Ci sarà un giorno la pace stabile e per sempre tra i popoli in alternativa alla guerra?

Ci sarà un giorno la pace stabile e per sempre tra i popoli in alternativa alla guerra?

Da sempre gli uomini della terra hanno aspirato alla pace, anche se alcune popolazioni si sono infervorate all’idea della guerra per bisogno compulsivo di sadico potere e per difendere la Patria dai nemici.

Nell’antichità la guerra era sempre prevista e considerata come inclusa come parte della vita così come la morte.

La corteccia cerebrale nel cervello è costituita  dal 90 per cento di neocorteccia ed è da un punto di vista evolutivo più recente, mentre il 10 per cento rimanente è dato dalla corteccia olfattiva e dall’ippocampo chee viene definita paleocorteccia per la loro origine più primitiva. 

 Sappiamo che la ragione pur essendo assai evoluta, direi in modo eccellente per quanto riguarda l’aspetto cognitivo e scientifico, ma come vediamo da secoli di storia il senso logico che riguarda l’emisfero sinistro del cervello umano, per quanto riguarda la guerra e la pace, non risulta essere sufficiente al fine di ottenere che la pace trionfi in modo costante. L’evitamento della guerra non si ottiene purtroppo in virtù di una sana logica che spinge storicamente ad accordi politici spesso assai sofisticati e scambi tra gli Stati di vario tipo.

Perché ?

Il mondo interiore che per lo più funziona inconsciamente e che ha a che fare con la parte del cervello primitiva cioè la paleocorteccia, e e tale parte può ostacolare gli obiettivi costruiti dalla ragione che tende a salvare la vita e che deplora la distruzione e la morte. 

Nel cervello, all’interno dell‘emisfero destro, continuano ad attivarsi in modo primitivo emozioni e sentimenti complessi, bisogni passionali,  avidità,  invidia, competizione, bisogno di potere e di dominio e possesso, orgoglio, difesa dell’onore ecc .Questo momdo arcaico, irrazionale fatto di pulsioni emotive, quel patrimonio che per fortuna ci rende umani e che ci mette a contatto con ciò che è attraente nella vita, presenta i suoi limiti. urtroppo in questo caso può infiltrarsi nella mente logica compromettendone i sani obiettivi. Accadono situazioni storiche molto complesse che insieme a certi bisogni e interessi ciechi di chi governa prevalgono su possibili accordi politici e purtroppo in questo casi le pulsioni emotive possono infiltrarsi nella mente logica compromettendone i sani obiettivi.

Occorre dunque che con l’andare del tempo, degli anni, forse dei secoli avvenga nell’essere umano sempre una continua integrazione evolutiva tra mondo interno, (che segue un suo codice, sintassi e grammatica) e mondo cognitivo razionale, già molto evoluto. Bisogna che l’uomo non impari solo cognitivamente cioè che è bene per se stesso e per l’umanità, ma che metabolizzi profondamente ciò che costruttivo sino a desiderarlo profondamente rinunciando a quelle moderare da un punto di vista biologico e fisiologico.

Nella storia Machiavelli pensava che la guerra fosse quasi sempre necessaria e che il Principe dovesse sempre considerarla importante per il governo di uno città Stato.

Inoltre un Comune molto armato potrebbe anche scongiurare di mettere in atto una guerra se la sua potenza bellica costituisse una chiara minaccia di sconfitta per chi provasse ad attaccare il Comune stesso. In altre parole, per evitare la guerra, i nemici dovrebbero convinti con certezza che in caso di proprio attacco sarebbero distrutti dalla super potenza che sanno essere fortemente armata. La politica comunque dovrebbe mantenere la propria indipendenza da parte dei sudditi.  Nel caso di una necessità bellica questa dovrebbe finire il più rapidamente possibile e con un risultato definitivo, ovvero la sconfitta del nemico. Ne consegue che bisogna impiegare tutte le milizie disponibili per ottenere la vittoria a qualunque costo.

 Nel 1932 in odore di possibili guerre, l’Istituto Internazionale di Cooperazione Intellettuale di Parigi incarica Albert Einstein di consultarsi con i maggiori scienziati europei su eventuali ipotesi che riguardino la possibilità d’evitare la fatalità della guerre.

