Le nuove baby-gang comparse a Milano … a Bologna

Le nuove baby-gang comparse a Milano … a Bologna

La nostra società durante il Covid e il periodo delle chiusure purtroppo non ancora terminato, ha vissuto e continua a vivere un clima che non solo dai giovanissimi è percepito come surreale, quel mondo che avevano incominciato a conoscere nella prima infanzia.

In questi ultimi due anni tal clima ha condizionato anche la vita degli adulti. I più anziani sono memori di ricordi di guerre, antiche pandemie e anche se non direttamente vissute,  e così hanno seppur con difficoltà potuto gestire psicologicamente i danni che il terribile virus ha portato con sé.

Purtroppo oltre ai disagi dovuti alle varie chiusure che ancor oggi continuano, dovendo fare un bilancio che riguarda tutti settori della vita sociale, si nota una sofferenza immane di gente che ha perduto quasi tutto, tutto ciò che aveva investito in tanti anni. Interi settori dell’economia sono andati in malora con una regressione a parecchi anni del passato.

Molta gente si è trovata a dover cambiare la propria identità professionale e personale per continuare a sopra vivere: oggi si verifica maggiormente che la loro attività commerciale e industriale è andata in fumo e che è per loro necessario reinventare se stessi per mezzo di un altro lavoro che è difficile immaginare. Ciò presuppone comunque identificarsi con logiche di creazione e produzione che sottostanno a normative completamente differenti, cosicché non tutti trovano in se stessi la flessibilità, le energie psichiche e mezzi sufficienti per ricominciare.

Ma come stanno i fanciulli quelli che sono sul punto di diventare adolescenti ?

La struttura delle personalità di un bambino comincia a costruirsi partendo da un mondo emotivo e fantastico secondo un principio che già Freud stesso chiama del piacere e che permette all’infante di sentirsi accolto e poi socialmente accettato sino ad entrare in un clima dove domina il principio di realtà.

Come hanno potuto questi fanciulli in quasi tre anni a costruire la loro identità in un società sconvolta, minacciata, incoerente, imprevedibile, mentre nelle scuole era attiva la didattica a distanza (DAD)? Sappiamo che il contatto fisico in presenza è necessario per lo sviluppo psicofisico dei bambini in età evolutiva.

Bloccati in casa senza mai uscire, privi di ogni socialità se non per via telematica, costretti anche nel corpo a coesistere con altri, magari in spazi ristretti con genitori nervosi, hanno dovuto sopportare una realtà tanto penalizzante quanto irreale rispetto a quello che normalmente è per tutti noi adulti.

Si suppone idealmente che la famiglia con la sua costante presenza e con il commento sugli avvenimenti più crudi, aiuti i fanciulli in età evolutiva, introducendo quel filo di coerenza necessario per facilitare l’assorbimento dei principi sottostanno il reale. Non si tratta di nascondere il reale ai piccoli, ma di aiutarli a comprenderne il senso qualora gli eventi appaiano troppo pesanti per essere digeriti tutti in un sol colpo. Si tratta spesso di un terreno denso di buche, per cui lo svolgersi degli accadimenti può essere percepito come un insieme di continue eccezioni alle regole, tanto che le regole stesse finiscono per non esistere e per identificarsi con le stesse eccezioni.

Ma se pensiamo alla recenti formazioni delle baby-gang nelle principali grandi città italiane non può non venirci in mente il branco per esempio quello dei lupi che, come tanti altri animali selvaggi e predatori delle varie foreste e giungle, savane, attaccano tutti insieme le prede per poi divorarli. In tal modo, alcuni animali si coalizzano in un’unica forza che diventa potente per il branco che attacca. Ma gli animali aggrediscono per fame e per divorare quel cibo del quale hanno bisogno per nutrirsi, ma i ragazzini di 14/16 anni?

La cronaca italiana non fa che aggiornarci su episodi preoccupanti: persone aggredite da poco più che fanciulli di entrambi i sessi che, senza nemmeno scopo di furto, colpiscono e feriscono passanti a qualunque ora del giorno e della notte: violentano con azioni dettate da un bisogno sadico di godere del male e dell’impotenza degli altri. Non c’è alcun dubbio che le forze dell’ordine dovranno essere più attente a questi episodi in parte inaspettati, ma quale di quale fame soffrono questi ragazzini?

Un senso abbandonico terribile prende questi fanciulli cresciuti non perché siano figli di nessuno, non perché siano privi di famiglie e di genitori, ma perché la famiglia non funziona sempre in modo sano come si vorrebbe, e quindi non basta in una società tormentata e travagliata.

Inoltre pensiamo che esistono famiglie borghesi distratte nei confronti della vita dei figli, che spesso senza rendersene conto comunicano con loro per lo più per trasmettere modelli di comportamento con i quali soltanto celebrano narcisisticamente se stessi.

Alcune madri senza accorgersene, simulano un apparente interesse per i figli, proiettando su di loro le ansie personali condite di inadeguatezze:  le incoerenze generano nei bambini un senso di lontananza e solitudine .

