Psicopatologia del potere

Psicopatologia del potere

Il potere riguarda il possesso, da parte di una persona o di un gruppo, dei mezzi necessari per raggiungere scopi o obiettivi che costituiscono mete desiderate. Ciò implica una eventuale competizione tra altri soggetti che si propongono lo stesso fine.

Il potere presuppone anche la padronanza e la capacità di persuasione e, nei casi meno sani di manipolazione delle situazioni, pur di raggiungere i voluti scopi.

Le religioni sollecitano la remissione dei fedeli alle relative divinità che sostengono le religioni stesse. I sacerdoti a capo delle stesse confessioni sono investiti in quanto interpreti delle divinità e per questo usufruiscono del relativo potere religioso.

Oggi i Mass Media della comunicazione usufruiscono del potere della voce radiofonica e, grazie alla diffusibilità delle video immagini nel pianeta, di un grande potere sulla comunicazione.

L’uso del potere nel globo risente continuamente del rischio del suo abuso negli Stati non democratici, laddove un dittatore concentra su di Sé ogni potere.

Il potere inteso in modo sano dovrebbe essere sostenuto dalla naturale curiosità umana, dall’umano interesse che mira verso specifici settori e dalla intensità della passione verso tali obiettivi. Questi motori emotivi e psichici muovono nel soggetto stati di eccitazione che sollecitano attivismo e incitano la ricerca di padronanza, quella che potrebbe metaforicamente paragonarsi all’attivismo sessuale.

Ma tale normale eccitazione sollevata dall’interesse, quella che sfocia nel desiderio di potere e di padronanza, offre anche un piacere qualche volta incontrollato. Il rischio quindi di un eccessivo eccitamento spiega come l’obiettivo verso il quale il potere era all’origine diretto, possa passare in secondo piano.

Il piacere che suscita il potere diventa fine a se stesso: ci riferiamo in questo caso al piacere nel sentire personalmente un senso di potenza, cioè di onnipotenza.

La potenza si associa alla fantasia magica, onnipotente quella che permette di immaginare che tutto si possa possedere e tenere sotto controllo

Non si tratta più di un desiderio autentico, quello che il soggetto esprime con coscienza di Sè, ma di un bisogno primitivo e sfrenato di provare piacere, cioè di una compulsione paragonabile al bisogno di provare emozioni incontrollate come chi gioca smodatamente d’azzardo.

Il bisogno avido di potere rappresenta dunque un bisogno che si è involuto in un bisogno grezzo, tanto forte da controllare le persone, quanto di raggiungere obiettivi supremi. Gli individui nei quali tale bisogno è forte, si manifesta con uno stato emotivo euforico. Le persone diventano logorroiche e assertive nelle discussioni con altri: provano forti frustrazioni quando non hanno il pieno controllo della situazione.

Questi individui poi in ambito lavorativo, possono occupare posizioni manageriali con ruoli di governo e di grande potere. La mancanza di empatia di alcuni tra questi dirigenti è di non saper ascoltare gli altri perché il bisogno di potere non consente spazio di ascolto e di rispetto degli altri. Preferiscono intimidire i partecipanti durante le discussioni o durante il lavoro di gruppo su vari argomenti perché l’esercizio del potere trova in loro il più gratificante degli appagamenti.

Prevaricazioni nei confronti di propri dipendenti e collaboratori sfociano spesso nel mobbing, cioè nelle azioni quotidiane che spingono verso violenze psicologiche, ricatti indiretti e addirittura sabotaggi professionali.

Il potere narcisistico si esprime con idee e comportamenti grandiosi che presuppongono immaginari stati di diritto rispetto agli altri. I soggetti nelle potenziali conversazioni non sono in grado di ascoltare perché la loro grandiosità occupa anche tutto lo spazio dell’altro e quindi non provano sentimenti di empatia, cioè di mettersi nei panni dell’altro. Prevale una tendenza a manipolare e ad approfittarsi di chi sta loro vicino.

