La nostalgia e il cambiamento

La nostalgia e il cambiamento

La nostalgia si configura come un’emozione melanconica che ci porta a ripensare al come eravamo, ad alcuni episodi significativi cha appaiono nella nostra mente come icone.

Spesso da un lato può sprigionarsi in noi un lume di appagamento, ossia una sentore di fierezza per quel che abbiamo compiuto, oppure un pizzico di intima gioia per alcuni apprezzamenti che abbiamo guadagnato grazie a chi ci ha mostrato di stimarci, apprezzarci.

In tal caso risorge un’intima felicità riguardo a quel tempo che però non può più tornare. Complessivamente, si tratta di un’emozione che si intreccia con un’amaro sorriso sempre rivolto a come eravamo e non siamo più!

Spesso un anziano rimpiange anche le ombre del proprio passato che ricordano esperienze sgradevoli. In entrambi i casi chi ha più 50 anni potrebbe già rammaricarsi di non essere più giovane. Molte persone di mezza età provano nostalgia per aver perduto un’epoca che nel loro mondo interiore è ancora familiare, oppure una mentalità, un costume, uno stile che oggi viene quasi deriso, oppure ridonda ai più come sconosciuto.

Si può essere orgogliosi di aver fatto certe cose, di essere stati protagonisti di alcune conquiste, di aver fallito ingenuamente qualche azione, di vergognarsi di essere stati precipitosi e impulsivi, ma comunque di essersi sentiti sempre giovani, attivi, pieni di ricordi vivi quelli che continuiamo a mantenere come fotografie e film nella nostra mente.

Eraclito, il filosofo greco del sesto secolo a.C., soleva ricordare che non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua che scorre in un fiume.

Ci si ricorda di aver fatto un bel bagno, ma quell’acqua da tempo non c’è più, né la si ritroverà mai più perché il fiume scorre sempre.

In genere si rimpiange la casa dalla quale ci si è separati, un amore che si riconosce come importante con il passare del tempo e che è si è concluso a causa della propria superficialità.

La musica diventa in alcuni casi una colonna sonora che ci ricorda situazioni felici e ne attiva la nostalgia.

Spesso oggetti ed immagini sono oggetto di ricordi nostalgici di giovinezza.

La nostalgia in fondo ci fa sentire anche un po’ di disillusione.

Perché?

In genere ci si affaccia al mondo con un po’ di ottimismo

Una famiglia affettuosa spesso ci riempie di speranze, ma il contatto con la realtà da adulti è spesso deludente, perché alcune difficoltà sono inaspettate e a volte si inaspriscono ai nostri occhi dopo averne fatto esperienza.

Qualche volta la salute ci sorprende con qualche sgradevole notizia, per qualche ragione il nostro aspetto non rispecchia sempre il nostro pieno gradimento.

Allora si rimpiange quando alla luce del tempo dell’infanzia, tutto il mondo e noi stessi apparivamo imperfetti, congruenti nell’aspetto, omogenei con noi stessi.

Le epoche sono periodi di felicità durante i quali tutto andava bene nella nostra vita, ci sentivamo amati e amavamo, e il futuro appariva ottimo.

L’illusione spesso come l’idealizzazione funziona a livello psicologico come un muro portante che nasconde ciò che è arduo da gestire e sostiene il futuro, proteggendo ogni sogno, ogni speranza.

I sentimenti permangono a lungo in noi e costituisco la colonna sonora emotiva che enfatizza ciò che viviamo nel mondo psichico profondo.

Pensare a come eravamo aiuta tuttavia a mantenere in noi un’unità sintetica che giova al senso di identità specialmente quando gli anni accumulati sono davvero tanti e giova ad un continuo cambiamento.

La vita di una persona si rammenta pensando a tante epoche caratterizzate da eventi che si distinguono per icone o modelli che le caratterizzano. Le epoche possono essere registrate nella nostra, anche se non era del tutto storicamente esatto, come periodi di felicità durante i quali tutto andava bene nella nostra vita, ci sentivamo amati e amavamo, e il futuro appariva ottimo. Altre epoche sembravano raccontare il contrario.

Ma l’aspetto negativo della nostalgia in una persona consiste quando un soggetto non si accorge di essere vittime del proprio pensiero ostinato e ripetitivo fissato su ciò che era e che non è più.

Tale mono-pensiero assomiglia al suono di un vecchio disco rotto che ripete la stessa musica in modo coatto e assillante perché i solchi del disco bloccano la puntina del cursore del giradischi.

Tutto ciò porta a malinconia e spesso a una depressione cronica che non giova al cambiamento ma tende a favorire l’invecchiamento.

Sembra che non ci sia futuro su cui lanciare le proprie aspirazioni, i propri progetti che verosimilmente tengono conto degli anni già collezionati.

In sintesi, vale la pena al fine di mantenere un’immagine di Sé integrata, coerente e concreta che sia credibile a noi stessi per primi, avere contatto con il proprio passato, con quei trascorsi che la nostra memoria emotiva spontaneamente ci restituisce sotto forma di particolari immagini e di episodi che tanto ci hanno coinvolto.

In particolare, la nostra intelligenza emotiva più di quella cognitiva e di quella cristallizzata, quando è fluida,  ricca di emozioni favorisce il cambiamento e  l’agilità mentale e meglio riusciamo a sentirci soddisfatti di noi stessi anche a tarda età.

L’augurato e continuo cambiamento qualitativo, sia nell’evoluzione fisica che in quella psicologica, si profila salutare per un recupero di uno spazio psichico di ascolto di ciò che il nostro mondo interiore ha conservato nel tempo per noi stessi; alcuni ricordi poi possono essere assai propizi anche per un buon mantenimento di lunga salute.

 

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Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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