Tali ansie materne sono spesso rivestite da iper-protettività esasperata che si esprime in un controllo sui figli tanto ossessionante quanto inutile. Non viene invece dedicato, l’empatia materna, l’affetto e l’attenzione necessaria per la comprensione degli autentici bisogni dei piccoli e tutto ciò che in verità servirebbe ai figli per crescere in modo adeguatoe diventare gradualmente autonomi. Alcune madri in modo sempre inconsapevole, diventano troppo presto e in modo subdolo amiche dei loro figli con il fine di controllarli e trattenerli a sé: certe madri seduttive e cosi dette alla avanguardia partecipano con i figli alle loro trasgressioni sociali, fumano insieme marijuana, suggeriscono il modo migliore per barare a scuola. Tali seduzioni materne portano i ragazzi a pericolose dipendenze fusionali con il genitore.

Alcuni padri non riescono, diremmo oggi, a rinunciare alla vecchia cultura maschilista e senza essere consapevoli, simulano di offrire buoni esempi ai maschietti  offrono se stessi come modello trionfanti in tutte le loro azioni grandiose,dove in realtà emerge potere e disprezzo verso gli altri: per esempio magnificano, all’insaputa della madre, di essere predatori di sesso verso le donne considerate come riserva di caccia.

Il mito del pene, cioè del fallo, inteso come simbolo del potere influenza anche le fanciulle stesse che s’identificano con i padri e con i maschi in genere e qualcuna di loro addirittura sogna di essere stuprata e a loro volta di stuprare.

In questi ultimi tre anni le chiusure a causa del Covid hanno evidenziato le patologie dei fanciulli reclusi (delle quali ho scritto in precedenti blog), oggi preadolescenti e che finalmente possono uscire di casa, alcuni di loro, purtroppo esplodendo in atti psicopatici.

Nasce in alcuni preadolescenti il fascino della criminalità, sotto forma di un bisogno di godere della violenza che si ottiene superando ogni inibizione per agire sugli altri e vedendoli soffrire.

Questi ragazzi vedono nelle vittime che aggrediscono, spesso solo passanti, parte di se stessi, quando pochi anni prima erano inerti e bisognosi di attenzione; pertanto, magari  fuggiti dal recente ossessionante stato di dipendenza e di bisogno, alimentato dall’indifferenza dei genitori narcisisti, trasformano la loro impotenza in aggressività totalmente disinibita e irresponsabile. Non essere stati visti a sufficienza dagli altri per molto tempo richiede un megalomaniaco atto di protagonismo sociale.

La baby-gang si riempie di nuovi adepti che subito diventano oppressori di gente sfortunata che anche di giorno passa per caso in quella strada: tale accrescimento del gruppo celebra la sua acquisita e ingigantita onnipotenza.

Come si crea  la baby-gang?

Si tratta di una aggregazione di giovani di 14-16 anni spesso guidata da uno che se la sente di improvvisarsi come leader e che si impone nella gerarchia con un assetto militaresco. Spesso con il tempo questi piccoli gruppi si uniscono gruppi settosi che da una notevole insicurezza e anche timidezza si trasformano per difesa in ragazzi violenti e sadici. Quindi i piccoli criminali esaltano chi mostra paura a prender l’iniziativa rinforzata dal sadismo e a eccitarsi per colpire e mostrare la loro pseudo-potenza.

Lo scopo, seppur non consapevole, mira a sostituire le frustrazioni e le debolezze tramite una modalità di agire che impone il disprezzo verso gli altri con lo scopo di dominare in se stessi ogni debolezza e per far sentire un senso di trionfo.

 

Se solo certe famiglie non hanno in alcuni casi ben funzionato, la scuola in realtà ha più torti:

Alcuni tra i maschi hanno avuto una carriera precedente di bullismo nei primi anni di scuola elementare ancor prima di iscriversi alle classi delle medie. Nulla si è fatto di consistente ai fini ducativi.

Il comportamento da bullo a scuola non è legato all’estrazione sociale dalla quale proviene. Le frustrazioni segnano l’impotenza che deve essere nascosta rivendicata e trasformata.

Alcuni giovani si annoiano e la noia, come si sa a volte rappresenta l’equivalente camuffato della depressione e dell’angoscia del sentirsi nullità.

Il piacere del bullo consiste proprio nell’atto stesso di sottomettere perché gli  permette di assaporare il proprio onnipotere sulla vittima.

La vittima poi è costretta a sottostare al gruppetto di bulletti, il gruppetto stesso che si vanta e si compiace di tale esibito potere.

Infatti il consumismo economico e sociale potrebbe alimentare soprattutto attraverso i mass media il mito dell’apparenza e della ricchezza facile. A ciò va aggiunta la più grande lusinga della modernità: l’esaltazione del rischio.