Il senso di potere onnipotente è un presupposto psichico necessario per il narcisista perché l’immagine rimossa che egli ha di Sé è in realtà di debolezza, per cui egli deve trasformarsi in persona grande e super-potente per controbilanciare la sua impotenza e fragilità psichica.

Il bisogno di potere per il narcisista, ha a che fare con un intimo e urgente bisogno di sentirsi legittimato e confermato dagli altri al fine di evitare stati psichici di crollo della sua vita psichica.

Nelle situazioni di coppia il narcisista risponde raramente alle telefonate, si comporta in modo contradditorio svilente e svalutativo. E’ come se egli intendesse comunicare agli altri: Sono importante e esisto solo io, tu mi devi servire e ammirare !

Il potere istrionico, assomiglia al potere che la personalità borderline mette in modo teatrale in primo piano.

Si tratta del bisogno di manipolare gli altri  tendenza che deriva dal forte impulso di salvarsi la vita, perché l’istrionico si sente continuamente in pericolo. Gli individui istrionici spesso quindi cercano di neutralizzare il potere dell’altro e cercano così di avere più potere nella propria volta, usando la seduttività.

L’istrionico è assai impulsivo e usa meccanismi difensivi primitivi come per esempio la scissione, il diniego onnipotente. Egli non è in grado di mentalizzazione, mentre costantemente usa l’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di sé. Durante eventi sociali si pone al centro per ottenere mirabili attenzioni. Lo stile dell’eloquio è eccessivamente impressionistico e poco articolato. Può diventare improvvisamente arrabbiato per una minima e involontaria negligenza allo scopo di indurre ad una maggiore condiscendenza la volta successiva.

In sintesi l’istrionico sperimenta un forte bisogno di attenzione e la teatralità è in sintesi il suo modo di esercitare un potere ricattatorio.

Il potere antisociale deriva da un disturbo antisociale di personalità che è 6 volte più frequente tra gli uomini che tra le donne e si suppone che derivi dall’ormone bio-endocrino, il testosterone che giustifica la differenza con le donne su base ormonale. Le componenti perverse della famiglia, specie dei padri, aggiungono altre importanti cause. L’intensità del comprtamento antisociale maschile tende a diminuire con l’età, il che suggerisce che i pazienti possano imparare nel tempo a cambiare il loro fare disadattivo e in parte tendono a redimersi dei loro misfatti.

Circa la metà di questi psicopatici abusano di sostanze e soffrono di disturbi del controllo degli impulsi, nonché sindrome da deficit di attenzione e iperattività, e disturbo borderline di personalità.

Spesso questi soggetti guidano auto in stato di ebbrezza, causando talvolta incidenti. Essi possono consumare quantità eccessive di alcol o assumere stupefacenti che possono avere effetti nocivi verso tutti.

Pensiamo agli stupri su donne che sono agiti con lo scopo di dominare e di provare piacere per mezzo della stessa violenza, poiché i violentatori sono sessualmente per lo più sono impotenti. Ancora di più gli omicidi di donne dovuti a perversioni sessuali sono commessi con il fine di provare un orgasmo durante il delitto. L’esercizio dell’onni-potere si concretizza con il piacere di provare disprezzo per la vittima e la sopraffazione della donna consente un forte senso di trionfo.

I soggtti con disturbo antisociale di personalità sono socialmente e finanziariamente irresponsabili. Essi possono cambiare lavoro senza alcun piano per ottenerne un altro. Essi possono non cercare lavoro anche quando ci sono le opportunità. Questi soggetti, sempre per un bisogno di sentirsi potenti e forti, sono per carattere fisicamente aggressivi e possono dare inizio a liti o picchiare violentemente il partner.

In sintesi gli antisociali, detti anche sociopatici e psicopatici trovano la loro forza nel potere onnipotente provando senso di dominio, trionfo e disprezzo.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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