Complesso di superiorità

Complesso di superiorità

Nelle relazioni tra gli adolescenti capita spesso, sia a ragazzi che a ragazze, di competere con gli amici o fidanzati e di dimostrare di avere sempre ragione.

Non si tollera in questi casi di sentirsi smentire o di essere confutati nel ragionamento dagli altri interlocutori.

Nelle relazioni, per chi è intollerante a certe frustrazioni, diventa una questione di principio vincere la dialettica, ancor prima che il soggetto sia convinto che quel che sta dicendo sia giusto o veritiero.

In qualunque discussione amichevole la persona che sperimenta superiorità in eccesso desidera averla vinta. Difficile poi chiedere scusa a chi si ha quasi umiliato, perché il desidero di godere della propria superiorità suona come una vittoria che alza l’autostima.

In questa fase della propria evoluzione psichica, entrambi i sessi possono aver bisogno di mettere alla prova non solo le proprie convinzioni, ma far trionfare il proprio potere psicologico di controllo.

Aver ragione appare una vittoria sul campo che spesso si basa su un’effettiva capacità cognitiva, e confrontarsi e dimostrare gli errori di pensiero degli altri, si trasforma in una conferma del proprio Sé.

E’ possibile che ci sia stata in passato, oppure sia ancora in atto, una competizione con i genitori, padre o madre, oppure fratelli o sorelle maggiori, a seconda del genere di questi ragazzi e nelle loro interconnessioni: magari tali genitori o fratelli per loro stesso carattere funzionano allo stesso modo.

Oppure anche ai fini di tendenze genitoriali o di fratelli ad educare a ragionare compiutamente, agiscono essi stessi in modo arrogante. Il fatto è che possono risultare frustranti verso chi subisce.

I ragazzi che si sentono schiacciati o soffocati vanno alla ricerca di uno spazio tutto loro, ossia di un’identità più robusta: si esercitano a non aver mai torto al di fuori della famiglia con gli amici o compagni o fidanzate nell’ottenere qualche vittoria di consolazione.

Quando però diventano grandi potrebbero mantenere, seppur in modo diverso, questo atteggiamento narcisistico. Rischiano cioè spesso di calpestare coloro che sostengono punti di vista differenti e appaiono in genere antipatici.

Il punto è che queste persone non sono consapevoli di essere resistenti a entrare in contatto in modo più flessibile e rispettoso con i loro interlocutori.

Ricordo in passato di una ragazza della quale mi prendevo cura professionalmente che, consapevole di essere più che graziosa, mi raccontava i suoi successi lavorativi nel mondo dell’architettura.

Il motivo per il quale mi aveva contattato riguardava problemi con gli affetti.

Si vantava velatamente dei suoi successi nel lavoro e i messaggi mi giungevano chiari.

Le esperienze amorose erano rare e piuttosto povere: lei sosteneva di non essere attratta da nessuno uomo. Ogni tanto però passava la notte invitando a casa sua uomini di altra nazionalità che erano di passaggio a Bologna, città dove lei risiedeva.

Lei li incontrava inizialmente per motivi di lavoro e poi capitava che li invitasse per una notte. Mi raccontava che il rapporto era stato modesto e che lei aveva accettato la sessualità per pura curiosità, ma poi non si era sottratta per educazione verso l’ospite.

Durante una sospensione per le vacanze, mi disse che l’analisi le era stata piuttosto utile e mi ringraziava per questo.

Tuttavia il nostro appuntamento che considerava un impegno serio, stava divenendo soffocante per lei come era accaduto in altre situazioni relazionali seppur di natura differente, e delle quali mi aveva già parlato. Ora stava meglio.

Percepii abbastanza chiaramente che tra le tante motivazioni quella principale era il fatto di non essersi sentita dare ragione per troppo tempo o non aveva avuto modo di dimostrare di essere superiore.

Diciamo che certe persone soffrono per complesso di superiorità a causa di un meccanismo che si chiama, trasformazione nel contrario.

Questa difesa conduce ad evitare per mezzo dell’atteggiamento di superiorità, ossia da una posizione di dominio, di guardare il mondo senza avvicinarsi completamente ad esso, specialmente riguardo alle emozioni e ai sentimenti dei quali le persone stesse non si fidano e che temono di esprimere intimamente.

Chi si considera superiore tende, più o meno severamente, ad evitare certe frustrazioni avendole già amaramente, magari non consapevolmente, subite in qualche modo nel passato.

La ragazza della quale ho accennato mi aveva raccontato di altre due sorelle, una più piccola e un’altra più grande. Erano tutte in competizione.

La mia paziente si considerava più intelligente e aveva dato prova di questo. Le altre due sorelle erano forse più attraenti e seducenti di lei?

Così almeno lei le aveva vissute nei vari dettagli dei quali mi aveva raccontato.

Forse la ragazza aveva bisogno di distinguersi dalla famiglia preservando e facendo risaltare l’effetto positivo che le offriva la sua intelligenza: questa dote indubbiamente spiccava nelle sue esperienze?

In tal modo si sentiva salva definitivamente dalle altre sorelle?

L’analisi aveva funzionato bene a metà. Qualche miglioramento si era apprezzato, ma per lei – in tutta una sola volta – sarebbe stato troppo responsabilizzante contattare i suoi sentimenti attraverso la relazione che aveva con me.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
__________________________________________

E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Rispondi

WP to LinkedIn Auto Publish Powered By : XYZScripts.com