Un tempo molte persone usavano riportare il resoconto della giornata in un diario giornaliero

Un tempo molte persone usavano riportare il resoconto della giornata in un diario giornaliero

Il metodo psicoanalitico escogitato da S. Freud oggi assai evoluto grazie alle neuroscienze, serviva ad accedere al mondo interno dei pazienti per risolvere alla base nuclei psicodinamici di sofferenza psichica. Ma prima di allora in che modo le persone che soffrivano di contraddizioni e incoerenze, di confusione, di sintomi somatici non severi, di depressioni, angosce e fobie quale aiuto potevano trovare? Spesso si manteneva un diario nel quale si riportavano eventi significativi della propria giornata accompagnati dalle proprie emozioni e sentimenti provate in quelle ore.

Ogni giorno la nostra vita quotidiana scorre colma di pensieri e di emozioni, anche se non ce ne accorgiamo, eccetto di quei pensieri ed emozioni che riguardano situazioni esistenziali il nostro lavoro e le faccende pratiche. Nel mondo interno di ciascuno di noi a livello inconscio dialogano come se fossero voci che ci parlano dentro, cioè fantasmi severi che ci giudicano che ci svalutano avendo spesso la meglio su voci che invece ci proteggono e che sono sostenute dalla fiducia di base in noi stessi e dalla nostra autostima.

Quanti grilli parlanti ci tormentano e quante fatine azzurre buone protettive si proteggono nel nostro mondo interno inconscio?

La sensazione di disperdere le esperienze vissute nel non saperle mettere a profitto  nel futuro è comune a molte persone.

La nostra vita psichica sfugge alla coscienza mentre noi sentiremmo il bisogno di annotare quel che ci succede, quel che abbiamo sognato durante la notte, ecc.

Spesso non possiamo cogliere il senso profondo di quel che stiamo facendo perché gli obiettivi pratici del lavoro o dei vari impegni familiari o altro ancora richiedono particolare concentrazione e fretta ed escludono la coscienza del senso di ciò che è accaduto e del tempo che scorre veloce.

Nei tempi antichi, ma anche recenti alcune persone dall’animo introspettivo usavano e usano di sera prima di dormire scrivere brevemente quel che appare essere stato per loro significativo cioè quali eventi e emozioni siano state prevalenti in quel giorno.

In altre parole, se non troviamo lo spazio per pensare a noi stessi e dare a ciò che facciamo un significato che governi le nostre azioni, uno stratagemma per tentare di coordinare il mondo della ragione con quello psichico ed emotivo può essere quello di lasciare un piccolo spazio serale per appuntare alcune notazione su se stessi.

La vita scorre in fretta e, se non ci sono troppi intoppi, ci accorgiamo che sono trascorsi settimane, mesi e anni in un baleno. I capelli che s’imbiancano e le rughe del viso che compaiono e altro ci ricordano che sono trascorsi anni di tempo.

Il tempo spaziale, quello dell’orologio e del calendario di cui parla il filosofo francese Henri Bergson non ci permette di offrire una vera coscienza di un contenitore temporale che contiene il senso di ciò che siamo e facciamo.

Storicamente il bisogno di possedere un diario, un quaderno, un organizer nasce da quando l’uomo ha imparato a scrivere, ma ha anche imparato a descrivere le proprie emozioni e azioni ripensandole e poi scrivendole.

Il diario si rivela dunque un potente strumento di ricognizione emotiva  che ci consente di attualizzare i nostri sentimenti e di prendere coscienza del mondo che ci circonda.

Il diario serve a dare al tempo la giusta misura delle sensazioni, delle sciocchezze che abbiamo compiuto nella relazione con gli altri, oppure delle cose importanti che abbiamo prodotto e di correggere per il futuro ciò che ci è sembrato eccessivo.

Alcuni sentimenti di vergogna e di colpa verranno ridimensionati e certe ingenuità e idealizzazioni prenderanno per noi il senso giusto e aderente alla nostra personalità sempre in crescita.

Molti drammi psichici saranno ridotti e inoltre la nostra sensibilità aumenterà mettendoci nei panni dei nostri interlocutori quotidiani.

La nostra vita psichica è fatta di esperienze passate e di esperienze ancora da compiere nel futuro. Tali pensieri fluttuanti possono trovare una unità dinamica nel diario stesso dove si riportano anche i propri sogni che si possono ricordare.

La letteratura sin da prima di Cristo è densa di uomini famosi, scienziati e letterati in tutto il mondo conosciuto che riportavano nei loro diari importanti scoperte su se stessi e sulle cose del mondo.

Spesso chi intraprende una psicoterapia psicoanalitica non potendo mantenere il numero delle sedute che sarebbe molto utile per la cura, come si usava un tempo, e ciò per ragioni prevalentemente economiche usa scrivere su un piccolo diario.

Ciò è utile perché il lavoro analitico continua anche nel diario, seppur in quel momento senza la presenza dello psicoanalista. Ma lo psicoanalista potrebbe in questi casi essere già sufficientemente introiettato nel proprio mondo interno del paziente e così il diario prolunga in un certo senso alcune sedute che suppliscono la mancanza di quelle cosi dette oggi in presenza.

Nel momento in cui scriviamo i nostri personaggi che costituiscono il nostro vissuto interiore del mondo si mettono al lavoro e ci parlano dentro di noi fornendoci infiniti suggerimenti e ripensamenti.

Qualcuno mi ha chiesto come facessero nei secoli precedenti a vivere quando certi difficoltà psichiche avevano la netta prevalenza nel loro stile di vita, rendendo spesso la loro esistenza insopportabile.

Come si faceva in passato prima di S. Freud a elaborare e metabolizzare le cause dei loro turbamenti ? Forse ricorrevano ai guru, ai maghi alla superstizione ai malefici alle benedizioni, ai riti … ma anche ai diari.

Altrimenti i manicomi funzionavano come muro contenitivo e separativo al di là della vita sociale …

I diari è certo che aiutavano molto, quando però c’era la motivazione, la libertà e lo spazio fisico e psichico per potersi permettere di scrivere quotidianamente con metodo sistematico.

Il diario assomiglia a un tentativo di comprendere se stessi e i propri sogni coscienti perché le riflessioni si concentrano in uno spazio cartaceo limitato che porta la coscienza a essere viva e sintetica per offrire senso a ciò che siamo e come funzioniamo

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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