprirei dettagli. Il diario per certi versi sostituiva la psicoterapia di oggi che aiuta a vincere la con-fusione, a distinguere donandoti lo spazio per pensare quel che accade, ma anche per sdrammatizzare gli eventi!

Anche la parola quando è autentica narrazione, può essere catartica, e può facilitare l’elaborazione, può riuscire a placare la paura e ridurre il dolore, suscitare forti emozioni!

Il messaggio intrinseco che la parola, la conversazione ci trasmette è un invito a superare le barriere della intolleranza e della diffidenza.

Gemma all’inizio teme la diversità. Tanta paura da rischiare di soffocare l’amore che prova nei confronti di Hadji.  Ed è per questo che torna nella sua terra, in Calabria.

Vuole ritrovare il proprio spazio psichico per riflettere, capire cosa le è accaduto.

Il suo vecchio professore di liceo, l’unico al quale confessa i suoi dubbi le suggerisce: … dimenticati di quei falsi problemi… noi stessi siamo il prodotto di incroci e fusioni tra le più diverse culture ed etnie. Tutte le più grandi civiltà sono meticce, la purezza produce soltanto sterilità.

Nel bene e nel male è proprio il grande miscuglio di culture e tradizioni a infondere luce al mondo, a migliorarlo, a evolverlo, mutando le parole, le consuetudini, accrescendo il genio e la creatività.

I due protagonisti sono costretti a misurarsi con il dolore.

Il male, la malattia, ferisce entrambi i protagonisti a morte con violenza estrema, ma non li divide, anzi rafforza il loro legame che si è rafforzato lungo il viaggio mentre il dolore aumenta la comprensione umana verso gli altri!

Confesso che non credo nel razzismo dal punto di vista epistemologico e etnologico.

Il razzismo rappresenta nell’essere umano la parte più fanatica del pregiudizio, tanto stupida e demenziale quanto invece disgustosamente opportunistica.

Ricorda il primitivo bisogno del neonato che per difendersi verso la diversità è ancora incapace di comprendere e di accostarsi alle cose. usa meccanismi di difesa schizo-paranoidei. Il neonato tende a scindere tutto in due parti estreme, buone e parti cattive.  L’estraneo è cattivo, la madre dovrebbe essere buona, ma anche lei è scindibile in seno buono e cattivo.

Penso che il razzismo esista solo come potere da un punto di vista politico, antropologico e fenomenologico e sociale, strumentale e opportunistico, ma non da un punto di vista etnologico e scientifico.

Le razze umane sono diverse come quelle degli animali, ma vanno studiate e riconosciute per il loro valore e per la loro cura medica e in virtù della loro conoscenza umana e socioculturale.

Il razzismo insegue solo capri espiatori per trarre fondamentalmente potere e onnipotente e grandiosità, sotto forma di vantaggi economici, di superiorità politica.

Si tratta di vincere sugli altri, giustificando lo schiacciamento del perdente immaginando potere sulla base di  una presunta superiorità biologica della razza alla quale ci si illude di appartenere.

Il libro di Rosetta Toscani non è una torre di Babele, ma è l’esempio di un contenitore di differenti culture, latine, mediterranee, anglo-ssasoni, arabe che si parlano.

Questo romanzo potrebbe essere molto utile alle Scuole agli insegnati e a chi lo legge.

La love story fra la giovane calabrese Gemma e il marocchino Hadji narrata nel romanzo è infatti una celebrazione della reale convivenza per le difficoltà obiettive della multiculturalità.

La gente vive accanto, nessuno si tocca, anzi le culture si evidenzino tra loro come la tecnica costruttiva dei mosaici.

Rosa Romano Toscani, calabrese doc, ricorda anche come psicoanalista sotto forma di metafora come in realtà il matrimonio culturale fra la Calabria e gli arabi sia già avvenuto da secoli.

Gemma stessa rappresenta l’autrice stessa del romanzo. Infatti incarna la Calabria che abbraccia il mondo arabo di Hadji.

C’è nella descrizione della società qualcosa di nuovo, risultato del mondo globalizzato, ma al tempo stesso gli antichi mondi non vengono dispersi.

Risulta chiaro che Gemma rappresenta l’Italia mediterranea, passionale anche violenta, mentre Hadji simboleggia metaforicamente il Marocco dove la passione violenta unisce entrambi con il vantaggio di una organizzazione e ragione che il nord occidente che il Canada indica di poter mediare e permette di trovare il senso dell’esistenza di tali civiltà.

Il lettore è trascinato dalla storia, dai colori, dagli odori mediterranei e orientali, dalle emozioni e passioni viscerali dei personaggi.

La buona narrazione aiuta a conoscere se stessi con i propri pregiudizi, ma anche per riconoscere le proprie potenzialità e virtù.

Il lettore mentre legge, si ritrova  attraverso metafore contenute nel romanzo delle quali nemmeno si accorge.

In psicoanalisi infatti, la metafora indica il trasferimento di un termine, al quale propriamente si applica, ad un altro che con il primo condivide una somiglianza.

C’è alla base una analogia, che paragona in modo anche trasversale gli accostamenti dando ad essi intuitiva concretezza.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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