Einstein considera come una guerra porti sempre solo sofferenza e distruzione in tutte le parti coinvolte.

Gli Stati, ipotizza Einstein, dovrebbero creare un’Autorità legislativa e giudiziaria al fine di bloccare ogni Stato pronti alla guerra con l’obbligo di rispettare i decreti di tale Autorità, di invocarne la decisione in ogni disputa e attuare tutti i provvedimenti condivisi. Ma Einstein stesso confessa di essere perplesso nel considerare che già da sempre l’umanità non è mai stata disponibile ad accettare che un’Organizzazione sovranazionale sia in grado di emettere verdetti senza contestazioni e imporre eventualmente con la forza il sottomettersi all’esecuzione delle sentenze.

La sete di potere e l’industria delle armi della classe dominante si opporrebbe a qualsiasi intimidazione della sovranità nazionale. Purtroppo l’opinione della gente, la Stampa, la Cultura condizionerebbero in negativo il potere dei Governo, rendendo la massa popolare a favore di lottare con le armi.

      Risposta di Freud ad Einstein. Freud già nel 1915 durante la prima Guerra mondiale aveva scritto: … la guerra vince sempre sulle illusioni secondo le quali la cultura evoluta predominerebbe in futuro sui conflitti armati. Freud nel 1920 in seguito alla morte della prediletta figlia Sophie a causa dell’influenza spagnola che uccise milioni di vittime, Freud aveva scritto Al di à del principio di piacere. In sintesi, in questo saggio egli sostiene che le due pulsioni di vita e di morte non sono impastate tra loro come Freud ipotizzava in precedenza (l’ambivalenza, sempre presente negli affetti con la prevalenza ora di amore, ora di odio), ma sono completamente autonome tra loro e accade allora che la pulsione di morte sia sempre più forte e vincente sulla pulsione di vita. Ad un certo punto il destino della natura e quindi dell’uomo viene sopraffatto dalle pulsione di morte che distrugge ogni vita. 

Quindi considerando che la natura umana è questa, ancora non è possibile impedire che scoppino le guerre.

Quindi nel Luglio del 1932 con una lunga lettera con il titolo Perché la guerra? Freud risponde di conseguenza ad Einstein sostenendo appunto che l’atteggiamento sempre più civile da un lato e dall’altro il fantasma di un giustificato timore di una guerra futura immaginata come disastrosa dall’altro, potrebbe alimentare speranze sul totale evitamento bellico nel prossimo avvenire. Da 80 anni noi  speriamo che le bombe atomiche scongiurino il pericolo della guerre.

Nel frattempo tutti potremmo osservare che tutto ciò che promuove l’evoluzione civile in effetti ritarda  la guerra, ma non ci si deve illudere che violenza che sempre insita nell’umanità non sia sempre prevalente.

  Nonostante l’uomo sia più complesso perché sperimenta i conflitti di opinione, valori, ideali, ragionamenti e sembri  rinunciare all’aggressività , ciò avviene sempre solo in apparenza in quanto biologicamente la pulsione di morte è solo latente, ma sempre pronta a trionfare.

   Vediamo infatti come l’introduzione sempre più sofisticata delle armi esalti il senso di onnipotenza e suggerisca una sorta di superiorità intellettuale, in realtà  sembra solo camuffare che la forza bruta è sempre minacciosa e Vince chi possiede le armi migliori o chi le adopera con maggior destrezza.

  Se l’avversario viene decapitato non può riprendere l’ostilità e il suo decadere scoraggia anche altri ad osare ad ambire quel che l’altro ha con la violenza conquistato. C’è anche un piacere pulsionale nel vincere e uccidere. Il vincitore d’ora in poi se non uccide ha da fare i conti con la smania di vendetta del vinto e così sarebbe costretto a rimanere sempre in agguato, in parte rinunciare al sensazione di una propria sicurezza. Israele vuole distruggere definitivamente Hamas e si sente in diritto di farlo, ma Hamas e altre forze terroristiche e politiche potrebbero impedirlo e contrattaccare (L’union fait la force). Cosa succederà ?

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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