Socializzazione a distanza

Socializzazione a distanza

Queste settimane, che hanno costituito per molti un notevole sacrificio a causa della rinuncia a impegni vari che richiedevano assolutamente la presenza fisica, potrebbero per certi versi lasciare inaspettatamente alcune tracce positive.

Certo che il telelavoro, che sembra abbia costituito per tanta gente uno strumento utile al fine di mantenere la comunicazione, fa sorgere alcune domande.

Diverrà nel prossimo futuro uno strumento d’uso più diffuso e costante?

Ci sono molti vantaggi, come si può immaginare.

Già oggi funzionano attività online, assicurazioni, noleggi, viaggi, banche, le cui agenzie esistono solo online, e che permettono risparmi nelle locazioni degli uffici, risparmi di energia gas/elettricità.

In particolare tra i più importanti scopi di risparmio si potrebbe considerare la riduzione del pendolarismo: non più bus, auto, treni, traghetti e aerei, se non per assoluta necessità, dato che molte riunioni di lavoro o altro possono, e ancor più potrebbero, diventare tele-localizzate a piacere.

Inutile dire che ci sarebbe un enorme risparmio, considerando che la gente avrebbe maggior tempo libero, data la possibilità di suddividere gli spazi secondo i propri desideri.

Con il potenziamento delle reti web nel mondo, virtualmente alcune persone potrebbero vivere in certi posti molto lontani, come in certe isole del Madagascar e lavorare tranquillamente.

L’isolamento lavorativo implicherebbe minori vincoli che permettono di creare altre attività ricreative e sociali.

Uno studio del 1999 ha stabilito che ogni giorno almeno 70 minuti di lavoro sono sprecati nelle sedi aziendali, da interruzioni, problemi con la fotocopiatrice e altre distrazioni come continui break di caffè, tempi che con il telelavoro invece potrebbero essere completamente recuperati per essere utilizzati a piacere.

Ci sarebbero però dei rischi per le aziende che consistono nel fatto che chi lavora potrebbe perdere il senso di appartenenza all’Organizzazione.

Stare fisicamente insieme nelle sedi aziendali significa beneficiare del fluire di competenze professionali, anche per apprendimento  imitativo, condividere lo spirito di squadra, cioè di sentire la propria posizione all’interno di un processo significativo che invita alla partecipazione con entusiasmo.

Insomma stare a casa potrebbe far sentire chi lavora come se fosse un numero, anche se il telelavoro implicherebbe contatti con tante persone che emotivamente rifletterebbero e restituirebbero molti altri messaggi.

Ma tornando ai vantaggi del telelavoro si potrebbe riconoscere a vantaggio del mondo sociale in genere una riduzione dell’inquinamento, perché ci sarebbe meno traffico, meno incidenti, meno costi di assicurazione, meno dipendenza dal petrolio, meno costi per mantenere le autostrade e le strade e forse anche le ferrovie ne guadagnerebbero.

Anche l’American Psychological Association (APA), ha dal 2012 in poi evidenziato che il telelavoro ha un vasto range di benefici, e che creerebbe una maggiore soddisfazione dei lavoratori. Le persone sentirebbero una maggiore autonomia, minore stress professionale.

Il turn-over del personale quindi godrebbe di innumerevoli vantaggi.

Inoltre potrebbero ridursi i costi sanitari, si potrebbe favorire il rientro dei cervelli che vagano per le varie Università del mondo, perché tutte le ricerche sarebbero maggiormente unificate in via telematica.

Le persone che vivono in periferia o in campagna potrebbero godere degli stessi benefici di chi vive in città, grazie all’uso telematico dei servizi, degli acquisti e di una certa partecipazione sociale.

La flessibilità in termini di telelavoro è una frequente richiesta in Italia di molti giovani, ma non dalle persone di mezza età.

Certo che bisogna considerare che, pur immaginando un sistema di reti web, molto potenti, efficienti e performanti all’uso, con set composti da video enormi di alta qualità visiva, con sistemi audio raffinatissimi, le persone potrebbero sentirsi come nel film dell’occhio orwelliano “The Truman show”.

Il film del 1998 di Peter Weir, parla di un programma televisivo che pone tutto il mondo come un enorme set cinematografico a insaputa del protagonista, Jim Carry nella parte di Truman: il giovane è inconsapevole della finzione intorno a lui. Ogni personaggio con cui Truman ha contatto è un attore che ha lo scopo di mantenere il giovane all’interno della finta cittadina di Seahaven.

A sua insaputa, Truman sembra catalizzare l’attenzione degli spettatori che si identificano con lui.

La vita di Truman è diventata a questo punto decisamente appassionante perché il desiderio di essere come lui consiste nell’essere al suo posto, cioè di essere protagonisti di una vita vista da milioni di persone.

Attualmente ad alcune persone potrebbe anche piacere vivere con il sistema web, cioè di essere continuamente video osservati nelle comunicazioni, ma penso che prevarrebbe il bisogno/desiderio di privacy.

Ma alle future generazioni? Avrei parecchi dubbi che l’essere umano rinunci alla propria privacy!

Penso infatti che in questi giorni di arresti domiciliari molte persone abbiano al contrario assaporato, insieme alla perdita fisica del contatto sociale, della vita viva delle città, la possibilità di concentrarsi in alcune attività soggettivamente preferite.

Mentre il telelavoro, (in questo caso è smart working, perché si tratta di opzione, il telelavoro è invece un sistema e metodo di lavoro continuo), permetteva di continuare il lavoro di ufficio, c’è stato il tempo per alcune persone di dipingere, di suonare i propri strumenti musicali, di ascoltare musica, di leggere.

Alcune persone hanno trovato il tempo per pensare a se stessi in modo creativo come mai era accaduto prima.

Qualcuno mi ha scritto di aver compreso molti aspetti di sé in una sorta di vacanza, seppur faticosa perché sacrificata entro le proprie mura, ma sempre una situazione ovattata e in un certo senso silenziosa e protetta.

Altri mi hanno scritto che, non sentendosi controllato dal capo reparto o ufficio, hanno potuto prendere in mano sia la situazione di lavoro e svolgere più rapidamente quel che era loro stato commissionato e aggiungere qualcosa di più con un certo spirito creativo.

Sono convinto che il digital device, cioè gli strumenti di telematici, incluse le video chiamate con lo smartphone, saranno utilizzate in futuro comunque più spesso di oggi sebbene già molto di tutto ciò già accada in molti casi.

Ma nessuno vorrebbe finire prigioniero dentro una sorta di Truman show.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

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