Integrazione mente corpo

Integrazione mente corpo

La neurofisiologia, la psicoanalisi, l’omeopatia, come scienze mostrano sempre più l’unità e l’integrazione dell’organismo umano, tra psiche e corporeità. Molti animali mammiferi non fanno eccezione.

I giovani medici, la cui formazione è da un lato assai specialistica, grazie alle continue scoperte scientifiche della medicina allopatica, si stanno avvicinando anche alla medicina omeopatica.

Penso che l’approccio di un buon medico al paziente consista nel trasformare una visita, un colloquio, in un incontro tra due persone: queste hanno in potenza da trasmettersi molto più di quanto comunemente si pensi.

Da un lato la conoscenza tecnica specialistica del medico è importantissima, dall’altro, è bene che il paziente si racconti nel suo insieme affinché il suo funzionamento sommato psichico migliori anche in chiarezza dinamica anche a se stesso in modo che il sintomo e la malattia non emergano solo in modo asciutto, isolato, ma questa ultima emerga insieme a tanti altri elementi della personalità e carattere con il fine di  aiutare a migliorare la patologia e la sofferenza grazie a una conoscenza globale di Sè.

Il concetto d’incontro va inteso in senso ampio, cioè processuale, che significa in divenire, dove lo scopo sta nella conoscenza profonda del paziente nei suoi molteplici aspetti anche psicologici.

Si tratta di uno scambio di dinamiche emotive che aiutano anche a rendere esplicito come alcune malattie siano il risultato manifesto, cioè l’espressione di sintomi che convivono all’interno di una rete sistemica complessa. Il corpo può essere il contenitore che nasconde una sofferenza psichica di una persona e che permette di far recitare al paziente un copione di un personaggio mentale che per una serie di concause serve per affrontare la sua vita. Se però con il passare del tempo, con il crescere degli anni, per costituzione, le parti autentiche del paziente non possono farsi vive, il corpo si ammala, cioè non sopporta più di aiutare a nascondere altri personaggi interiori, non è più complice di una sorta di autoinganno.

Un esempio può essere offerto dal funzionamento intestinale: il nervo vago serve in particolare a trasmettere le informazioni dall’intestino al cervello.

Il mondo emotivo delle persone agisce sul sistema gastro-intestinale, ma potrebbe anche disturbi intestinali generi malessere, ansia e depressione, per cui un’infiammazione del colon, dell’apparato digerente, potrebbe causare una personalità gastro-enterica, nervosa, aggressiva, pessimista invidiosa, ecc.

Il sistema nervoso enterico è costituito da una fitta rete di neuroni (cellula nervosa) che scambiano stimoli di vario tipo come risposta a stati d’umore dovuti anche a brutte notizie che il soggetto riceve e vive malamente.

Il sistema nervoso centrale insieme a quello endocrino sono da considerarsi come registi del nostro corpo, si occupano anche di mantenere armoniche le funzioni intestinali.

La salute dell’intestino ha una buona ricaduta su tutto il nostro corpo.

I chirurghi che operano all’addome, osservano spesso che quando il paziente è completamente anestetizzato, avvicinando lentamente il bisturi per operare una certa escissione, l’intestino si ritrae leggermente o di scatto come se si difendesse dal nemico bisturi.

Si può affermare che il nostro colon sia guidato da una propria mente e di una propria autonomia difensiva anche immunologica.

La flora batterica del nostro tratto intestinale ci difende da batteri ostili e infettivi sino a che tale equilibro viscerale viene mantenuto sano.

Le funzioni digestive, escretive, sono regolate dal nostro cervello che inoltre ci indica di mangiare cibi sani.

Sappiamo che per esempio molte persone stressate o meno, quando intraprendono un viaggio, soffrono di stipsi. Quando tornano a casa dal viaggio, l’attività della mucosa intestinale riprende regolarmente.

Se una persona è angosciata da una brutta notizia, mangia di più, oppure lei sente l’interstino bloccato.

Potremmo esemplificare con altre situazioni cliniche che riguardano la pelle, le cefalee, perché la nostra corporeità è interattiva nel suo insieme in un reticolo mente corpo, due facce della stessa medaglia.

 

 

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Un commento

  1. Raffaella Buttazzi

    La prima osservazione che mi viene in mente è che, sin da bambina, quando l’appettito si altera e cioè “non me la sento di mangiare qualcosa” significa non ho “digerito” qualche vissuto emotivo a vari livelli, ma molto seriamente.

    E’ un poco come se lo stomaco tendesse a chiudersi come metaforicamente una parte di me: forse delusa o forse troppo illusa cioè portata ad idealizzare?

    Ma il corpo forse esprime una traccia e una memoria, integrando aspetti diversi, dove, come nella fiaba di Pollicino, con un ascolto emotivo, si possono sostituire le parole alle briciole?

    Raffaella

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