La Luna Argento,  recensione del libro di Lorenzo Sassoli de Bianchi

La Luna Argento, recensione del libro di Lorenzo Sassoli de Bianchi

                                       Lorenzo Sassoli de Bianchi

                      La Luna Argento    ed.  Sperling § Kupfer

Che valore sociale e psicologico hanno gli anziani? Chi li ascolta davvero nella nostra epoca?

Quanto conta per i giovani la lunga esperienza di vita che appartiene a quella età argentata?

La nostra epoca da un punto di vista sia sociale, sia tecnologico che industriale, è produttiva e consumistica e segue un percorso quasi maniacale e lineare verso falsi valori: questi stimolano il successo dei singoli verso l’affermazione di sé attraverso il denaro e l’apparire.

Succede che gli anziani, poiché escono dal ciclo produttivo, contino sempre meno.

Buona parte delle persone di mezza età con l’avanzare degli anni fanno di tutto per nascondere la propria età sino ad una vera negazione dell’invecchiamento. Certo che invecchiare di per sé spaventa e disorienta, ma nascondere gli anni è anche la conseguenza della coscienza che la nostra società ha sempre meno bisogno degli anziani anche quando sono pieni di risorse,  di ricchezza, di esperienze e di buona cultura.

Con queste premesse il pensiero Lorenzo Sassoli de Bianchi, l’autore del romanzo, narra di anziani artisti chiusi in un ospizio in Liguria, il Santa Tea. Scrivere un romanzo di questo tipo ha come intento il metter sotto la lente di ingrandimento la sofferenza di persone che da giovani sono state attive, creative e in primo piano nella vita sociale; oggi invece questi vecchi sono impotenti di fronte alla realtà che li costringe a rinunciare al piacere di vivere. All’interno dell’ospizio Santa Tea si arriva alla consapevolezza secondo la quale l’unica visione che li riguarda è quella attendere la fine della loro vita per raggiungere la fine delle loro inquietudini.

Al contrario di come la società si comporta, l’attenzione psicologica che l’autore rivolge agli anziani, grazie alla delicatezza del racconto e di come viene narrato raggiunge una drammaticità, poetica.

Scrivere questa storia per l’autore significa identificarsi con parti e sensibilità psicologiche profonde di se stesso e proiettarle nei vari personaggi descritti con arte e poesia. Questo atto creativo consente a Lorenzo Sassoli de Bianchi di elaborare numerosi aspetti del proprio mondo interiore e che proprio in ciò si trovi e consista una ricompensa e il piacere di un bravo scrittore. Una volta che i personaggi, mano a mano si muovono nel romanzo, lo stesso autore li può osservare come se fossero da sempre esistiti e non fosse la sua penna ad averli messi in vita.

Si tratta quindi per il lettore di comprendere la psicologia dei personaggi, la loro frustrazione, ma anche in alcuni casi anche la passione che in alcuni anziani non si è del tutto spenta.

L’ospizio diventa un teatro che ospita anche noi lettori, che coinvolti comprendiamo le emozioni che proveremmo in tale situazione.

La storia, costruita con vera maestria ci offre un romanzo altamente poetico e al tempo stesso colorito e vivace la cui trama accattivante e inaspettata, non svelerò per lasciare al lettore il piacere della sorpresa.

Lo scenario mortifero iniziale via via lascia il posto ad un’atmosfera catartica e ciò su cui il lettore è coinvolto appare come la riconquista della dignità perduta a causa dell’invecchiamento.

Le situazioni e i personaggi descritti al di là dei vari drammi, appaiono metafore che fanno riflettere e sicuramente attivano nel lettore momenti personali introspettivi.

Roberto Pani

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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