Da ciò scaturisce un’individualità fragile, disorientata e insicura che assume la violenza come mezzo di comunicazione. In alcuni ragazzi preadolescenti funziona purtroppo secondo un banale algoritmo: leggoassorbo-violenzaagiscoconviolenza.

Ma il senso abbandonico che pervade i giovanissimi non avviene solo nelle famiglie con situazioni difficile, avviene anche nelle famiglie borghesi medie e medio-alte dove non si è ancora imparato ad ascoltare nessuno e quindi non può esserci comprensione dell’altro.

Il senso di sentirsi soli per un fanciullo e poi preadolescente, adolescente, corrisponde al non-senso vivendi.

Penso che gli esseri umani per non sperimentare la solitudine immaginino che qualcuno sia presente in noi e in qualche modo ci ascolti, ci guardi e ci veda. Tale figura, (interlocutore somma delle identificazioni con le figure passate) che noi abbiamo in qualche modo introiettato ce la rappresentiamo nel nostro interno come se sapesse bene sin dall’inizio chi siamo, come siamo fatti, quel facendo nella nostra vita, ecc.

Si tratta di un interlocutore al quale rendiamo conto di ciò che stiamo facendo e ci permette di percepire il senso di  vivere al suo cospetto. Se questo accade, noi sentiamo noi stessi uniti e integrati nel nostro corpo e nella nostra immagine e ci relazioniamo all’esterno nel mondo con le persone in modo concreto e sano, senza troppi conflitti. Normalmente quando siamo adulti e tutti i passaggi evolutivi sono stati compiuti le relazioni tra soggetto e oggetto funzionano in modo sano.

Ma per i fanciulli se non sono guardati a sufficienza per i possibili motivi sopra citati, non si costruisce interiormente alcun interlocutore interno che in qualche modo dialoghi con loro e che dia senso a ciò che sono e a ciò che fanno. Ecco che il senso di solitudine che prevale può essere devastante!

In tal caso il corpo dell’adolescente è sentito come abbandonato, isolato e appare come un muro che separa dagli altri, dai rapporti umani che spariscono. Non si risponde più al mondo.

Non è sorprendente immaginare che il branco con il quale ci si imbatte e che si forma poco a poco sia una valida alternativa al nulla.

Le baby-band rispondono al bisogno di dire Noi, un noi però che è accomunato dalla violenza, dal sadismo che sancisce la forza del gruppo. L’individuo sente di salvarsi dalla intollerabile nullità di se stesso sentendosi gruppo e facendosi riconoscere dagli altri componenti, ottenendo da quel riconoscimento una conferma della loro identità di duri e forti. Ciò significa che nella loro biografia sono fallite tutte le occasioni per reperire un autentica identità dell’esistente. Si tratta di fallimento forse della famiglia di appartenenza, ma più ancora importante risulta il fallimento della scuola.

La scuola non li ha coinvolti in alcun interesse.

Il disturbo narcisistico della nostra società appare sempre più imperante. Questo disturbo si traduce nell’indifferenza verso gli altri e un interesse unico per se stessi il cui valore è vincere tante competizioni..

La noia come motivo o giustificazione indica una sofferenza per mancanza di scopi, senso, vuoto e depressione.

Gli adolescenti allora perdono il senso del limite, vanno alla ricerca continua del rischio per dimostrare la loro forza e la loro unicità, per esistere vincendo e sopra facendo i competitors.

Pensiamo ai famosi sassi lanciati dai cavalcavia che hanno ucciso, agli stupri di gruppo su coetanee, alle suore uccise da ragazze che non sapevano come trascorrere la giornata.

Se l’adolescente si sente solo, nel senso di isolato, estraneo a se stesso a interlocutori domestici, e che nulla gli appartiene, il senso del nulla, del vuoto e dell’apocalittico lo può invadere. Tali vissuti appaiono come noia, una noia che devasta e che per annullarla qualunque azione è da preferire.

Si ricava che Società, Famiglia e Scuola non hanno funzionato insieme a sufficienza per evitare che, seppur pochi giovanissimi quelli che soffrono la solitudine descritta, si organizzino in modo così gravemente bellicoso in questi gang.

Ritendo che la Politica debba occuparsi di una riforma delle Scuola, istituzione che rappresenta la massima forza educativa e formativa per i ragazzi specialmente nelle età pre-adolescenziale.

Gli insegnanti a cominciare dalle scuole elementari, dovrebbero considerare che i programmi scolastici sono certamente importanti, ma più ancora lo sono quelli che mirano come fondamentale alla formazione educativa di ragazzi che hanno bisogno di esprimere emozioni, affetti e aderire alle materie di insegnamento con interesse e passione, nonché percepire nell’insegnante una figura ricca di umanità e modello robusta su cui fare grande affidamento.

La selezione degli insegnanti dovrebbe tener conto anche di queste caratteristiche umane che traspaiono dal modo di insegnare e di essere percepite dagli alunni.

 

 

 

 

 

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
__________________________________________

E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...

Rispondi

WP to LinkedIn Auto Publish Powered By : XYZScripts.com